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Drink Of The Week – Il Gin Tonic di Bosio!

    ” La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè, dopo il primo assaggio, ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink. Perchè raccontarveli tutti insieme…

 

 

” La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè,

dopo il primo assaggio,

ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink.

Perchè raccontarveli tutti insieme è impossibile.

Perchè se l’occhio vuole la sua parte, il palato non è da meno.

Perchè avere qualcuno che te li presenta come fa Gian

merita un racconto dettagliato”.

 

 

Nasce, quindi, l’hashtag #DrinkOfTheWeek

Da questo momento in poi non c’è più podio,

sono tutti pari merito.

 

 

Oggi vi racconto del Gin Tonic che mi ha fatto provare Gian .

 

Innanzi tutto sappiate che da Bosio troverete 30 tipi diversi di gin

perciò la scelta va fatta da subito:

gin classico, gin london, gin botanico.

Fatevi consigliare che con lui non si sbaglia!

 

Noi abbiamo provato il Berkeley:

gin dry,

londinese doc,

che si sposa perfettamente con le spezie.

 

Abbiamo avuto la fortuna di poter assistere alla preparazione

ed ho scoperto che è importantissimo

non rompere le molecole dell’acqua tonica mentre la si versa

per questo si usa uno spoon specifico che non le spezza.

( un occhio non esperto come il mio vi può solo dire

che vederlo fare è molto zen e bellissimo! )

 

 

 

 

Partiamo dalle basi:

ogni cocktail ha il suo bicchiere. 

Per il gin tonic si usa una boule alta.

 

 

Una volta raffreddata la coppa, 

si aggiungono le bacche di ginepro,

il gin,

la tonica con lo spoon specifico

– al Gin Berkeley, Gian ha abbinato la Thomas Henry –

si aggiungono poi una pò di menta per rinfrescare,

del lime,

una fettina di mela che con il gin è la morte sua

e le mandorle.

Ma quello che mi ha letteralmente fatto impazzire è stata 

la spruzzatina di noce moscata

( che ogni cocktail ha la sua essenza che richiama il gin, lo sapevate? )

 

A questo gin tonic minimal,

hanno abbinato delle tartine di pane baguette francese

con purea di pomodoro e Pata Negra spagnolo Bellota

che Gian acquista direttamente dal mercato La Boqueria di Barcellona.

 

Serve che vi dica altro?

 

 

 

 

Ah già, dimenticavo:

la playlist meravigliosa in sottofondo

che mi ha fatto tornare in mente William Claude Fields:

 

“Mi esercito nell’autocontrollo piú severo.

Non bevo mai niente piú forte del gin prima di colazione.“

Forse non aveva tutti i torti, no 😉

 

 

 

 

Bistrot Bosio –  Via Trieste, 153 – Staranzano

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Foto di Felice Sorrentino

 

 

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Drink of The Week – L’ Americano Inaspettato!

  ” La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè, dopo il primo assaggio, ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink. Perchè raccontarveli tutti insieme è…

 

” La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè,

dopo il primo assaggio,

ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink.

Perchè raccontarveli tutti insieme è impossibile.

Perchè se l’occhio vuole la sua parte, il palato non è da meno.

Perchè avere qualcuno che te li presenta come fa Gian

merita un racconto dettagliato”.

Nasce, quindi, l’hashtag #DrinkOfTheWeek

 

Seguendo il mio personale podio,

al terzo posto troviamo l’Americano Inaspettato.

Da Bosio troverete anche l’Americano Classico

ma vi consiglio vivamente di provare la loro proposta inaspettata.

Ne vale la pena.

 

 

 

 

La prima cosa che colpisce è che viene presentato nel tumbler alto

anzichè nel solito tumbler basso ed il colpo d’occhio non è niente male.

La composizione è una rivisitazione del classico americano:

 

due parti di bitter,

due parti di vermouth

ed una spolveratina di soda

con un’aggiunta di essenza di arancia amara,

un paio di gocce di angostura all’arancia

e delle fettine di arancia all’interno per stemperare il tutto.

 

 

Il Vermout usato è il Peliti

– torinese doc –

amaro ma leggermente più speziato.

Gian ce lo ha servito con dei crostoni di pane

con purea di pomodoro e olio crudo.

 

 

 

Chi mi conosce bene si chiederà come abbia fatto a metterlo al terzo posto

visto che è il mio drink preferito sempre e per sempre.

Dall’aperitivo all’ora di pranzo,

al pre cena,

al dopo cena.

 

Ebbene,

ho scelto di lasciarmi sorprendere

ma non ho potuto lasciare fuori dal podio

quello che è il mio comfort drink

perchè si sa, al cuore non si comanda.

 

L’Americano,

per me,

fa parte di quei pochi drink che possiamo serenamente definire sacri

perciò scriverne mi risulta quasi difficile.

 

 

Volete veramente un consiglio dal cuore?

Passate da Bosio,

ordinate un Americano Inaspettato,

degustatelo e poi ne riparliamo.

 

 

 

 

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Foto di Felice Sorrentino

 

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Drink of The Week – L’Italian Mule di Bosio!

    ” La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè,  dopo il primo assaggio, ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink. Perchè raccontarveli tutti insieme…

 

 

” La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè, 

dopo il primo assaggio,

ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink.

Perchè raccontarveli tutti insieme è impossibile.

Perchè se l’occhio vuole la sua parte, il palato non è da meno.

Perchè avere qualcuno che te li presenta come fa Gian

merita un racconto dettagliato”.

Nasce, quindi, l’hashtag #DrinkOfTheWeek

 

 

Seguendo il mio personale podio,

al secondo posto troviamo l’ Italian Mule.

Confesso che la scelta è stata dura,

soprattutto tra Moscow ed Italian Mule.

Innanzi tutto perchè,

prima di arrivare da Bosio,

l’Italian Mule non lo conoscevo

e poi perchè,

per arrivare a scalzare il Gin Tonic

ed il mio adorato Americano,

ce ne vuole eh!

Ebbene, tant’è!

 

 

 

 

Per i curiosissimi come me,

vi racconto che sul mercato esiste anche il London Mule –

simile come struttura al Moscow Mule

ma con gin londinese – L’Hendrick’s su tutti – 

al posto della vodka.

 

 

In Italia, invece,

 Roby Marton

produttore “illuminato” di Gin trevigiano –

come lo definisce Gian,

ha inventato il delizioso Italian Mule,

oltre a creare un gin botanico con 24 erbe

che è ora tra i più apprezzati al mondo.

 

 

 

L’Italian Mule viene servito in un particolare bicchiere in latta

che è già meraviglia.

Sul retro trovate la composizione e gli ingredienti:

gin Roby Marton,

succo di lime

e pimiento:

soft drink francese a base di peperoncino cinese e zenzero africano

che in questo cocktail sostituisce il ginger beer.

Preparatevi che è talmente buono che va giù come l’acqua

e una volta provato non lo abbandonerete più.

 

 

 

Di carino c’è anche il fatto che potete decidere di acquistare il bicchiere di latta

per replicare la stessa magia a casa vostra.

Ce ne sono tanti,

con colori e disegni diversi.

Un tripudio di allegria estiva.

Perfetto come aperitivo post spiaggia ma anche post ufficio,

dopo una giornata grigia,

o per chiudere in bellezza un dopo cena.

 

 

 

 

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Foto di Felice Sorrentino

 

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Drink of The Week – Il Moscow Mule di Bosio

    La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè, dopo il primo assaggio, ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink. Perchè raccontarveli tutti insieme…

 

 

La prima volta che entrerete da Bosio per un aperitivo capirete perchè,

dopo il primo assaggio,

ho deciso di creare una rubrica settimanale di drink.

Perchè raccontarveli tutti insieme è impossibile.

Perchè se l’occhio vuole la sua parte, il palato non è da meno.

Perchè avere qualcuno che te li presenta come fa Gian

merita un racconto dettagliato.

Nasce, quindi, l’hashtag #DrinkOfTheWeek

 

 

Partiamo con il Moscow Mule,

il mio preferito,

il gradino più alto del podio.

 

 

L’impatto è subito meraviglioso:

Gian ce lo serve in una mug a base di rame e nickel

così che all’interno il ghiaccio si sciolga molto più lentamente

ed il cocktail rimanga fresco più a lungo.

 

 

 

 

Il Moscow Mule nasce in maniera bizzarra

in quanto l’importatore americano del ginger beer e della vodka Moskovskaya,

negli anni ’60,

aveva grandi difficoltà a venderli:

il ginger beer a causa del suo sapore troppo particolare,

la Vodka Moskovskaya a causa del suo nome troppo russo in piena guerra fredda.

Decide così di mischiarli et voilà:

Mr. Moscow Mule.

 

Il nome deriva proprio dall’asino:

 leggermente piccante,

 grintoso,

che scalcia come un asino.

Ritornato in voga a New York negli anni 2000,

oggi è uno dei cocktail più richiesti

e perfetto in questa stagione:

estivo e rinfrescante come nessun altro.

 

 

Ma passiamo alla pratica

che tanti di voi mi hanno scritto per avere la ricetta:

 

composto da una parte di vodka Moskovskaya,

lime spremuto,

ginger beer 

e anice stellato.

Infine decorato con lime

e anice stellato che gli da struttura

e ulteriore freschezza.

L’anice stellato non rientra tra gli ingredienti basici

ma è un’idea del Bosio per dare più freschezza al cocktail.

Credetemi, dovete provarlo!

 

 

 

Noi lo abbiamo accompagnato con un Croque Monsieur da delirio.

Ma, credetemi, il Moscow Mule va bene con tutto tanto è buono!

E, cosa non da poco, è anche assai instagrammabile 😉

 

 

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Foto di Felice Sorrentino

 

 

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Milano again and again – il mio weekend with a touch of gold!

    Ho sempre avuto questo strano rapporto con Milano che, nonostante i miei sforzi, rimaneva ostica. Poi, in maniera del tutto inaspettata, mi sono innamorata. Probabilmente perché la città…

 

 

Ho sempre avuto questo strano rapporto con Milano che,

nonostante i miei sforzi, rimaneva ostica.

Poi, in maniera del tutto inaspettata, mi sono innamorata.

Probabilmente perché la città la fanno le persone.

Probabilmente perché le “mie” persone sono le più meravigliose che si possano incontrare.

Deve essere così perché ogni volta è magia.

 

 

 

È stato un weekend difficile da riassumere a parole perché, come noi, è in divenire.

Tutti i piani sono stati stravolti,

le idee rimescolate come un mazzo di carte,

gli occhi stanchi che continuavano a brillare come diamanti.

Di affetto, di chiacchiere, di buon cibo, di abbracci, di cuore.

 

La nostra Milano with a Touch of Gold.

 

 

  

 

 

Per chi volesse organizzare un weekend milanese,

corredato da buon cibo e buon vino noi siamo passati di qui:

Hotel Nhow

in Via Tortona, nel cuore della Milano dei Navigli.

il Nhow Milan vanta una collezione unica di arte contemporanea

e durante le settimane della moda e del mobile prende nuova vita.

 

Filippo La Mantia – Oste e Cuoco

in Piazza Risorgimento in quello che un tempo era il Gold di Dolce e Gabbana.

La Sicilia a Milano.

Si mangia divinamente e poi Fili è accogliente come solo i veri osti sanno essere!

 

L’Ov

Il brunch della domenica.

 

Bianco Latte

la colazione shabby in Via Turati.

Ma anche shop di cosine carine ( quelle di cui nessuna di noi può fare a meno! )

 

 

Centro Filologico Milanese

dietro La Scala.

Dal loro sito:

Il Circolo Filologico Milanese,

fondato nel 1872,

è la più antica associazione culturale della città e una delle prime in Italia.

Scopo statutario è quello di “promuovere e diffondere la cultura

e particolarmente lo studio delle lingue e delle civiltà straniere”.

 

 

Architettonicamente magnifico.

Io ci sono stata ad una festa privata,

di notte,

quando al posto della libreria c’er un DJ

e al posto dei libri fiumi di Gin Tonic.

Magico.

 

 

 

 

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Hong Kong – un mondo di colori, di natura lussureggiante, di sapori coloniali!

  Alla fine arrivare a Hong Kong è stato meno lungo del previsto. La botta di melatonina e le comode poltrone della World Traveller Plus di British Airways  che mi hanno…

 

Alla fine arrivare a Hong Kong è stato meno lungo del previsto.

La botta di melatonina e le comode poltrone della World Traveller Plus di British Airways 

che mi hanno fatto dormire 12 ore filate così da arrivare qui fresca come una rosa  

Giusto il tempo di una manicure a bordo e ci ritroviamo a Hong Kong.

Peccato i 32 gradi umidissimi alle 8 di sera che mi hanno appassito in tempo record.

 

Hong Kong svetta verso l’alto ed è piena di colori.

Le strade sono piene di vita,

di gente e di pantigane giganti che attraversano sulle strisce tra pedoni frettolosi.

Ma parliamo di cose belle ovvero una cena delicious al Chiu Tang nel cuore della città 

Abbiamo assaggiato tutto il menù e bevuto litri di the caldo

( io continuerò sempre a preferire bevande ghiacciate

quando fuori c’è un caldo talmente torrido che l’Africa è una passeggiata )!

Ebbene, come ogni volta in cui decido di prenderla comoda,

ho pianificato i prossimi giorni in maniera serratissima

che questa è un’altra città che non dorme mai.

 

 

 

Camminare poco a Hong Kong è assolutamente impensabile.

 

Fosse solo per cambiare metro, sottoterra, dalla rossa alla verde.

Tocca macinare talmente tanti km che il contapassi va in tilt.

Ho visto migliaia di persone lì sotto.

Chi in prendisole

( con la protezione 50 che ti ustioni solo ad uscire dal portone di casa! ),

chi con jeans e felpa,

chi con le collant 80 denari contenitive e pure con due filetti di cashmere

che il cashmere, si sa, sta bene sempre.

 

 

È questo che mi sorprende delle grandi città asiatiche:

la varietà della gente che le abita.


Ogni volta mi fermo a guardarle e a fotografarle

per poi ricordarmi che anche quella volta a Singapore,

quell’altra a Kuala Lumpur

e pure quella a Tokyo.

 

 

Ebbene, non smetterei mai di ammirare la diversità.

E poi è tra i palazzi fatiscenti che svetta lo skyline di Hong Kong.

Venire qui senza salire sul Victoria Peak è un delitto.

Il Peak Tram che porta sulla cima è lì dalla fine dell’800

a ricordarci quanto il polmone verde della città fosse importante,

da sempre.

 

È da lassù che si può ammirare l’imponenza di Hong Kong

e la sua grande bellezza.

È da lassù che si respira quando a downtown l’afa di maggio ti stritola.

È da lassù che si parte per passeggiate immerse nel verde dei boschi

che avvolgono la montagna.

Ebbene, il mio telefono mi dice 10 km e più e siamo appena scesi.

 

Camminiamo tra negozietti tipici,

pieni di ciarpame misto a collane d’oro,

maschere di bellezza, ventilatori da borsetta,

gattini che salutano con la zampina,

panda e frutta fresca.

 

 

Hong Kong è così: tutto ed il contrario di tutto.

Sul far del pomeriggio troviamo la forza di trascinarci al The Peninsula

per quella che io reputo un’esperienza di vita.

Un afternoon tea che ci riporta immediatamente agli anni ‘20.

Argenteria e fiori freschi.

L’eleganza inglese che ancora si percepisce, e tanto.

La serenità data da un’orchestra che suona dalla balconata

per dame che sventolano smartphone al posto dei ventagli

e si scattano selfie mentre sgranocchiano scones e macarons.

 

Vivere per rivivere.

Assaporare.

Espirare pesantezza ed inspirare bellezza.

 

 

 

 

Macau è un delirio.

Macau palpita.

Macau ti trasporta in un’altra dimensione.

Portoghese fino al 1999 ed ora regione autonoma a statuto speciale della Cina

è un poutpourri di culture, stili, colori.

Ha una moneta sua, la Pataca di Macau, e 40 casinò.

E questo la dice molto lunga.

Siamo arrivati con l’aliscafo veloce e con una fame da terzo mondo

perché il sonno ha vinto sulla colazione 10-0.

Ma che ingenuità pensare di pranzare a Macau.

Siamo stati catapultati nel cuore pulsante di questa città

a metà tra fantasia e realtà.

 

Siamo passati dai grattacieli modello MGM

alla Casa do Mandarin che se venite da queste parti non potete non visitare.

Abbiamo percorso km tra dedali di stradine piene di gente, di risa e di vita.

Abbiamo ammirato ciò che è rimasto della Cattedrale di San Paolo

e passeggiato ad Amsterdam, a Parigi, a Venezia.

Come una Las Vegas d’Oriente,

Macau ti porta dall’eleganza dei vecchi templi cinesi al kitch degli Strips,

dai negozi lussuosi alle baracche a bordo strada.

Eppure ai nostri occhi è apparsa così affascinante.

In molti mi hanno chiesto se la preferisco a Hong Kong

ma vi giuro non so rispondere.

Quando si parla d’Oriente il gioco si fa serio.

È stato il mio amore adolescenziale

( il secondo ad onor del vero – che, comunque, non si scorda mai neanche quello!!!! ),

quello dei primi viaggi da sola,

quello che torni a casa e invece dell’autoabbronzante e delle ciglia finte

ti cospargi di polvere di riso e perle che ti fanno così elegante.

Ecco, io ho avuto un colpo di fulmine che avevo neanche 20 anni

e finalmente sono tornata qui per riprendere quel famoso filo che avevo lasciato vagante.

So che andremo lontano ma dove è ancora difficile a dirsi.

Ho scelto di vivere in divenire, come mi hanno insegnato qui.

Lo so, ci ho messo un po’,

ma vi giuro che tornare indietro ora è impossibile.

P.S. per non farci mancare niente abbiamo cenato ad Hong Kong

perché ho avuto una dritta da un’amica che mi ha detto solo: Mango Tree

E così Mango Tree fu.

Una cena thai/fusion da leccarsi i baffi.

Mi ritrovo al 12esimo piano con lo skyline di fronte a scrivere

e a ripercorrere momenti che so resteranno indelebili.

 

 

Il bello di avere amici viaggiatori è posto che vai,

consiglio che ricevi.

Grazie a Silvia oggi siamo arrivati a Lantau,

l’isola più grande di Hong Kong, famosa per la sua natura incontaminata,

le colline verdeggianti, le enormi vallate,

i sentieri selvaggi, i monasteri ed i monumenti storici.

Siamo saliti con la teleferica dopo una colazione in un china bistrot

dove mi sono innamorata del classico americano naturalizzato a Hong Kong

che con i suoi bicipiti ed il suo sorriso smagliante hanno illuminato la mia giornata nuvolosa.

 

How to fall in love in Hong Kong?

Chiedete a me e vi sarà spiegato 

 

Lantau è proprio come mi è stata descritta:

verde, silenziosa, zen.

Tempio buddista con Buddha gigante

che troneggia sulla cima che pare esser lì a benedire tutti noi.

La pace che si respira lassù ti avvolge come il vento che muove capelli e nuvole.

C’è un bel sole mentre a downtown è nebbia fitta.

Ci sono le ragazze con l’ombrellino di carta

che tengono al sicuro la loro pelle di porcellana.

Ci sono le mucche che qui sono sacre.

Ci sono cani, tanti cani, tutti cicciotti e felici.

E poi più giù, a 10 minuti di taxi,

’è Tai O che dovete assolutamente visitare se venite qui.

 

Quanto aveva ragione Silvia.

 

Si torna indietro in un attimo.

È il passato che rivive,

la Cina che tutti noi immaginiamo.

Il vero villaggio di pescatori con il suo mercato e le case sulle palafitte.

Sembra di essere in una favola.

 

E anche la nostra, alla fine, è una favola.

Festeggiamo 25 anni di amicizia.

 

25 anni di incontri in giro per il mondo che noi si vive in continenti diversi

( e quindi ancor di più complimenti a noi per la caparbietà che mica è tutto così facile! ).

Decidiamo di festeggiare nel locale più alto del mondo.

118esimo piano.

2 minuti scarsi di ascensore.

 

L’ Ozone ci accoglie e non ci lascia più.

Ne abbiamo di cose da raccontarci

ma soprattutto ne abbiamo di cose per cui essere grati.

Abbiamo passato momenti impegnativi, drammatici anche,

ma se siamo ancora qui è perché ci abbiamo creduto

e non abbiamo mollato mai.

Anche quando ci si sono messi di mezzo interi continenti.

 

Perché il bene arriva dappertutto.

Perché l’amore è l’unica cosa che può renderci migliori.

Amate e amatevi.

Ditevelo.

Ricordatevelo.

Fatelo oggi che domani potrà essere migliore o peggiore,

ma non sarà mai ora.

 

Grazie per questi momenti magici Hong Kong.

Colpita e affondata 

 

Di Hong Kong mi rimarranno dentro i colori sgargianti,

la natura lussureggiante in una delle metropoli più densamente popolate al mondo,

il profumo del riso saltato, i grattacieli alternati alle case sulle palafitte,

i taxi colorati che colore che scegli quartiere della città che vai,

le camminate lunghe km che tra una fermata della metro e l’altra ci stanno una città,

una provincia e qualche centro commerciale,

il caldo – tanto caldo da farti mancare il respiro ma è vero che ci si fa l’abitudine.

Il bar più alto del mondo che da la sensazione di ondeggiare ad ogni passo.

Le ragazze con l’ombrellino di carta,

così lontane da noi che rincorriamo il sole ad ogni costo.

I villaggi dei pescatori in cui si fa un salto indietro di almeno 50 anni.

Il Buddha con i suoi templi.

E i giardini.

Quei giardini che sembrano incantati.

Le mucche che passeggiano lungo la strada e le serrande colorate.

Quell’aura di coloniale che ancora aleggia.

I nostri the pomeridiani.

Lenti, lentissimi.

Zen.

La magia del riuscire finalmente ad assaporare la bellezza.

Anche dopo essermi accorta di aver sbagliato la data del rientro

( e non mi era mai successo prima! ).

 

Ma è stata soprattutto il luogo dove abbiamo celebrato i 25 anni di un’amicizia

nati sui banchi di una High School americana e arrivati fino a qui.

 

Ebbene, Hong Kong, per me, è stata una grande sorpresa.

Una ventata di aria fresca dopo un periodo pesante.

Un nuovo inizio  

 

 

 

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