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Categoria: Around

Israele – IL Viaggio!

    Ci sono i viaggi e poi c’è il viaggio    Il mio viaggio è sempre stato Israele. Ho sempre pensato che sarebbe arrivato al momento giusto ed il…

 

 

Ci sono i viaggi e poi c’è il viaggio 

 

Il mio viaggio è sempre stato Israele.

Ho sempre pensato che sarebbe arrivato al momento giusto

ed il momento giusto è finalmente giunto.

A Tel Aviv siamo stati travolti dai racconti della nostra meravigliosa guida,

dai colori, dai sapori, dalla luce.

Abbiamo camminato per km e assaporato la magia di questa città in continua evoluzione.

( Io mi sono anche ustionata ma questa è un’altra storia ).

Abbiamo mangiato hummus fino a scoppiare e bevuto succhi di frutta fresca per rinfrescarci.

Ci siamo arrampicati fin sulla collina di Jaffa – che loro qui chiamano Yafo –

e abbiamo ammirato la sua bellezza, rimasta intatta nonostante siano passati più di 5000 anni.

Abbiamo passeggiato tra i banchi del souq annusando spezie

ed assaggiando fichi secchi e datteri giganti.

Ci siamo fatti avvolgere dalla brezza sulla spiaggia

e dalla magia che questo paese trasmette.

 

 

 

 

La sveglia la mattina presto è ciò che più odio dei miei giorni israeliani

ma è fondamentale per poter fare tutto ciò che abbiamo inserito nella nostra tabella di marcia

Alle otto di ogni mattina siamo sulla strada verso Cesarea.

Un sito archeologico meraviglioso che mi riporta subito al Libano e alle sue rovine.

Romana, edificate da Erode e divenuta una città portuale.

Piena di verde e di piante lussureggianti.

Di colori che creano un mix di armonioso contrasto con il mare che la accarezza.

 

 

Ma è a Zicron Yacov che mi innamoro senza possibilità di ritorno.

Piccolo villaggio costruito per volere del Barone Rothschild a fine 800,

si snoda su di un’unica via centrale costeggiata da botteghe.

Riporta al passato ed il salto indietro nel tempo è immediato.

Ma il bello deve ancora venire perché proprio alla fine della via

incrociamo un bar mitzvah ed è subito emozione.

 

Pranziamo da Tishbi– che se siete da queste parti non potete mancare –

e degustiamo formaggi, mostarde e vino Shiraz.

 

 

 

 

Dopo il vinello c’è rimasta solamente la forza di trascinarci a letto per un pisolino

invece scegliamo di andare ad ammirare le Terrazze Bahai o Giardini pensili di Haifa,

sul Monte Carmel.

Un insieme di giardini intervallati da terrazze che circondano il Mausoleo del Báb

e sono meta di pellegrinaggio per i Bahai e per chi come noi

non vuole perdersi nulla di questo meraviglioso paese.


 

La nostra ultima tappa prima di arrivare al kibbutz sul lago Tiberiade è Akko,

una città che può essere considerata uno dei vertici del periodo crociato

e del periodo ottomano in Israele e nel mondo.

Il kibbutz che ci accoglie è immerso nel verde, dotato di piscina,

centro benessere e tutto quel ben di dio lì

 

Ebbene,

saranno gli anni che passano inesorabili,

sarà il lavoro sempre più pressante, sarà il bisogno di dormire,

tant’è che le energie di un tempo sono sparite ma il viaggio

rimane sempre la cura migliore per tutti i mali.

 

 

 

“Adif lihiot chacham Asher Liot zodek”.

{ meglio essere saggi che avere ragione }

Ogni giorno in Israele è migliore di quello prima.

Abbiamo puntato a nord ed è stata emozione allo stato puro.

Iniziamo con Tzafat, una delle quattro città sante ebraiche insieme a

Gerusalemme, Hebron e Tiberiade.

Ma soprattutto centro dello studio kabbalistico in Israele.

( potete andarci anche se la kabbalah l’avete conosciuta grazie a Madonna,

pensando fosse la sua nuova hit parade anziché il suo nuovo credo! ).

Passare da Tzafat a Nazareth è un attimo ma l’impatto è notevole.

Per noi cresciuti a pane, Giuseppe, Maria ed il bambino nella grotta,

vederla con i nostri occhi è un’esperienza che è difficile da raccontare.

Abbiamo visitato la Basilica dell’Annunciazione e partecipato ad una messa in italiano

tenuta dai frati francescani di Puglia in pellegrinaggio.

( Qui, la maggior parte delle chiese cattoliche sono francescane

perché i francescani sono i custodi dei luoghi sacri in terra santa ).

Siamo scesi nelle grotte in cui sono vissuti Giuseppe e Maria

e dove poi ha vissuto tutta la famiglia di ritorno dall’Egitto.

Io tutt’ora non riesco a rendermi conto di aver toccato con le mie mani quei luoghi.

Per chi crede,

per chi non crede,

per chi è indeciso,

per chiunque sono luoghi che hanno energie potentissime

e arrivano tutte, credetemi.

Siamo scesi verso il Lago di Tiberiade, passando per Tabha,

luogo in cui c’è stata la moltiplicazione dei pani e dei pesci

e abbiamo chiuso il cerchio ad Arbel.

Un canyon silenzioso, pieno di sole e di vento, perfetto per salutare la Galilea.

Lunghe distese di ulivi e di capperi e la pace.

E’ stata la nostra ultima notte nel kibbutz,

la nostra ultima cena in “comune”,

il nostro ultimo risveglio con l’infinita Galilea in fronte

Puntiamo al Mar Morto.

( e per chi si chiede dell’hummus sì,

ne ho mangiato in quantità industriali,

solo che l’ho accompagnato con i falafel e la cosa è diventata seria.

Non è solo piacere, è una dipendenza ormai . )

 

 

 

Abbiamo lasciato il kibbutz alla volta di Kaser el Yehud

dove ci siamo immersi nel fiume Giordano per rinnovare il battesimo.

Il fiume è stretto ed al centro ha due file di boe

che delimitano il confine tra Israele e Giordania.

 

Guardare davanti a sè e vedere un altro paese fa parecchia impressione in effetti,

quanto l’acqua che sembra melmosa invece

quando la raccogli ti rendi conto che è limpidissima.

Per me è un mistero della fede, per loro è semplice corrente.

Ma è Masada il fulcro della mia giornata di oggi.

50 gradi, sole cocente e nemmeno una nuvoletta in cielo.

Saliamo con la funivia verso quello che è

il primo sito dichiarato

patrimonio universale dell’ UNESCO in Israele.

Antica fortezza naturale in the land of nowhere,

situata su una rocca a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto,

nella Giudea sud-orientale.

Uno dei miei sogni.

Ammirare il Mar Morto e l’infinito tutto intorno

mi ha dato una forza che è difficile da tradurre a parole.

 

Dal deserto della Giudea al tuffo nel Mar Morto è stato un attimo.

Fare il bagno nel mare più salato al mondo non è per niente piacevole.

Ho sentito bruciare ogni piccola parte del corpo,

ho lottato per tentare di nuotare ma niente,

ho dovuto arrendermi e galleggiare senza trucco e senza inganno.

E poi quei meravigliosi fanghi neri che

quando si seccano pare che ti si stacchi la pelle

e con 50 gradi dovrebbero seccare immediatamente

invece no,

niet,

venti minuti e sono lì,

ancora belli morbidosi.

Ma ogni cosa bella, si sa,

costa un po’ e noi stasera

siamo arrivati a Gerusalemme.

Una delle meraviglie del mondo.

Abbiamo cenato in una piazza bianca piena di gente, musica e vento 

Ebbene, ce la siamo conquistata cotanta bellezza.

 

 

 

Di Gerusalemme è difficile scrivere

È una città che ti toglie il fiato,

che ti travolge con i suoi rumori,

con la sua musica ad ogni angolo,

con tutto quel bianco che fa da riverbero al sole.

È un pout pourri di cultura, storia, arte.

È bellissima.

È mistica.

È magica.

È tua.

Ognuno ha la sua Gerusalemme perché ognuno vive la sua Gerusalemme.

Siamo stati a Gerusalemme il giorno di  Bar Mitzvah

e ne abbiamo incontrati un paio nel nostro pellegrinare.

Terminano al Muro del Pianto dove si srotolano le due pergamene

e dove noi abbiamo lasciato il nostro bigliettino con la nostra preghiera

( che verrà raccolto a fine anno insieme a tutti gli altri

e verrà seppellito sul monte degli

ulivi dove rimarrà per sempre ).

Preghiera che spesso è anche ringraziamento

perché troppo spesso ci dimentichiamo di dire grazie.

Ed io se sono qui oggi lo devo a chi mi ha fatta così pazza ma così pragmatica,

così rigida ma così emotiva,

così allegra ma così fragile

( sì, lo so, questo è solo per chi mi conosce veramente ma fidatevi che è così per davvero! ),

così legata alle mie origini ma così aperta verso nuovi orizzonti,

così complicata eppure così lineare.

Siamo tutto il contrario di tutto.

Siamo bianco e nero.

Siamo bene e male.

Siamo speciali perché siamo unici.

A Gerusalemme ho avuto la febbre, le ossa rotte, non riuscivo ad alzarmi,

avvolta nel piumone morbidissimo del mio letto in hotel eppure ero felice.

Forse il mio corpo mi ha chiesto di fermarmi per poter assaporare tutta la bellezza

che ho avuto la fortuna di vedere in questi giorni.

Ho cercato di abbracciarla tutta, la bellezza.

In ogni passo, in ogni segno, in ogni attimo.

Gerusalemme,

mi chiedo se questo mondo ti merita

perché per me rimani inarrivabile.

 

 

 

 

Era impensabile venire fino a qui e non andare a Betlemme.

Eppure arrivarci non è così semplice perché è in terra palestinese

ergo passaporto alla mano e tanta pazienza.

Se butta bene danno un’occhiata ai documenti e passi in 5 minuti.

Se butta male smontano la macchina e anche te.

Ma alla fine entri e ti ritrovi nella Basilica della Natività,

ti fermi alla mangiatoia e all’altare dei Re Magi

e ti inchini alla stella a 14 punte che è posta nel punto preciso in cui è nato Gesù.

Mi sono ritrovata a cantare “Tu Scendi dalle Stelle”

e sono tornata bambina in un attimo.

Le canzoni di Natale, per me, hanno il sapore delle Macine inzuppate

e delle pagine dei libri della Disney.

Mi rivedo con i miei capelli biondi

e la convinzione che in quella mangiatoia, 

prima o poi,

ci sarei arrivata.

Sacro e profano, lo so bene, ma la vita è così.

Un dualismo continuo, che poi è ciò che ti da la vera energia.

Gli opposti che si attraggono.

Le differenze che uniscono.

Dall’altare in un attimo ti ritrovi inginocchiata ai murales di Banksy.

Ma Betlemme è così:

un miscuglio di culture, religioni,

colori e sapori e noi abbiamo cercato di viverli tutti.

Un pranzo bohémien al mercato ed una cena al Link

se soggiornate da queste parti provatelo perché è una chicca –

ci hanno messo in pace con il mondo.

Siamo sopravvissuti al Mahane Yehuda Market

e a quintali di pane challah e credetemi è only for the brave.

( la nostra guida lo definisce la Trastevere di Gerusalemme ma lei è decisamente indulgente!!! )

Inizia lo shabbath e si brinda alla vita

ogni volta che si alza un calice perciò l’chaim, sempre.

 

        

 

 

Sono qui a scrivere e a ripercorrere i miei momenti israeliani

e la mancanza è forte.

Mi mancano i quintali di hummus che abbiamo mangiato fino a scoppiare

ed i succhi di frutta fresca che lì sono una sana abitudine.

 

🌺

 

Mi mancano le passeggiate tra i banchi del souq annusando spezie

ed assaggiando fichi secchi e datteri giganti.

 

🌺

 

Mi manca la brezza sulla spiaggia e la musica per le strade di Tel Aviv.

 

🌺

 

Mi mancano i nostri pranzi, quelli belli,

come quello al Tishbi: formaggi, mostarde e vino Shiraz.

 

🌺

 

E sì, mi manca pure il Mar Morto.

( Non ci crederete ma è vero ).

 

🌺

 

Ma mi manca soprattutto Gerusalemme:

bellissima, mistica, magica, mia.

La Mia Gerusalemme,

il Mio Israele,

le Mie emozioni,

il Mio viaggio.

 

🌺

 

Ancora e sempre l’chaim!

 

 

 

Per il nostro viaggio in Israele ci siamo rivolti a Secret Gardens Tours, 

il miglior tour operator che possiate desiderare. 

 

E poi, durante il viaggio, ci ha accompagnati la meravigliosa Yael 

Yael Israel Tours che è stata molto più di una guida.

Ha costruito il nostro viaggio su misura per noi.

Ce lo ha cucito addosso

e per questo non smetterò mai di ringraziarla.

Di una cultura sconfinata,

piena di un’energia meravigliosa,

rispettosa,

accogliente,

dolcissima.

Ci ha trasmesso il SUO Israele

perché il SUO Israele lei lo ha dentro.

Vive in lei e con lei.

Ci ha raccontato della sua famiglia, delle sue tradizioni,

di quanto sia orgogliosa di essere ebrea.

Abbiamo percorso km e km attraverso strade deserte,

panorami sconfinati, mare salato.

Noi siamo stati la sua famiglia per 6 giorni

e lei è stato il nostro riferimento qui.

Se decidete di venire a visitare questa terra meravigliosa

non potete che farlo con lei.

The best guide ever.

 

P.S. fa selfie 🤳 da paura e non è mica poco eh!

 

 

 

Questa che vedete non è solo una foto.

E’ vita!

Auguro a tutti voi che mi leggete di volare in Israele

per riempirvi gli occhi ed il cuore di bellezza!

 

 

 

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Hong Kong – un mondo di colori, di natura lussureggiante, di sapori coloniali!

  Alla fine arrivare a Hong Kong è stato meno lungo del previsto. La botta di melatonina e le comode poltrone della World Traveller Plus di British Airways  che mi hanno…

 

Alla fine arrivare a Hong Kong è stato meno lungo del previsto.

La botta di melatonina e le comode poltrone della World Traveller Plus di British Airways 

che mi hanno fatto dormire 12 ore filate così da arrivare qui fresca come una rosa  

Giusto il tempo di una manicure a bordo e ci ritroviamo a Hong Kong.

Peccato i 32 gradi umidissimi alle 8 di sera che mi hanno appassito in tempo record.

 

Hong Kong svetta verso l’alto ed è piena di colori.

Le strade sono piene di vita,

di gente e di pantigane giganti che attraversano sulle strisce tra pedoni frettolosi.

Ma parliamo di cose belle ovvero una cena delicious al Chiu Tang nel cuore della città 

Abbiamo assaggiato tutto il menù e bevuto litri di the caldo

( io continuerò sempre a preferire bevande ghiacciate

quando fuori c’è un caldo talmente torrido che l’Africa è una passeggiata )!

Ebbene, come ogni volta in cui decido di prenderla comoda,

ho pianificato i prossimi giorni in maniera serratissima

che questa è un’altra città che non dorme mai.

 

 

 

Camminare poco a Hong Kong è assolutamente impensabile.

 

Fosse solo per cambiare metro, sottoterra, dalla rossa alla verde.

Tocca macinare talmente tanti km che il contapassi va in tilt.

Ho visto migliaia di persone lì sotto.

Chi in prendisole

( con la protezione 50 che ti ustioni solo ad uscire dal portone di casa! ),

chi con jeans e felpa,

chi con le collant 80 denari contenitive e pure con due filetti di cashmere

che il cashmere, si sa, sta bene sempre.

 

 

È questo che mi sorprende delle grandi città asiatiche:

la varietà della gente che le abita.


Ogni volta mi fermo a guardarle e a fotografarle

per poi ricordarmi che anche quella volta a Singapore,

quell’altra a Kuala Lumpur

e pure quella a Tokyo.

 

 

Ebbene, non smetterei mai di ammirare la diversità.

E poi è tra i palazzi fatiscenti che svetta lo skyline di Hong Kong.

Venire qui senza salire sul Victoria Peak è un delitto.

Il Peak Tram che porta sulla cima è lì dalla fine dell’800

a ricordarci quanto il polmone verde della città fosse importante,

da sempre.

 

È da lassù che si può ammirare l’imponenza di Hong Kong

e la sua grande bellezza.

È da lassù che si respira quando a downtown l’afa di maggio ti stritola.

È da lassù che si parte per passeggiate immerse nel verde dei boschi

che avvolgono la montagna.

Ebbene, il mio telefono mi dice 10 km e più e siamo appena scesi.

 

Camminiamo tra negozietti tipici,

pieni di ciarpame misto a collane d’oro,

maschere di bellezza, ventilatori da borsetta,

gattini che salutano con la zampina,

panda e frutta fresca.

 

 

Hong Kong è così: tutto ed il contrario di tutto.

Sul far del pomeriggio troviamo la forza di trascinarci al The Peninsula

per quella che io reputo un’esperienza di vita.

Un afternoon tea che ci riporta immediatamente agli anni ‘20.

Argenteria e fiori freschi.

L’eleganza inglese che ancora si percepisce, e tanto.

La serenità data da un’orchestra che suona dalla balconata

per dame che sventolano smartphone al posto dei ventagli

e si scattano selfie mentre sgranocchiano scones e macarons.

 

Vivere per rivivere.

Assaporare.

Espirare pesantezza ed inspirare bellezza.

 

 

 

 

Macau è un delirio.

Macau palpita.

Macau ti trasporta in un’altra dimensione.

Portoghese fino al 1999 ed ora regione autonoma a statuto speciale della Cina

è un poutpourri di culture, stili, colori.

Ha una moneta sua, la Pataca di Macau, e 40 casinò.

E questo la dice molto lunga.

Siamo arrivati con l’aliscafo veloce e con una fame da terzo mondo

perché il sonno ha vinto sulla colazione 10-0.

Ma che ingenuità pensare di pranzare a Macau.

Siamo stati catapultati nel cuore pulsante di questa città

a metà tra fantasia e realtà.

 

Siamo passati dai grattacieli modello MGM

alla Casa do Mandarin che se venite da queste parti non potete non visitare.

Abbiamo percorso km tra dedali di stradine piene di gente, di risa e di vita.

Abbiamo ammirato ciò che è rimasto della Cattedrale di San Paolo

e passeggiato ad Amsterdam, a Parigi, a Venezia.

Come una Las Vegas d’Oriente,

Macau ti porta dall’eleganza dei vecchi templi cinesi al kitch degli Strips,

dai negozi lussuosi alle baracche a bordo strada.

Eppure ai nostri occhi è apparsa così affascinante.

In molti mi hanno chiesto se la preferisco a Hong Kong

ma vi giuro non so rispondere.

Quando si parla d’Oriente il gioco si fa serio.

È stato il mio amore adolescenziale

( il secondo ad onor del vero – che, comunque, non si scorda mai neanche quello!!!! ),

quello dei primi viaggi da sola,

quello che torni a casa e invece dell’autoabbronzante e delle ciglia finte

ti cospargi di polvere di riso e perle che ti fanno così elegante.

Ecco, io ho avuto un colpo di fulmine che avevo neanche 20 anni

e finalmente sono tornata qui per riprendere quel famoso filo che avevo lasciato vagante.

So che andremo lontano ma dove è ancora difficile a dirsi.

Ho scelto di vivere in divenire, come mi hanno insegnato qui.

Lo so, ci ho messo un po’,

ma vi giuro che tornare indietro ora è impossibile.

P.S. per non farci mancare niente abbiamo cenato ad Hong Kong

perché ho avuto una dritta da un’amica che mi ha detto solo: Mango Tree

E così Mango Tree fu.

Una cena thai/fusion da leccarsi i baffi.

Mi ritrovo al 12esimo piano con lo skyline di fronte a scrivere

e a ripercorrere momenti che so resteranno indelebili.

 

 

Il bello di avere amici viaggiatori è posto che vai,

consiglio che ricevi.

Grazie a Silvia oggi siamo arrivati a Lantau,

l’isola più grande di Hong Kong, famosa per la sua natura incontaminata,

le colline verdeggianti, le enormi vallate,

i sentieri selvaggi, i monasteri ed i monumenti storici.

Siamo saliti con la teleferica dopo una colazione in un china bistrot

dove mi sono innamorata del classico americano naturalizzato a Hong Kong

che con i suoi bicipiti ed il suo sorriso smagliante hanno illuminato la mia giornata nuvolosa.

 

How to fall in love in Hong Kong?

Chiedete a me e vi sarà spiegato 

 

Lantau è proprio come mi è stata descritta:

verde, silenziosa, zen.

Tempio buddista con Buddha gigante

che troneggia sulla cima che pare esser lì a benedire tutti noi.

La pace che si respira lassù ti avvolge come il vento che muove capelli e nuvole.

C’è un bel sole mentre a downtown è nebbia fitta.

Ci sono le ragazze con l’ombrellino di carta

che tengono al sicuro la loro pelle di porcellana.

Ci sono le mucche che qui sono sacre.

Ci sono cani, tanti cani, tutti cicciotti e felici.

E poi più giù, a 10 minuti di taxi,

’è Tai O che dovete assolutamente visitare se venite qui.

 

Quanto aveva ragione Silvia.

 

Si torna indietro in un attimo.

È il passato che rivive,

la Cina che tutti noi immaginiamo.

Il vero villaggio di pescatori con il suo mercato e le case sulle palafitte.

Sembra di essere in una favola.

 

E anche la nostra, alla fine, è una favola.

Festeggiamo 25 anni di amicizia.

 

25 anni di incontri in giro per il mondo che noi si vive in continenti diversi

( e quindi ancor di più complimenti a noi per la caparbietà che mica è tutto così facile! ).

Decidiamo di festeggiare nel locale più alto del mondo.

118esimo piano.

2 minuti scarsi di ascensore.

 

L’ Ozone ci accoglie e non ci lascia più.

Ne abbiamo di cose da raccontarci

ma soprattutto ne abbiamo di cose per cui essere grati.

Abbiamo passato momenti impegnativi, drammatici anche,

ma se siamo ancora qui è perché ci abbiamo creduto

e non abbiamo mollato mai.

Anche quando ci si sono messi di mezzo interi continenti.

 

Perché il bene arriva dappertutto.

Perché l’amore è l’unica cosa che può renderci migliori.

Amate e amatevi.

Ditevelo.

Ricordatevelo.

Fatelo oggi che domani potrà essere migliore o peggiore,

ma non sarà mai ora.

 

Grazie per questi momenti magici Hong Kong.

Colpita e affondata 

 

Di Hong Kong mi rimarranno dentro i colori sgargianti,

la natura lussureggiante in una delle metropoli più densamente popolate al mondo,

il profumo del riso saltato, i grattacieli alternati alle case sulle palafitte,

i taxi colorati che colore che scegli quartiere della città che vai,

le camminate lunghe km che tra una fermata della metro e l’altra ci stanno una città,

una provincia e qualche centro commerciale,

il caldo – tanto caldo da farti mancare il respiro ma è vero che ci si fa l’abitudine.

Il bar più alto del mondo che da la sensazione di ondeggiare ad ogni passo.

Le ragazze con l’ombrellino di carta,

così lontane da noi che rincorriamo il sole ad ogni costo.

I villaggi dei pescatori in cui si fa un salto indietro di almeno 50 anni.

Il Buddha con i suoi templi.

E i giardini.

Quei giardini che sembrano incantati.

Le mucche che passeggiano lungo la strada e le serrande colorate.

Quell’aura di coloniale che ancora aleggia.

I nostri the pomeridiani.

Lenti, lentissimi.

Zen.

La magia del riuscire finalmente ad assaporare la bellezza.

Anche dopo essermi accorta di aver sbagliato la data del rientro

( e non mi era mai successo prima! ).

 

Ma è stata soprattutto il luogo dove abbiamo celebrato i 25 anni di un’amicizia

nati sui banchi di una High School americana e arrivati fino a qui.

 

Ebbene, Hong Kong, per me, è stata una grande sorpresa.

Una ventata di aria fresca dopo un periodo pesante.

Un nuovo inizio  

 

 

 

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Weekend in Franciacorta – di vigneti, fiori e bollicine!

  Passare da Hong Kong alla Franciacorta è un attimo. Siamo arrivati con la pioggia battente eppure la meraviglia è comunque lì ad attenderci. Passiamo subito in cantina San Cristoforo che…

 

Passare da Hong Kong alla Franciacorta è un attimo.

Siamo arrivati con la pioggia battente eppure la meraviglia è comunque lì ad attenderci.

Passiamo subito in cantina San Cristoforo che è il mio preferito.

Ci accoglie Bruno insieme al fedele cane Kàbul –

con pallina da tennis stretta tra i denti che lascia solo quando stappiamo la prima bottiglia di Pas Dosè e conquista il tappo!

Mi piace il mood che si respira qui in Franciacorta ma l’idea non era di rilassarsi e basta?

Naaaaa: dici vino, dici bollicine, dici degustazioni.

 

La magia ci travolge appena mettiamo piede al Cappuccini Resort:

un ex convento ristrutturato e trasformato in Hotel e Spa.

Si sale sulla collina costeggiando vigneti e distese di uliveti e si arriva in paradiso.

Circondati dal verde e dal silenzio che regna sovrano.

Avvolti da nuvoloni neri che gridano tempesta eppure le lanterne

che illuminano la via ci mettono subito in pace con il mondo.

Ci ritroviamo nel mezzo di una conclave di produttori di Franciacorta.

Una loggia massonica delle bollicine.

Slow Food ha incoronato 20 produttori e li ha riuniti qui per una degustazione alla cieca

e noi ci capitiamo giusto in mezzo.

Come il limone sulle cozze.

Puoi mica dire di no?

Eccoci allora al sesto/settimo/ottavo ( ormai abbiamo perso il conto )

bicchiere della giornata.

Nella chiostrina che un tempo fu la casa dei frati delle vigne,

a parlare di raccolta e di vendemmia.

Di quanto il vino sia passione.

Di quanto il vino sia fatica.

Di quanto il vino sia emozione.

Di quanta magia ci sia in un bicchiere

che troppo spesso beviamo

senza però viverlo per davvero.

 

 

 

{ Ciò che nella vita rimane, non sono i doni materiali,

ma i ricordi dei momenti che hai vissuto e ti hanno fatto felice }

È meraviglioso svegliarsi in una giornata di sole tra distese di vigneti e piccoli orticelli coltivati

in quella che somiglia così tanto ad una favola.

Sono arrivata qui piena di entusiasmo che i segni positivi c’erano tutti fin da subito.

Facciamo colazione affacciati al chiostrino esterno ed io rimango incantata dal rosmarino,

dalla salvia, dal croissant al burro ripieno di marmellata homemade,

dalla spremuta di arance appena fatta ma soprattutto dalla pace che ci avvolge.

Ma è con il massaggio rilassante di un’ora che mi sciolgo per davvero.

Perché i Cappuccini avevano anche pensato ad una grotta che ora è diventata Spa:

candele, profumo di vaniglia, calde coperte e ancora la pace.

Però siamo nel cuore della Franciacorta e vuoi non farti almeno una degustazione al giorno?

 

Arriviamo da Bersi Serlini e ci si para davanti l’immensità sottoforma di vigneti

con in mezzo una piccola casina arancione: il più piccolo ristorante in Franciacorta.

Aperto su prenotazione e completamente immerso nelle vigne.

Che è delizioso che ve lo dico a fare?

Chiara e Stefania ci travolgono con i loro racconti ed il vino

che degustiamo accompagna le nostre chiacchiere.

Finisce con un baule pieno di bottiglie che vengono a casa con noi

ed il cuore felice perché il vino prepara i cuori e li rende più pronti alla passione,

non c’è nulla di più vero.

La cosa veramente bella delle nostre giornate sono le persone che incontriamo,

i loro racconti, le loro passioni, la gioia che mettono nel nel raccontarsi.

 

 

Da Bohem, sul lago d’Iseo, è colpo di fulmine.

Ci siamo arrivati grazie ad una soffiata di quelle giuste e ci abbiamo lasciato il cuore.

Ci sono delle strane sere in cui i fiori hanno un’anima.

E poi c’è un posto nel mondo che racchiude fiori, colori, bellezza, serenità, magia.

A Paratico, in un ex stazione ferroviaria, Alberto e Ulrika hanno creato il loro piccolo paradiso.

Un po’ bistrot, un po’ confetteria, molti fiori ma soprattutto l’incanto.

Raccontarlo è difficile, bisogna viverlo.

Per chi è di passaggio in Franciacorta è tappa obbligata.

Io ci ho lasciato un pezzettino di cuore.

 

 

 

Per chi volesse organizzare un weekend di relax,

buon cibo e buon vino noi siamo passati di qui:

Cappuccini Resort

per dormire, per rilassarsi, per farsi massaggiare e per nuotare nella loro piscina

tra vigneti e uliveti ma anche per cenare nel loro delizioso ristorante illuminato da candele e lucine magiche

San Cristoforo

cantina: buon vino e tante chiacchere che loro sono accoglienti come pochi!

Bersi Serlini

potete visitare la cantina accompagnati dal loro sommelier

e godervi una degustazione vista vigneti.

Chiara Bersi Serlini vi conquisterà con la sua travolgente allegria!

Dispensa Pani e Vini

se magna e se beve da dio!

Bohem

vi dico solo: andateci!

 

 

 

 

 

 

 

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Un weekend di totale relax a Rogaška Slatina all’Atlantida Boutique Hotel!

    Parliamo di terme, di Spa, di benessere, di un weekend di relax assoluto .       Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse…

 

 

Parliamo di terme, di Spa, di benessere,

di un weekend di relax assoluto .

 

 

 

Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare.

Forse perché non può essere comprato.

I ricchi comprano rumore.

L’animo umano si diletta nel silenzio della natura, che si rivela solo a chi lo cerca.

 

 

E’ stato un weekend rigenerante,

di quelli che ti rimettono in pace con il mondo,

di quelli che torni a casa e ti senti una regina.

Rogaška Slatina la nostra destinazione.

Centro termale di fama mondiale,

conosciuta da sempre per la sua acqua unica:

lDonat Mg

Grazie alla sua composizione chimica in quanto ricca di magnesio, calcio,

fosfati e bicarbonati ed alle sue proprietà

viene utilizzata a scopo terapeutico da più di 200 anni.

 

 

 

Ci ospita l’ Atlantida Boutique Hotel

Completamente ristrutturato nel 2016

dopo essere stato chiuso per ben 35 anni,

ha rimodernato la parte esistente

alla quale se n’è aggiunta una nuova

dotata anche di Centro Wellness con Spa –

ad uso esclusivo degli ospiti dell’hotel,

palestra,

sala conferenze,

due ristoranti – di cui uno a buffet ed uno à la carte

ed una grande terrazza dove poter mangiare con la bella stagione.

 

 

La prima cosa che colpisce è la grande hall arredata in stile moderno

con un caleidoscopio di colori che a me è piaciuto moltissimo.

Il caffè, Illy, che ordino appena arrivata

mi viene servito mentre mi rilasso in un’avvolgente poltrona viola

Risultato:

la voglio uguale anche nel mio salotto

che così bene si sta solo tra le braccia del principe azzurro 😉 

 

 

Ma la vera bellezza si rivela quando arriviamo in camera.

La nostra affaccia sulla collina Janina,

un’oasi verde di pace e serenità.

sembra di stare in una foresta incantata

dove l’unico “rumore” è il cinguettìo degli uccellini.

Finisce che diventiamo un tutt’uno con le sdraio tatticamente piazzate in terrazza

e un paio d’ore passano in un baleno.

Ma del lettone ne vogliamo parlare?

E della vasca vista infinito?

 

 

Sul far del tramonto è dalla vasca vista infinito che devo uscire per scendere a cena

ma ammetto la mia debolezza:

ci ho pensato e ripensato perchè credetemi che vasca batte fame 10 a 0.

Mi sono sentita un’eroina,

una donna tutta d’un pezzo,

che uscire da lì è cosa only for the brave, credetemi!

 

Al ristorante al piano terra c’è un’ampia scelta a buffet

che comprende i primi, i formaggi, la verdura, la frutta ed i dolci

mentre i secondi vengono serviti direttamente al tavolo, previa ordinazione.

La mia scelta va diretta sui piatti tipici:

ljubljanska e insalata capuccio che a casa non mi ricordo nemmeno esistano

ma nel preciso momento in cui varco il confine sloveno per me sono un must:

questo è il binomio perfetto!

 

 

Chi mi conosce bene sa quanto io ami rilassarmi

( nonostante sia sempre in mille cose affacendata )

Chi mi conosce bene sa quanto a lungo io riesca a dormire

( nonostante 24h sembrino non bastarmi mai )

Chi mi conosce bene sa quanto io apprezzi il silenzio umano

per lasciare la parola della natura

( nonostante io non sia capace di smettere di ciarlare ).

Chi mi conosce bene sa quanto tutto ciò sia discordante con la mia routine

eppure vi giuro che è così.

Mettetemi nella condizione di non fare nulla ed io salgo sul podio.

Vinco già a tavolino, vi avverto.

Tutto questo per dirvi che la zona Wellness e Spa è davvero una piccola perla.

Un angolo felice in mezzo alla foresta incantata.

Un’oasi rigenerante piena di bella energia.

 

Noi, tra piscina, idromassaggio, sauna e bagno turco

ci abbiamo passato l’intera domenica

ma una menzione a parte è per la salt room.

40 minuti di puro benessere in un ambiente completamente avvolto nel sale,

intorno ai 20°,

senza sostanze inquinanti,

assolutamente secco,

con un’umidità media del 50%.

Un trattamento semplice ma molto potente

e incredibilmente ricco di virtù benefiche.

Tra cui grandi vantaggi per il sistema respiratorio,

per la pelle e per l’umore.

( io aggiungerei anche per il sonno che poi mi sono fatta 12 ore filate !!

E sulla mia faccia da branzino – al sale – via prego, passate oltre!! )

 

 

Che ne dite di venire qui, provare e poi ne riparliamo?

Ma attenzione: una volta che si inizia, smettere è difficilissimo!

Ultimo ma non ultimo e moooolto importante da sapere: 

l’Atlantida Boutique Hotel è aperto tutto l’anno

ed il personale è davvero meraviglioso.

Per chi avesse bisogno di avere la certezza di avere delle cose da fare

perchè teme di annoiarsi alle Terme sappiate

che ci sono anche un paio di musei interessanti da visitare.

Noi abbiamo fatto una visita guidata dell’ Anin Dvor ,

proprio di fronte all’hotel, 

dove,  

nella sala principale – piena di cristalli di vetro che scendono dal soffitto –

si tengono spesso eventi e vengono celebrati matrimoni e

dove abbiamo visto come si lavora il vetro: 

materia in cui Rogaška eccelle.

Abbiamo ammirato la collezione di grafiche di Kurt Müller,

la raccolta di Aleksander Jurkovič

una stanza che raccoglie tutti le tipologie di arbusti presenti nei boschi circostanti

e l’acqua che sgorga direttamente dalla terra.

 

Menzione a parte per i tappini rossi che vedete qui sotto:

li usava il mio nonno in periodo di vendemmia e per me è stato un colpo al cuore,

un ritorno alla mia infanzia felice.

E’ stato un momento di pura emozione.

 

Potete anche visitare il museo ed il negozio della Kosmetika Afrodita

creme, acque micellari, maschere di bellezza,

prodotti per la detersione dei bambini.

Tutto in un’atmosfera molto hygge.

Io ne sono uscita con due borse stracolme

e la speranza di eliminare tutte le rughe che fanno capolino ogni santo giorno.

 

Oppure il Museo di Rogatec

e la La Vetreria di Rogaška

che per il poco tempo non sono riuscita a visitare ma mi assicurano essere molto interessanti.

Ma è soprattutto se avete bisogno di relax,

di pace,

di passeggiare nei boschi,

di respirare e di respirarvi

di assentarvi dal mondo

che non potete non venire qui

e connettervi con la natura.

 

Ne uscirete sicuramente soddisfatti.

A me rimarrà negli occhi l’incanto della foresta lì fuori,

mentre a bordo piscina

mi sentivo totalmente in pace con me stessa e con il mondo intero.

Nessun commento su Un weekend di totale relax a Rogaška Slatina all’Atlantida Boutique Hotel!

Bistrot Bosio – l’aperitivo che non ti aspetti!

      Avete già capito che toccherà ripassare per provare anche l’aperitivo,  vero? Ci eravamo lasciati così, dopo una fantastica degustazione dolce – tra fragole, burro della Normandia, frutto…

 

 

 

Avete già capito che toccherà ripassare per provare anche l’aperitivo,  vero?

Ci eravamo lasciati così,

dopo una fantastica degustazione dolce

– tra fragole, burro della Normandia, frutto della passione

e il mio amato pistacchio di Bronte.

( per chi se la fosse persa, trovate il racconto completo qui )

 

 

 

Non potevamo, quindi, non tornare sul luogo della lussuria gastronomica.

Non potevamo non provare i meravigliosi cocktails

creati dietro al bancone del bar

mentre noi degustavamo bavaresi, cheesecake

e Sacher bianche.

 

E poi era assolutamente impensabile non assaggiare quei macarons

che mi hanno fatto innamorare:

un colpo di fulmine al primo sguardo,

un pensiero fisso fino al momento in cui abbiamo rimesso piede al bistrot.

Rieccoci, finalmente, al Bosio.

 

 

 

Siamo arrivati per assaggiarne un paio ed è finita che ne abbiamo bevuti sette.

 

Complici i racconti appassionati di Gian

– che nonostante professi la sua non perfetta conoscenza della materia 

in realtà è un fiume in piena,

capace di farmi appassionare al Moscow Mule quando io,

da sempre,

l’ho bistrattato a favore del tanto amato Gin Tonic.

 

 

 

Ebbene, gente, la situazione si è ribaltata.

La sorpresa ha vinto.

La capacità e la passione di Gian hanno cambiato le carte in tavola.

Una nota di merito va alle tartine che accompagnano i drink.

Sempre due a testa e sempre diverse a seconda dell’estro del giorno.

Potete trovare salame nostrano,

Pata Negra,

taglieri di affettati vari,

formaggi francesi,

panini gourmet – noi ne abbiamo assaggiato uno delizioso alle melanzane 

ma anche proposte Veg

come dei buonissimi crostoni di pane con purea di pomodoro e olio crudo

che la semplicità, si sa, vince sempre.

 

 

 

Sarebbe difficile e noioso stilare una lista di tutto ciò che abbiamo assaggiato,

ma soprattutto non renderebbe giustizia alla passione

che viene messa per fare ogni singolo drink,

perciò ho deciso di creare una rubrica settimanale in cui ve li presenterò uno ad uno,

raccontandovi degli ingredienti,

delle curiosità,

del tocco di Bosio perchè mai parole furono più vere di quelle di B. Franklin:

Non ci può essere una bella vita dove non c’è buon bere.

 

 

 

 

Anche in questo caso il mio cuore ha il suo personale podio:

Medaglia d’oro: Moscow Mule

leggermente piccante, grintoso, che scalcia come un asino ( e da qui il Mule del nome ).

Ritornato in voga a New York negli anni 2000.

Prettamente estivo e rinfrescante.

Composto da una piccola percentuale di vodka Moskovskaya, lime spremuto,

ginger beer e anice stellato

che Gian ha accompagnato con un Croque Monsieur da perdere i sensi.

Per chi non l’ha ancora mai provato, a prima vista potrebbe sembrare un semplice toast

invece ha un’anima di besciamella,

prosciutto cotto e gruviera grattugiato.

Chiuso e ricoperto di altra besciamella e gruviera, 

anzichè passare nella tostiera viene cotto al forno.

Consigliato anche in pausa pranzo: veloce, caldo e golosissimo.

 

Medaglia d’argento: Italian Mule 

 

Inventato da Roby Marton – produttore di Gin trevigiano che,

oltre ad inventare l’Italian Mule,

ha creato un gin botanico

che è ora tra i più apprezzati al mondo.

L’Italian Mule viene servito in un particolare bicchiere in latta che già di suo fa un figurone.

Composto da Gin Roby Marton, succo di lime e pimiento al posto del ginger beer

è talmente buono che va giù come l’acqua e una volta provato non riuscirete più a farne a meno.

 

Medaglia di bronzo: l’Americano Inaspettato

La prima cosa che colpisce è che viene presentato nel tumbler alto

anzichè nel solito tumbler basso ed il colpo d’occhio non è niente male.

Rivisitazione del classico americano:

due parti di bitter, due parti di vermouth ed una spolveratina di soda

con un’aggiunta di essenza di arancia amara, un paio di gocce di angostura all’arancia

e delle fettine di arancia all’interno per stemperare il tutto.

Il Vermout usato è il Peliti – torinese doc – amaro ma leggermente più speziato.

Ebbene, io sono una gran estimatrice dell’Americano perciò non potevo lasciarlo fuori dal podio

ma credetemi che è una lotta all’ultimo sangue.

 

Ma degli altri non ne vogliamo parlare?

 

Ci vediamo sabato prossimo con il

Bosio’s Drink of the Week

per il primo Cocktail!

 

 

Bistrot Bosio –  Via Trieste, 153 – Staranzano

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Foto di Felice Sorrentino

 

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Panetteria Bosio – fermarsi per caso e finire per assaggiare tutto!

    PARLIAMO DI DOLCEZZE         Siamo capitati per caso in questo piccolo, delizioso, accogliente, dolcissimo mondo. Sulla strada principale di Staranzano, tra casette circondate da giardini…

 

 

PARLIAMO DI DOLCEZZE

 

 

 

 

Siamo capitati per caso in questo piccolo, delizioso, accogliente, dolcissimo mondo.

Sulla strada principale di Staranzano, tra casette circondate da giardini verdi,

sorge il Panificio Bistrot Bosio

Impossibile non vederlo e altrettanto impossibile non fermarsi.

Facciata in pietra viva e caldo rosso bordeaux.

Una torretta che richiama i castelli, i principi e le principesse delle favole.

Decidiamo di fermarci e di prenderci un caffè al volo.

Seeeeeee.

L’arredamento stile francese, il legno alternato all’azzurro delle sedie,

i fiori sui tavoli,

i morbidi cuscini

e le vetrate enormi che lasciano entrare il sole ci conquistano

e ne usciamo sul far della sera,

dopo aver assaggiato tutto il menù.

 

 

 

 

Scegliamo il tavolo all’angolo, quello con i famosi morbidi cuscini, e veniamo serviti da Gianfranco,

ultimo delle quattro generazioni dei Bosio

che ha creato un paradiso di dolcezza in un contesto cittadino.

Gian ci travolge con i suoi racconti e la sua passione per panificazione e pasticceria.

Per lo studio certosino con cui vengono creati i dolci.

Per i suoi racconti parigini di boulangerie ma anche di burro di Normandia “Elle & Vire”,

di caffè e della nostra famosa pinza.

Che deve avere un taglio a doppia ZZ che in cottura forma una corona, lo sapevate?

Indecisissimi su cosa scegliere optiamo per una degustazione

che accompagniamo con caffè prima e Moscato poi. 

Un tripudio di cioccolato, cocco, fragole, arancia e pistacchio

( ebbene sì, proprio quel pistacchio di cui vi parlo sempre e di cui in Sicilia ho fatto incetta! ).

Iniziamo da una rinfrescante mousse alla menta e al cioccolato

che ricorda un pò l’After Eight inglese.

Menta, caffè e cioccolato sono gusti sud americani che si sposano molto bene e risultano perfetti prima del caffè.

Continuiamo con una bavarese al cocco con una ganache al cioccolato

e tante scaglie di cocco in copertura

– che per un’amante del cocco come me è già delirio.

Ma è con l’arrivo del caffè che il gioco si fa duro:

quando veniamo travolti da una profusione di pistacchio di Bronte su base di

biscuit al cioccolato,

ganache al pistacchio con sopra una bavarese al pistacchio, per finire con una ganache al cioccolato scuro

e ancora scaglie di pistacchio.

 

Per la cronaca, sono morta e poi risorta solo per assaggiare la portata successiva 😉

La mousse all’arancia con una gelée all’arancia navel

e la cheesecake con gelatina al frutto della passione e interno al cioccolato bianco

La sorpresa è stata il Moscato di Lignana che, insieme al cioccolato bianco, ha perfettamente bilanciato

l’acidità del frutto della passione.

Per chiudere una cheesecake di fragole servita nel bicchiere

con una gelée naturale di fragole e base di biscotti inglesi.

 

A pancia piena e cuore gioioso posso dirvi che il mio podio è: 

Medaglia d’oro: il pistacchio in tutta la sua magnificenza

Medaglia d’argento: la cheesecake al frutto della passione accompagnata dal Moscato di Lignana

Medaglia di bronzo: la cheesecake di fragole servita nel bicchierino

Menzione d’onore alla Sacher Bianca rivisitata alla Bosio maniera con la collaborazione di pasticcieri austriaci.

Presente il classico pan di spagna al cioccolato della Sacher Torte di Vienna ma,

tra i due strati,

anzichè la solita marmellata di albicocche,

hanno optato per una marmellata naturale di lampone

con sopra una ganache al cioccolato bianco!

 

Avrete certamente notato che i dolci non hanno un nome:

ebbene sì, è proprio così.

Ogni due settimane cambiano,

seguendo l’estro del pasticcere e di Gian che assaggia tutto, sempre e comunque,

prima di far uscire un nuovo dolce dalla sua cucina.

Perciò abbiate fede ed affidatevi a loro per la scelta.

Non rimarrete delusi, ve lo assicuro!

 

 

 

Il re della degustazione, Mr. Pistacchio di Bronte

 

 

 

 

La regina della degustazione, Mrs. Cheesecake al frutto della passione e cioccolato bianco,

la mousse all’arancia

 

 

 

 

La cheesecake alle fragole con gelée naturale di fragole

 

 

 

La bavarese al cocco con la ganache al cioccolato 

 

 

 

Con il titolare Gian Bosio, tra un moscato ed una cheesecake al frutto della passione

 

 

 

La Sacher Bianca – rivisitazione della classica Sacher alla Bosio maniera

 

 

 

Il meraviglioso banco dolce del Bosio dove potete trovare anche dei mega strepitosi macarons, rigorosamente ricetta francese originale.

 

 

 

 

 

Per una cultrice del caffè come me, assaggiarne uno nuovo è emozione pura.

Il Club Kavè è stato illuminante:

tazzine dai colori accesi, profumo fruttato e gusto strutturato.

Fa parte del gruppo Filicori che decide di puntare su un prodotto di alta qualità

dopo più di 40 anni alla guida della torrefazione bolognese Filicori Zecchini.

Lo abbiamo abbinato al pistacchio e ai tre cioccolati

prima di passare al Moscato di Lignana

che ha chiuso la degustazione.

 

 

 

 

 

Ho passato un pomeriggio ad assaggiare, fotografare,

gironzolare tra i forni che panificano più volte al giorno,

baguette appena sfornate,

salumi e formaggi francesi

 – che per chi mi conosce bene sa che uscirne indenne è cosa pressochè impossibile – 

Ma soprattutto, tra una chiacchera e l’altra,

ho scoperto che Bosio al tramonto si trasforma:

gran scelta di vini e cockail accompagnati da taglieri di salumi e formaggi.

Avete già capito che toccherà ripassare per provare anche l’aperitivo vero?

 

 

 

 

 

 

Se decidete di ordinare la vostra torta di compleanno,

di assaggiare quelle meravigliose mignon

o semplicemente di passare a dare un’occhiata

Panificio Bosio –  Via Trieste, 153 – Staranzano

oppure potete visitare le loro pagine

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Foto di Felice Sorrentino

 

 

 

 

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