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Maison Boucles – gioielli personalizzati interamente creati a mano!

    PARLIAMO DI BIJOUX HANDMADE!           Gaia Forneron è luminosa e sorridente. Nativa di Pordenone ma trapiantata a Trieste. Un vulcano di idee e di…

 

 

PARLIAMO DI BIJOUX HANDMADE!

 

 

 

 

 

Gaia Forneron è luminosa e sorridente.

Nativa di Pordenone ma trapiantata a Trieste.

Un vulcano di idee e di colori.

Contemporaneamente farmacista,

 insegnante di fitness

e creatrice di bijoux.

Affascinata da sempre da quegli orecchini colorati

che indossava sua nonna

e che lei chiamava lampadari.

Maison Boucles è il suo brand:

gioielli interamente cuciti a mano, unici.

 

 

Per Maison Boucles,

Gaia sceglie solo materiali di alta qualità quali rivoli,

catene, perline e cristalli Swarovski,

soutache in viscosa,

seta o cashmere per l’inverno,

lapilli di lava siciliani per l’estate,

nappe in seta.

La creazione di un orecchino richiede ore di lavoro.

I tessuti sono cuciti a mano e mai incollati.

Il retro è tanto bello quanto la parte frontale

e gli eventuali “difetti” altro non sono che la loro unicità.

 

 

 

Ma è con la Soutache che da il meglio di sé.

Tecnica che Gaia cerca di rivisitare in chiave moderna,

cercando di essere sempre al passo con colori,

tessuti e tendenze ne vogliamo parlare?

La Soutache o spiga russa

è una tecnica ricercata e particolare per la realizzazione di gioielli:

originaria dall’Europa dell’est,

prende il nome da una fettuccia di viscosa

utilizzata per realizzare gli alamari delle casacche dei militari

e per abbellire i sontuosi abiti degli zar e delle zarine.

Intrecciata a spina,

è particolarmente flessibile e si adatta facilmente a varie forme,

viene modellata intorno a pietre,

perle e cabochon,

dando origine a splendidi e coloratissimi bracciali,

orecchini, fermagli,

collane e decorazioni per abiti e accessori.

 

 

 

Le collezioni sono stagionali

e per l’autunno inverno 2018/2019 la

parola giusta è wow!

Cerchi in pura lana vergine e pon pon in pelliccia per Les Cercles ,

bottoni in velluto e soutaches metalizzati per gli Sparkling Velvet,

ventagli in pelliccia per i Fan Fur,

nappe di 9,5 cm e coppetta rivestita di strass,

già presenti nella collezione estiva e riproposti con colori invernali

per i Marcasite Tassel

e pendenti in lana per i Wool Touch.

 

 

 

E, udite udite, Gaia è pronta a portare la sua magia nella ville lumiere che si sa,

Parigi è sempre una buona idea.

Esporrà la sua Collection Hiver in 29, Rue de Bourgogne

dal 30 novembre all’1 dicembre ospitata dal JohnKyril all’interno dell’evento che,

annualmente, organizza in una magnifica fioreria parigina.

L’evento sarà aperto a tutti

e si potranno acquistare borse ed orecchini sorseggiando un buon thè caldo.

 

 

 

 

Nel cilindro c’è anche il progetto Bridal

ovvero una linea interamente dedicata alle spose

che, così, avranno la possibilità di creare

un orecchino unico e personalizzato

per il loro giorno più importante.

 

 

 

 

Ultimo ma non ultimo, Gaia realizza gran parte dei bijoux su misura,

interpretando gusti e sogni del committente per creare l’oggetto che desidera.

Ma potete anche scegliere di acquistare un buono regalo affinchè la persona che lo

riceverà possa personalizzarsi il dono o potete passare

a Trieste da Belle et Beau Parfumerie

Date un’occhiata alle sue creazioni e ditemi se non sono wow!

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Foto Massimiliano Vianello

 

 

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Weekend in Versilia e quella famosa celeste nostalgia!

      💙 { del mio weekend al Forte e di quella famosa celeste nostalgia } 💙   Avete presente i film che hanno accompagnato la nostra infanzia? Quelli…

 

 

 

💙

{ del mio weekend al Forte e di quella famosa celeste nostalgia }

💙

 

Avete presente i film che hanno accompagnato la nostra infanzia?

Quelli dei gloriosi anni ‘80 e che raccontavano quelli che per loro erano i gloriosi ‘60?

Ecco.

Il mio weekend è stato un riassunto dei 20 anni in questione.

Un Bignami dell’Italia in rinascita.

Una corsa a rivivere quei momenti.

È stato un weekend di grandi risate e di ricordi malinconici.

Di racconti epocali che la Versilia, quella vera,

la possiamo rivedere ad librium

solo grazie ai Vanzina.

Al Villino Limoni che ci ha ospitato e che ci ha coccolato.

Con la luce del sole che filtra delle finestre di prima mattina,

il tintinnìo delle stoviglie che funziona più della sveglia,

l’ovetto alla coque a colazione

( rigorosamente 4 minuti di cottura che sennò non lo si mangia! ),

la posizione strategica che sei in spiaggia in 2 minuti 2.

La tenda numero 24 e il nostro vicino pelosone.

Razza Retriever eppure spaventatissimo dalle onde ma con una naturale,

insita predisposizione al cazzeggio.

Il sole che splende nonostante le previsioni a dir poco funeste.

Il vino bianco nel secchiello da spiaggia e lo spaghetto allo scoglio in infradito.

I vecchini che altro che Burraco, sono bische clandestine.

Tutti i pezzi del puzzle perfettamente incastrati.

La certezza che non sarà l’ultima volta.

 

Perché ragazzi,

la cara celeste nostalgia ha quel sapore dolceamaro che ti fotte

e farne a meno è praticamente impossibile 💙 

 

         

 

 

Abbiamo deciso che il weekend in Versilia a settembre,

per noi,

sarà un must.

Da ripetere ogni anno.

Noi abbiamo scelto Forte dei Marmi perchè ci siamo,

semplicemente,

affezionati.

Se, anche voi avete voglia di passare da quelle parti, eccovi qualche info:

Abbiamo dormito al Villino Limoni :

zona tattica a 2 minuti dalla spiaggia ed altrettanti dal centro del Forte. 

Colazione fantastica in giardino e uno dei migliori ristoranti di carne in zona.

Al mare al Bagno Raffaelli :

anche lui a 2 minuti dal nostro B&B perciò ci potete andare in costume e pareo.

Gli spaghetti allo scoglio che abbiamo mangiato a pranzo valevano da soli la visita 😉

E poi avevamo un Golden Retriever magnifico come vicino di tenda

perciò sono mooolto Pet Friendly e questo ci piace moltissimo 😉

A cena al Pesce Baracca non potete mancare:

un mercato con cucina.

Pescheria, Risto e Street Food. 

Solo per veri amanti del pesce.

Il vino te lo servono nel secchiello da spiaggia:

hanno vinto tutto 😉

Se, invece, volete mangiare carne ( e bene! ),

andate a La Taverna Toscana ,

all’interno dell’Hotel Raffaelli.

Noi abbiamo scelto il menù degustazione così non ci siamo persi nulla 😉

Per quanto riguarda lo shopping,

il Forte non ha bisogno di consigli.

Uscite, passeggiate e perdetevi tra i mille colori delle casette del centro.

 

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Israele – IL Viaggio!

    Ci sono i viaggi e poi c’è il viaggio    Il mio viaggio è sempre stato Israele. Ho sempre pensato che sarebbe arrivato al momento giusto ed il…

 

 

Ci sono i viaggi e poi c’è il viaggio 

 

Il mio viaggio è sempre stato Israele.

Ho sempre pensato che sarebbe arrivato al momento giusto

ed il momento giusto è finalmente giunto.

A Tel Aviv siamo stati travolti dai racconti della nostra meravigliosa guida,

dai colori, dai sapori, dalla luce.

Abbiamo camminato per km e assaporato la magia di questa città in continua evoluzione.

( Io mi sono anche ustionata ma questa è un’altra storia ).

Abbiamo mangiato hummus fino a scoppiare e bevuto succhi di frutta fresca per rinfrescarci.

Ci siamo arrampicati fin sulla collina di Jaffa – che loro qui chiamano Yafo –

e abbiamo ammirato la sua bellezza, rimasta intatta nonostante siano passati più di 5000 anni.

Abbiamo passeggiato tra i banchi del souq annusando spezie

ed assaggiando fichi secchi e datteri giganti.

Ci siamo fatti avvolgere dalla brezza sulla spiaggia

e dalla magia che questo paese trasmette.

 

 

 

 

La sveglia la mattina presto è ciò che più odio dei miei giorni israeliani

ma è fondamentale per poter fare tutto ciò che abbiamo inserito nella nostra tabella di marcia

Alle otto di ogni mattina siamo sulla strada verso Cesarea.

Un sito archeologico meraviglioso che mi riporta subito al Libano e alle sue rovine.

Romana, edificate da Erode e divenuta una città portuale.

Piena di verde e di piante lussureggianti.

Di colori che creano un mix di armonioso contrasto con il mare che la accarezza.

 

 

Ma è a Zicron Yacov che mi innamoro senza possibilità di ritorno.

Piccolo villaggio costruito per volere del Barone Rothschild a fine 800,

si snoda su di un’unica via centrale costeggiata da botteghe.

Riporta al passato ed il salto indietro nel tempo è immediato.

Ma il bello deve ancora venire perché proprio alla fine della via

incrociamo un bar mitzvah ed è subito emozione.

 

Pranziamo da Tishbi– che se siete da queste parti non potete mancare –

e degustiamo formaggi, mostarde e vino Shiraz.

 

 

 

 

Dopo il vinello c’è rimasta solamente la forza di trascinarci a letto per un pisolino

invece scegliamo di andare ad ammirare le Terrazze Bahai o Giardini pensili di Haifa,

sul Monte Carmel.

Un insieme di giardini intervallati da terrazze che circondano il Mausoleo del Báb

e sono meta di pellegrinaggio per i Bahai e per chi come noi

non vuole perdersi nulla di questo meraviglioso paese.


 

La nostra ultima tappa prima di arrivare al kibbutz sul lago Tiberiade è Akko,

una città che può essere considerata uno dei vertici del periodo crociato

e del periodo ottomano in Israele e nel mondo.

Il kibbutz che ci accoglie è immerso nel verde, dotato di piscina,

centro benessere e tutto quel ben di dio lì

 

Ebbene,

saranno gli anni che passano inesorabili,

sarà il lavoro sempre più pressante, sarà il bisogno di dormire,

tant’è che le energie di un tempo sono sparite ma il viaggio

rimane sempre la cura migliore per tutti i mali.

 

 

 

“Adif lihiot chacham Asher Liot zodek”.

{ meglio essere saggi che avere ragione }

Ogni giorno in Israele è migliore di quello prima.

Abbiamo puntato a nord ed è stata emozione allo stato puro.

Iniziamo con Tzafat, una delle quattro città sante ebraiche insieme a

Gerusalemme, Hebron e Tiberiade.

Ma soprattutto centro dello studio kabbalistico in Israele.

( potete andarci anche se la kabbalah l’avete conosciuta grazie a Madonna,

pensando fosse la sua nuova hit parade anziché il suo nuovo credo! ).

Passare da Tzafat a Nazareth è un attimo ma l’impatto è notevole.

Per noi cresciuti a pane, Giuseppe, Maria ed il bambino nella grotta,

vederla con i nostri occhi è un’esperienza che è difficile da raccontare.

Abbiamo visitato la Basilica dell’Annunciazione e partecipato ad una messa in italiano

tenuta dai frati francescani di Puglia in pellegrinaggio.

( Qui, la maggior parte delle chiese cattoliche sono francescane

perché i francescani sono i custodi dei luoghi sacri in terra santa ).

Siamo scesi nelle grotte in cui sono vissuti Giuseppe e Maria

e dove poi ha vissuto tutta la famiglia di ritorno dall’Egitto.

Io tutt’ora non riesco a rendermi conto di aver toccato con le mie mani quei luoghi.

Per chi crede,

per chi non crede,

per chi è indeciso,

per chiunque sono luoghi che hanno energie potentissime

e arrivano tutte, credetemi.

Siamo scesi verso il Lago di Tiberiade, passando per Tabha,

luogo in cui c’è stata la moltiplicazione dei pani e dei pesci

e abbiamo chiuso il cerchio ad Arbel.

Un canyon silenzioso, pieno di sole e di vento, perfetto per salutare la Galilea.

Lunghe distese di ulivi e di capperi e la pace.

E’ stata la nostra ultima notte nel kibbutz,

la nostra ultima cena in “comune”,

il nostro ultimo risveglio con l’infinita Galilea in fronte

Puntiamo al Mar Morto.

( e per chi si chiede dell’hummus sì,

ne ho mangiato in quantità industriali,

solo che l’ho accompagnato con i falafel e la cosa è diventata seria.

Non è solo piacere, è una dipendenza ormai . )

 

 

 

Abbiamo lasciato il kibbutz alla volta di Kaser el Yehud

dove ci siamo immersi nel fiume Giordano per rinnovare il battesimo.

Il fiume è stretto ed al centro ha due file di boe

che delimitano il confine tra Israele e Giordania.

 

Guardare davanti a sè e vedere un altro paese fa parecchia impressione in effetti,

quanto l’acqua che sembra melmosa invece

quando la raccogli ti rendi conto che è limpidissima.

Per me è un mistero della fede, per loro è semplice corrente.

Ma è Masada il fulcro della mia giornata di oggi.

50 gradi, sole cocente e nemmeno una nuvoletta in cielo.

Saliamo con la funivia verso quello che è

il primo sito dichiarato

patrimonio universale dell’ UNESCO in Israele.

Antica fortezza naturale in the land of nowhere,

situata su una rocca a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto,

nella Giudea sud-orientale.

Uno dei miei sogni.

Ammirare il Mar Morto e l’infinito tutto intorno

mi ha dato una forza che è difficile da tradurre a parole.

 

Dal deserto della Giudea al tuffo nel Mar Morto è stato un attimo.

Fare il bagno nel mare più salato al mondo non è per niente piacevole.

Ho sentito bruciare ogni piccola parte del corpo,

ho lottato per tentare di nuotare ma niente,

ho dovuto arrendermi e galleggiare senza trucco e senza inganno.

E poi quei meravigliosi fanghi neri che

quando si seccano pare che ti si stacchi la pelle

e con 50 gradi dovrebbero seccare immediatamente

invece no,

niet,

venti minuti e sono lì,

ancora belli morbidosi.

Ma ogni cosa bella, si sa,

costa un po’ e noi stasera

siamo arrivati a Gerusalemme.

Una delle meraviglie del mondo.

Abbiamo cenato in una piazza bianca piena di gente, musica e vento 

Ebbene, ce la siamo conquistata cotanta bellezza.

 

 

 

Di Gerusalemme è difficile scrivere

È una città che ti toglie il fiato,

che ti travolge con i suoi rumori,

con la sua musica ad ogni angolo,

con tutto quel bianco che fa da riverbero al sole.

È un pout pourri di cultura, storia, arte.

È bellissima.

È mistica.

È magica.

È tua.

Ognuno ha la sua Gerusalemme perché ognuno vive la sua Gerusalemme.

Siamo stati a Gerusalemme il giorno di  Bar Mitzvah

e ne abbiamo incontrati un paio nel nostro pellegrinare.

Terminano al Muro del Pianto dove si srotolano le due pergamene

e dove noi abbiamo lasciato il nostro bigliettino con la nostra preghiera

( che verrà raccolto a fine anno insieme a tutti gli altri

e verrà seppellito sul monte degli

ulivi dove rimarrà per sempre ).

Preghiera che spesso è anche ringraziamento

perché troppo spesso ci dimentichiamo di dire grazie.

Ed io se sono qui oggi lo devo a chi mi ha fatta così pazza ma così pragmatica,

così rigida ma così emotiva,

così allegra ma così fragile

( sì, lo so, questo è solo per chi mi conosce veramente ma fidatevi che è così per davvero! ),

così legata alle mie origini ma così aperta verso nuovi orizzonti,

così complicata eppure così lineare.

Siamo tutto il contrario di tutto.

Siamo bianco e nero.

Siamo bene e male.

Siamo speciali perché siamo unici.

A Gerusalemme ho avuto la febbre, le ossa rotte, non riuscivo ad alzarmi,

avvolta nel piumone morbidissimo del mio letto in hotel eppure ero felice.

Forse il mio corpo mi ha chiesto di fermarmi per poter assaporare tutta la bellezza

che ho avuto la fortuna di vedere in questi giorni.

Ho cercato di abbracciarla tutta, la bellezza.

In ogni passo, in ogni segno, in ogni attimo.

Gerusalemme,

mi chiedo se questo mondo ti merita

perché per me rimani inarrivabile.

 

 

 

 

Era impensabile venire fino a qui e non andare a Betlemme.

Eppure arrivarci non è così semplice perché è in terra palestinese

ergo passaporto alla mano e tanta pazienza.

Se butta bene danno un’occhiata ai documenti e passi in 5 minuti.

Se butta male smontano la macchina e anche te.

Ma alla fine entri e ti ritrovi nella Basilica della Natività,

ti fermi alla mangiatoia e all’altare dei Re Magi

e ti inchini alla stella a 14 punte che è posta nel punto preciso in cui è nato Gesù.

Mi sono ritrovata a cantare “Tu Scendi dalle Stelle”

e sono tornata bambina in un attimo.

Le canzoni di Natale, per me, hanno il sapore delle Macine inzuppate

e delle pagine dei libri della Disney.

Mi rivedo con i miei capelli biondi

e la convinzione che in quella mangiatoia, 

prima o poi,

ci sarei arrivata.

Sacro e profano, lo so bene, ma la vita è così.

Un dualismo continuo, che poi è ciò che ti da la vera energia.

Gli opposti che si attraggono.

Le differenze che uniscono.

Dall’altare in un attimo ti ritrovi inginocchiata ai murales di Banksy.

Ma Betlemme è così:

un miscuglio di culture, religioni,

colori e sapori e noi abbiamo cercato di viverli tutti.

Un pranzo bohémien al mercato ed una cena al Link

se soggiornate da queste parti provatelo perché è una chicca –

ci hanno messo in pace con il mondo.

Siamo sopravvissuti al Mahane Yehuda Market

e a quintali di pane challah e credetemi è only for the brave.

( la nostra guida lo definisce la Trastevere di Gerusalemme ma lei è decisamente indulgente!!! )

Inizia lo shabbath e si brinda alla vita

ogni volta che si alza un calice perciò l’chaim, sempre.

 

        

 

 

Sono qui a scrivere e a ripercorrere i miei momenti israeliani

e la mancanza è forte.

Mi mancano i quintali di hummus che abbiamo mangiato fino a scoppiare

ed i succhi di frutta fresca che lì sono una sana abitudine.

 

🌺

 

Mi mancano le passeggiate tra i banchi del souq annusando spezie

ed assaggiando fichi secchi e datteri giganti.

 

🌺

 

Mi manca la brezza sulla spiaggia e la musica per le strade di Tel Aviv.

 

🌺

 

Mi mancano i nostri pranzi, quelli belli,

come quello al Tishbi: formaggi, mostarde e vino Shiraz.

 

🌺

 

E sì, mi manca pure il Mar Morto.

( Non ci crederete ma è vero ).

 

🌺

 

Ma mi manca soprattutto Gerusalemme:

bellissima, mistica, magica, mia.

La Mia Gerusalemme,

il Mio Israele,

le Mie emozioni,

il Mio viaggio.

 

🌺

 

Ancora e sempre l’chaim!

 

 

 

Per il nostro viaggio in Israele ci siamo rivolti a Secret Gardens Tours, 

il miglior tour operator che possiate desiderare. 

 

E poi, durante il viaggio, ci ha accompagnati la meravigliosa Yael 

Yael Israel Tours che è stata molto più di una guida.

Ha costruito il nostro viaggio su misura per noi.

Ce lo ha cucito addosso

e per questo non smetterò mai di ringraziarla.

Di una cultura sconfinata,

piena di un’energia meravigliosa,

rispettosa,

accogliente,

dolcissima.

Ci ha trasmesso il SUO Israele

perché il SUO Israele lei lo ha dentro.

Vive in lei e con lei.

Ci ha raccontato della sua famiglia, delle sue tradizioni,

di quanto sia orgogliosa di essere ebrea.

Abbiamo percorso km e km attraverso strade deserte,

panorami sconfinati, mare salato.

Noi siamo stati la sua famiglia per 6 giorni

e lei è stato il nostro riferimento qui.

Se decidete di venire a visitare questa terra meravigliosa

non potete che farlo con lei.

The best guide ever.

 

P.S. fa selfie 🤳 da paura e non è mica poco eh!

 

 

 

Questa che vedete non è solo una foto.

E’ vita!

Auguro a tutti voi che mi leggete di volare in Israele

per riempirvi gli occhi ed il cuore di bellezza!

 

 

 

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Drink of The Week – Il Pestatino di Bosio!

    ” La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè Nasce, quindi, l’hashtag #DrinkOfTheWeek dopo il primo assaggio, ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink. Perchè…

 

 

” La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè

Nasce, quindi, l’hashtag #DrinkOfTheWeek

dopo il primo assaggio,

ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink.

Perchè raccontarveli tutti insieme è impossibile.

Perchè se l’occhio vuole la sua parte, il palato non è da meno.

Perchè avere qualcuno che te li presenta come fa Gian

merita un racconto dettagliato”.

 

Questa settimana parliamo del

Pestatino di Bosio.

 

 

 

E anche qui si fa un salto ai Caraibi.

Base simile al Mojito con Coca Cola

Ricorda un pò un drink molto quotato a Trieste

negli anni della mia giovinezza:

il pezzetto.

 

Composto da rum scuro,

lime,

zucchero di canna,

Coca Cola.

 

Un passpartout,

come il tubino nero,

va bene sempre 😉

 

 

 

Bistrot Bosio –  Via Trieste, 153 – Staranzano

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Foto di Felice Sorrentino

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Drink of The Week – Il Daiquiri di Bosio!

    ” La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè, dopo il primo assaggio, ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink. Perchè raccontarveli tutti insieme…

 

 

” La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè,

dopo il primo assaggio,

ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink.

Perchè raccontarveli tutti insieme è impossibile.

Perchè se l’occhio vuole la sua parte, il palato non è da meno.

Perchè avere qualcuno che te li presenta come fa Gian

merita un racconto dettagliato”.

 

Nasce, quindi, l’hashtag #DrinkOfTheWeek

 

Questa settimana parliamo del

Daiquiri.

 

Che a me fa subito anni ’80,

la colonna sonora di Vacanze di Natale

e la mia infanzia felice.

 

Non lo so perchè.

Sarà lo zucchero intorno al bicchiere,

sarà una reminescenza legata alle amiche della mia mamma che,

con la testa cotonata alla Farraw Fawcett,

degustavano Daiquiri sulla spiaggia

mentre io bambina cercavo di carpire i segreti

che si raccontavano bisbigliando.

 

Tant’è.

A me il Daiquiri mette gioia.

Ed è con la stessa gioia

che vi racconto di quello bevuto da Bosio.

 

 

Cocktail a base di rum,

succo di lime e

sciroppo di zucchero.

 

Si shackera e si versa nel bicchere.

Lo zucchero di canna intorno al bicchiere

stempera l’ amaro del lime.

 

Secondo me è un drink molto elegante, deciso e fresco.

 

 

Non l’avevo praticamente mai ordinato prima

ma da quest’estate le cose cambieranno.

Thank you Bosio for the advice!

 

 

Bistrot Bosio –  Via Trieste, 153 – Staranzano

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Drink of The Week – La Piña Colada di Bosio!

    ” La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè, dopo il primo assaggio, ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink. Perchè raccontarveli tutti insieme…

 

 

” La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè,

dopo il primo assaggio,

ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink.

Perchè raccontarveli tutti insieme è impossibile.

Perchè se l’occhio vuole la sua parte, il palato non è da meno.

Perchè avere qualcuno che te li presenta come fa Gian

merita un racconto dettagliato”.

 

Nasce, quindi, l’hashtag #DrinkOfTheWeek

Questa settimana parliamo della esoticissima

Piña Colada.

L’ultima volta l’ho bevuta a Cuba,

accompagnata da quella musica salsera che lì non ti molla mai.

 

Ebbene,

da Bosio ho ritrovato quella sensazione di freschezza,

di gioia,

di leggerezza

che si prova ogni volta che si beve qualcosa che ci riporta a momenti felici.

 

 

Perchè un buon drink non serve solo a dissetare

ma anche a dare una scossa alle emozioni.

 

 

Potete scegliere tra la Piña Colada classica

e la loro variante ai frutti rossi

Noi abbiamo optato per la tradizione

che non si sbaglia mai 😉

 

 

 

Composta da:

rum bianco,

batida di cocco,

latte di cocco

e succo d’ananas

( ma da Bosio usano la polpa di ananas fresco,

volete mettere? ).

 

Si frulla in velocità,

si aggiunge il ghiaccio a cubetti

e si guarnisce.

 

Ne esce una delizia morbida,

leggera,

molto femminile,

adatta anche al dopocena.

 

 

 

E dei colori vogliamo parlarne?

Non vi ho convinti?

 

Andate da Bosio,

ordinate una Piña Colada

e vi sentirete subito in vacanza!

 

Parola di viaggiatrice incallita!

 

 

 

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