An osteopath is only a human engineer, who should understand all the laws governing his engine and thereby master disease.
Andrew Taylor Still, fondatore dell’osteopatia
Prima di diventare un’ addicted dell’osteopatia pensavo fosse una pratica new age,
quasi magica,
di quelle che si attuano con musica di sottofondo,
nuvole di incenso che avvolgono come la nebbia della Padania,
frasi modello rituale da ripetere ad libitum.
Ebbene, niente di tutto ciò.
Ho avuto la fortuna di inciampare nella Dott.ssa Silvia Gitto per caso,
tramite un’amica comune,
e da quel giorno non l’ho lasciata più.
Ma soprattutto ho provato,
apprezzato e finalmente capito l’importanza dell’osteopatia per l’equilibrio tra il corpo,
la mente e lo spirito.
Alle domande ricorrenti di amici, parenti, conoscenti, clienti, curiosi in genere
riguardo al mio nuovo amore per l’osteopatia
rispondo sempre in maniera vaga,
poco incisiva,
a tratti nebulosa ( come l’incenso di cui sopra! )
quindi ho deciso di raccoglierle tutte e girarle direttamente a lei.
Questa intervista è nata tra un trattamento e l’altro,
in mezzo ad un lockdown che cambia colore come una doccia di cromoterapia,
grazie alle vostre domande precise e alle mie risposte monche.
Se poi vi appassionate e vi volete far trattare
o se venite travolti da dubbi e perplessità,
potete contattarla direttamente e scambiare quattro chiacchere con lei.
La trovate qui:
Silvia, finalmente ci siamo! Iniziamo in maniera soft: raccontaci di te.
Sono Silvia Gitto, Osteopata, Chinesiologa e Insegnante di scienze motorie e sportive!
Il mio primo amore è sicuramente lo sport! Sono una pallavolista, ormai ex, ma sportivi si rimane anche quando ci si allontana dai campi di gioco. L’amore per lo sport mi ha portata ad iscrivermi alla facoltà di Scienze motorie. Dopo la laurea triennale ho deciso di completare il mio percorso di studi specializzandomi in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate. Questo, ad oggi, mi ha permesso di poter insegnare Scienze motorie, lavoro che amo molto perché credo che dal punto di vista educativo lo sport aiuti molto nella crescita, nell’educazione e nella formazione di un ragazzo.
Contemporaneamente all’amore per lo sport, cresceva in me la passione per il corpo umano, in ogni sua parte. Durante le mie esperienze sportive conobbi l’Osteopatia e compresi subito che tutto ciò che avrei voluto essere era racchiuso in questa professione.
Il concetto di salute negli anni è sicuramente cambiato: non si fa più riferimento all’ assenza di malattia ma di benessere psicofisico e sociale. Per questo motivo anche il mio approccio alla salute ha subito un cambiamento e, nella speranza di imparare ad aiutare qualcuno, mi sono iscritta al corso di Osteopatia.
Io dichiaro subito la mia ignoranza in materia di Osteopatia. Sono entrata in contatto con te grazie ad un’amica comune che mi ha raccontato cose meravigliose della pratica e dei suoi benefici perciò parliamone un po’. Quando, dove, perché nasce?
L’Osteopatia nasce negli Stati Uniti alla fine dell’800 grazie ad A.T. Still. Arrivò poi in Europa, in Gran Bretagna, grazie a Littlejohn. Still, padre dell’osteopatia, fu tra i primi a capire le relazioni fra l’equilibrio funzionale delle strutture corporee e la salute.
Egli comprese che l’equilibrio proprio della salute passa attraverso l’equilibrio della struttura osteoarticolare, in relazione all’armonia del sistema nervoso, muscolare e circolatorio.
“Non ritengo esser l’autore di questa scienza, nessuna mano umana ne ha disposto le sue leggi; non chiedo onore più grande che averla scoperta”¹, anche perché “i principi meccanici su cui l’Osteopatia si basa sono vecchi quanto l’universo.” “Non cito autori ma il Dio e l’esperienza.”
Cito queste frasi di Still proprio per far comprendere come l’osteopatia divenne per lui e per i suoi seguaci un simbolo di riforma medica, di una scienza che avrebbe spostato l’attenzione della medicina tradizionale sul “lavoro perfetto del Creatore”, in quanto essa agiva in favore dei meccanismi naturali del corpo, facilitandone le funzioni normali e riparatrici, e non contro di loro, come invece sembrava facessero alcuni farmaci utilizzati in quel periodo.
Perché hai scelto di diventare Osteopata?
Durante la mia carriera sportiva ho subito diversi infortuni, tra questi il più importante è stato un infortunio alla schiena che mi ha tenuta lontana dai campi di gioco per più di un anno. A soli 16 anni mi sono ritrovata a dover sentire frasi come “non potrai più giocare”, “è ora di appendere le scarpe al chiodo”. Avevo visto veramente tante figure appartenenti alla medicina tradizionale (ortopedici, fisiatri, fisioterapisti). Finchè non incontrai Lui, un Osteopata, il quale mi rassicurò dicendomi di avere pazienza. Dopo un anno tornai in campo e continuai a giocare per altri 10 anni. Lì ho capito che aiutare qualcuno a riequilibrare il proprio organismo per ritrovare lo stato di salute ottimale sarebbe stato il mio sogno.
Questa è una domanda ricorrente, ne sono sicura, ma è la più gettonata: qual è la differenza tra il fisioterapista e l’Osteopata?
Bella domanda! Ti confermo che è la più gettonata! Premetto di non essere una fisioterapista e spero che nessuno, appartenente alla categoria, si offenda.
Il fisioterapista spesso interviene per curare la sintomatologia conseguente ad un trauma, un intervento chirurgico con lo scopo di riabilitare e ripristinare una funzione alterata della zona colpita utilizzando manipolazioni ma anche apparecchiature elettromedicali utili al percorso riabilitativo del paziente.
L’osteopata, invece, non si sofferma esclusivamente alla zona che presenta il sintomo, al dolore singolo e locale, ma considera il corpo del paziente nella sua globalità, analizzando i vari sistemi che possono perturbare l’omeostasi del paziente cercando, attraverso l’uso esclusivo delle mani, di ripristinare la mobilità delle zone valutate favorendo i processi di autoguarigione e autoregolazione del corpo.
Sono due professioni diverse ma complementari pertanto credo in molti casi risulta vantaggiosa una collaborazione tra le due figure con l’unico scopo di aiutare il paziente a ritrovare, nel minor tempo possibile, il suo stato di benessere fisico e mentale.
Qual è il percorso da seguire per diventare Osteopata?
In Italia l’Osteopatia è riconosciuta come professione sanitaria da Dicembre 2017, purtroppo però non è ancora stato stabilito l’iter universitario da seguire per diventare osteopata. Al momento esistono le scuole di alta formazione in Osteopatia, appartenenti all’AISO, ed io ho frequentato una scuola di 6 anni, diplomandomi Dottore in Osteopatia (D.O.) all’Osteopathic College di Trieste. Adesso il percorso di studi è ridotto a 5 anni in attesa dell’ultimazione della regolamentazione e quindi la nascita del Corso di Laurea in Osteopatia.
Si possono trattare le donne in gravidanza ed i bambini?
Assolutamente sì! Per quanto riguarda la donna in gravidanza è importantissimo trattarla per riequilibrare il corpo in vista del parto. Il periodo più delicato è sicuramente il primo trimestre durante il quale avviene l’attecchimento. È possibile effettuare trattamenti osteopatici cercando di non mobilizzare troppo le strutture che possono disturbare questo delicato processo. Nel secondo e terzo trimestre l’osteopatia è un valido alleato per aiutare i disturbi che possono insorgere durante la gravidanza come ad esempio nausee, reflusso, difficoltà digestive, stitichezza, mal di testa, lombalgie e pubalgie (derivate spesso da tensioni uterine).
Nella fase preparto è fondamentale verificare la mobilità della regione pelvica quindi il bacino, i legamenti uterini, riequilibrare i diaframmi del corpo (toracico, cranico e pelvico) fondamentali per la fase di spinta durante le contrazioni.
È molto importante trattare la neomamma anche nel post-partum perché il corpo subisce un rapido cambiamento aiutando la donna a recuperare più velocemente le normali funzioni del corpo.
Anche per quanto riguarda i bambini, l’osteopatia è molto efficace ma se si vuole agire sulla prevenzione bisogna trattare il neonato, pochi giorni dopo la nascita. L’osteopata ricerca, attraverso l’uso esclusivo delle mani, delle restrizioni di mobilità (disfunzioni osteopatiche) che potrebbero influire sullo sviluppo futuro del bambino. Per il bambino si può ricorrere all’osteopatia in presenza di colichette, reflusso, rigurgito, insonnia, difficoltà di suzione, irrequietezza, asimmetrie cranio-facciali, otiti o infezioni respiratorie frequenti.
Raccontaci come si svolge una seduta? Quali patologie/problemi può curare e con che frequenza vengono eseguiti i trattamenti?
La seduta osteopatica è caratterizzata da 3 fasi, una prima fase anamnestica in cui si raccolgono le informazioni relative alla storia del paziente indagando sia eventi prossimi che remoti utili alla valutazione globale del paziente. Successivamente viene effettuata una valutazione osteopatica mediante dei test per comprendere la natura della restrizione di mobilità che può provocare dolore nel paziente; si elabora un razionale di trattamento che non sempre correla la localizzazione del dolore alla zona trattata in quanto considerando l’organismo nella sua globalità si tiene conto, oltre al motivo di consulto, anche di tutte le altre sintomatologie riferite durante la raccolta delle informazioni. Infine la seduta si conclude con delle indicazioni finali inerenti al motivo di consulto e alle restrizioni di mobilità riscontrate durante la valutazione e il trattamento.
Con l’Osteopatia posso curare solo le tensioni muscolari o anche lo stress emotivo?
Le emozioni sicuramente condizionano l’organismo nella sua totalità. Infatti, a parte le tensioni muscolari, a livello viscerale è presente una relazione tra l’organo e un’emozione. Quindi anche la sintomatologia organica può essere intesa come un messaggio che il corpo ci manda oppure una stimolazione emozionale che continua a ricevere. Quindi può aiutare l’aspetto emotivo del paziente, se necessario anche in collaborazione con figure specializzate come psicoterapeuti.
Parliamo di emozioni. Dalla tua esperienza ritieni che l’equilibrio emozionale incida su quello posturale e, se ciò è vero, in che modo il trattenere le emozioni senza lasciarle fluire provoca problemi al corpo?
Secondo la mia esperienza come ho affermato precedentemente, le emozioni trattenute si insediano nel nostro organismo e, se non siamo in grado di gestirle e lasciarle fluire, a lungo andare il nostro corpo potrebbe lanciarci dei messaggi, dei campanelli d’allarme, che corrispondono a richieste di aiuto da parte dell’organismo. È quindi fondamentale ascoltare il proprio corpo e riconoscere se questo ci sta inviando dei messaggi.
L’osteopatia rappresenta un approccio nuovo e olistico alla salute dell’individuo nel suo complesso. Purtroppo però viene ancora da molti considerata una mera tecnica pratica per rimettere a posto un singolo problema fisico che si manifesta. Quanto ritieni importante nella tua professione considerare l’individuo in senso globale e quanto ciò ti aiuta ad ottenere risultati concreti e duraturi per il benessere del paziente?
L’osteopatia ha un approccio globale proprio nel rispetto del paziente. È questo che la differenzia da altri approcci. Per spiegarne l’importanza, ad esempio un dolore lombare potrebbe essere conseguenza di un colpo di frusta subito 10-20 anni prima e questo potrebbe aver provocato un blocco del sistema cranio sacrale. Pertanto risulta necessario valutare non solo il sistema strutturale, che potrebbe essere totalmente libero, ed agire invece sul riequilibrio cranio sacrale o in altri casi viscerale per correlazioni neurologiche. Quindi per me è fondamentale approcciare globalmente al paziente proprio per valutarne la totalità.
Spesso si cerca una professionista che opera nel tuo campo a seguito di un chiaro problema di salute fisica il più delle volte correlato a dolori del sistema osteomuscolare. E’ questa una modalità che condividi o ti sentiresti di suggerire sedute non finalizzate alla guarigione ma piuttosto alla “prevenzione”?
L’osteopatia è fondamentale dal punto di vista preventivo, però non sempre il paziente adotta questa modalità più che altro per una questione di tempo. Sicuramente riequilibrare l’organismo permette di evitare l’insorgenza di problematiche che poi possano sfociare in dolori acuti. Il sistema osteomuscolare, in osteopatia rientra all’interno del sistema strutturale, è solo uno dei 3 sistemi che costituiscono il nostro organismo e sui quali si basta l’osteopatia. Pertanto l’equilibrio del sistema strutturale, viscerale e cranio sacrale concorrono insieme al mantenimento dell’omeostasi corporea.
Quante volte al mese è bene che un paziente sia trattato da un osteopata? Dipende dalla situazione riscontrata o ci sono delle valutazioni generali che valgono per tutti al fine di garantire il mantenimento di un buon equilibrio del proprio corpo?
L’osteopatia è molto importante dal punto di vista preventivo, quindi valutare il paziente anche una volta ogni 1o2 mesi permette di evitare che le disfunzioni presenti possano cronicizzarsi e dare, a lungo andare, sintomatologie più importanti, alterando l’equilibrio del sistema. Nel caso in cui invece il paziente presenta già una sintomatologia è bene valutarne l’entità ed avere dei feedback dal paziente per comprendere come il suo organismo reagisce al trattamento. Ogni individuo è unico ed è per questo che non esiste un numero di sedute minimo per la risoluzione di una condizione di disagio per il paziente ma sicuramente è bene effettuare trattamenti con almeno 3 settimane di distanza per dare il tempo all’organismo di riadattarsi al nuovo equilibrio.
C’è una parte del corpo che ‘se curata’ può dare più sollievo tra corpo e mente?
Il diaframma è senz’altro una zona fondamentale del nostro organismo sia dal punto di vista mentale che fisico. Viene definito muscolo della serenità ed è per questo che, essendo una zona orizzontale del nostro organismo è sicuramente un punto di equilibrio osteopatico molto importante
Durante la prima visita, in genere, un osteopata si informa sulla storia clinica del paziente valutando traumi passati, interventi subiti, problemi di salute cronici. Perché queste informazioni sono così preziose per il vostro intervento sulla persona?
La storia clinica del paziente è fondamentale per comprendere al meglio le sue origini e la sua storia. Ad esempio alcuni traumi potrebbero aver condizionato l’omeostasi (equilibrio) dell’organismo provocando degli adattamenti anche a distanza e quindi sarà necessario individuare la causa principale che può, nel tempo, provocare adattamenti posturali o dolori riferiti. Quindi è fondamentale indagare sia i traumi recenti che quelli remoti per individuare la causa della problematica e cercare di rimuoverla, per consentire al proprio organismo di esprimere al meglio la propria funzione autoregolatrice e riparatrice.