GIORDANIA
Furgoncino scassato,
Babbo Natale appeso sopra la testa,
i Beatles in sottofondo e atmosfera modello The Boat that Rocked.
Di vero ci sono solo il furgoncino e Babbo Natale ma lo spirito è questo.
Siamo atterrati in Giordania in piena notte e siamo stati accolti così.
Oggi abbiamo iniziato il nostro tour andando verso nord,
dove le strade sono costellate di ulivi.
Ci siamo arrampicati fino al Castello di Aijloun,
fortezza abitata fino al 1955 dai beduini.
Da lassù controllavano Siria, Palestina e Israele.
Un delirio di scale,
un saliscendi che nemmeno i migliori squat
e che mi ha riportato immediatamente in Libano e in Oman.
Un caffè al cardomomo per riscaldare corpo
e cuore prima di spostarci verso Jerash.
Oh mamma, che meraviglia Jerash.
Sepolta per secoli sotto la sabbia,
poi scoperta e riportata alla luce,
testimonia la grandezza dell’impero romano in medio oriente.
Una vera metropoli dell’antichità,
fatta di edifici decorati e favorita dalla posizione privilegiata adiacente alle vie
commerciali nabatee,
divenne una delle città più ricche di tutto l’Impero Romano.
Si cammina per ore a testa insù e con gli occhi sgranati.
Un suono di cornamusa ci porta nel centro di un anfiteatro dove troviamo bambini danzanti
e allegri beduini suonanti.
Lungo la strada del cardo,
l’albero del pepe che non so voi ma io è la prima volta che lo vedo
Abbiamo pranzato con riso bianco
( rigorosamente importato che qui l’acqua è davvero carente ) e verdure,
hummus e tanta frutta.
Rientrati ad Amman ci siamo fermati al Souk
che qui si trova nella città vecchia ed è pieno di ciarpame
in gran parte cinese perciò davvero poco interessante.
Il mercato ortofrutticolo, invece, è un tripudio di colori.
Un delirio di gente urlante e caschetti di banane piccoline ma buonissime.
Seduta davanti al camino nella hall dell’albergo,
mentre scorro le foto e whatsappo gli auguri di fine anno in anticipo
( che domani si parte per il campo tendato e di connessione non se ne parla nemmeno )
che ripenso a quanta bellezza ho avuto la fortuna di vedere quest’anno.
Odio i bilanci ed i buoni propositi.
Detesto stilare to list e piani
( so già che verrò ripresa per questo ma giuro che mi impegnerò ).
Dribblo la testa e seguo sempre quel pazzo del mio cuore.
Eppure riesco ad essere felice.
C’è amore nell’aria, respiriamolo.
C’è speranza, crediamoci.
C’è vita, viviamola
Si dice che Petra sia una delle otto meraviglie del mondo antico,
il tesoro più prezioso della Giordania.
I Nabatei, arabi gitani, la crearono nel 350 a.c.
scavando la roccia calcarea che cambia colore a seconda della luce
e la trasformarono in snodo cruciale per le rotte commerciali della seta e delle spezie,
grazie alle quali Cina, India e Arabia del Sud poterono entrare in contatto con Egitto, Siria, Grecia e Roma.
Per entrare a Petra bisogna oltrepassare il Siq, stretta gola fiancheggiata da ripide pareti rocciose.
Alla fine del Siq appare maestoso il Tesoro.
Ecco, la sensazione che si prova è difficile da spiegare.
Ci si aspetta la maestosità e ci si ritrova davanti all’infinito.
Infinito dato dalla lunga passeggiata attraverso il Siq per arrivare a godere di cotanta bellezza.
Perchè la felicità è anche un lavoro, non è gratis, la si costruisce e la si cura.
E la mia felicità si nutre ogni volta che ho la fortuna di poter percorrere nuove strade.
Il nuovo anno, per me, inizia qui.
Da una notte di balli e feste in un campo beduino e qualche ora di sonno in tenda che non fa per me
– e ora ne ho la conferma –
ma che ti rimette in pace con il mondo.
Un cielo stellato ed un fuoco acceso riscaldano il cuore e riempiono l’anima.
Mezzanotte con panettone e birra calda.
Mezzanotte con la musica dei gloriosi anni ‘80 che la musica a Capodanno resta uguale da Cortina alla Giordania!
Mezzanotte senza Wi-Fi.
Chi mi conosce bene sa che odio gli auguri di inizio d’anno perchè a chi voglio bene auguro cose belle ogni giorno
ma soprattutto auguro di avere sempre un animo curioso, occhi sempre aperti e cuore pulsante
Negli ultimi 7 anni, dopo la guerra in Siria,
la Giordania ha perso tantissimo turismo nonostante sia un paese sicuro e stabile
in quanto stato cuscinetto importante per Israele.
Ad Amman ci sono 4 milioni di abitanti, di cui almeno un milione sono profughi.
Nata in origine con sette colli, adesso sono diventati 22.
Abbiamo percorso km e km con il nostro furgoncino vintage,
passando dalla nebbia fitta delle montagne al sole del deserto.
Siamo saliti sul Monte Nebo per allungare lo sguardo fino alla Cisgiordania.
Poi siamo scesi a Madaba, città che custodisce la mappa mosaico di Gerusalemme
e della terra santa e dove sono tornata immediatamente bambina, ai tempi delle elementari,
quando le suore ci facevano ordinare e incollare con religiosa calma piccoli tasselli di mosaico colorato.
Ho portato a casa una collana con un ciondolo verde e rosso pieno di pietrine mosaicate.
Ho imparato che le tende che loro usano come case sono fatte di lana di capra e lana di dromedario
che con l’acqua si gonfiano e non permettono alla pioggia di penetrare e con il sole si seccano e fanno passare l’aria.
Praticamente un inverter casereccio che ho testato e che vorrei piantare nel mio giardino
Ho ascoltato i racconti politici e religiosi dei giordani e finalmente ho fatto chiarezza su Cisgiordania, Palestina e Terra Santa
– che sono la stessa cosa, sunniti, sciiti, Islam, confini e zone – ahimè – di guerra.
Abbiamo percorso la via della seta e l’autostrada del deserto
( autostrada è un simpatico eufemismo che le strade, come il Wi-Fi, non sono il loro forte ).
Abbiamo raggiunto il Wadi Rum o Valle della Luna e dopo un pomeriggio in jeep
sulle tracce di Laurence d’Arabia abbiamo raggiunto il secondo campo tendato
dove abbiamo cenato e guardato luna e stelle luminose nel cielo
Le tende e i campeggi non fanno per me ma la magia che si prova in questi posti è innegabile
ed il silenzio della notte magico.
In Giordania non esiste un treno passeggeri,
la loro ferrovia trasporta solo merci,
nello specifico il fosfato dal nord al sud.
Stamattina ci siamo fermati nel Wadi Rum a visitare un antico treno turco ottomano del 1898
dismesso battente ancora bandiera turca ottomana che percorreva sempre la stessa linea
che attraversa Libano e Siria ed arriva alla Mecca.
Percorrendo l’autostrada del deserto in meno di due ore siamo arrivati ad Aqaba, sul Mar Rosso,
la prima città ad essere stata liberata dagli ottomani ai tempi di Re Abdullah e Lawrence d’Arabia
ed è l’unico sbocco sul mare della Giordania.
( 20 anni fa è diventata porto franco perciò lo shopping è stato feroce )
Il controllo al check point è molto accurato essendo vicinissima ad Israele e Arabia Saudita.
Ma poi arrivi in hotel e trovi l’estate con i suoi colori ed il suo calore.
Questa cosa che bastano 30 km e si passa dal freddo polare al caldo torrido è pazzesca.
E poi sarà Mar Morto e fanghi e massaggi e relax, finalmente!
L’alba sul Mar Rosso è talmente delicata che non ti fa pentire della sveglia ad un’ora così infelice.
Stamattina siamo partiti prestissimo alla volta del Mar Morto.
Abbiamo costeggiato il confine con Israele per circa 350 km fino a raggiungere il nostro resort.
Quattro lunghe ore sul nostro furgoncino vintage ammirando il rigoglioso verde israeliano
che loro i problemi di acqua non sanno nemmeno cosa siano ma soprattutto l’acqua l’hanno desalinizzata.
Pensare che il Mar Morto con i suoi 416 mt sotto il livello del mare sia il punto più basso del mondo fa una certa impressione
ma ammetto che non appena infangata ho smesso di farmi tante domande,
mi sono immediatamente sentita una Cleopatra de noialtri
e mi sono goduta la meraviglia di una SPA veramente naturale.
L’acqua qui è dieci volte più salata dell’acqua di mare, calda e ricchissima di minerali.
Ci si può immergere e leggere il giornale, chattare o darci di selfie
che tanto si galleggia meglio che sul flamingo in piscina
Abbiamo cenato all’aperto ammirando le stelle e Gerusalemme illuminata che Israele è davvero vicinissima!
Della Giordania non dimenticherò la meraviglia e lo stupore che ho provato all’ultima curva del Siq
prima di intravedere il Tesoro.
Il silenzio magico del deserto in una notte piena di stelle
I balli intorno all’immenso falò acceso aspettando il nuovo anno con panettone e birra calda.
Il passare dagli zero gradi con sciarpa, piumino e guanti termici ai trenta gradi con costume,
infradito e Maracaibo in sottofondo.
( tutto questo in sole due ore di macchina )
Il vento che mi ha avvolta e travolta mentre su una jeep scassata attraversavamo il rosso Wadi Rum.
La gente accogliente e ospitale.
I posti di blocco spesso e volentieri che mi sono sentita più al sicuro qui che a casa mia.
Il mio primo albero del pepe.
I fanghi neri del Mar Morto che quando si seccano pare che ti si stacchi la pelle.
Galleggiare nel Mar Morto senza trucco e senza inganno.
I tramonti.
Ragazzi, che meraviglia i tramonti giordani
Le ore passate a scrivere durante i nostri spostamenti in quel furgoncino che mi mancherà un sacco.
La nostra guida Mutasem che pare un orsetto della Thun ma con un bagaglio di cultura immenso.
È grazie a lui se adesso ho fugato ogni dubbio arabo,
se mi sono appassionata ancora di più a questo paese meraviglioso,
se torno a casa felice e piena di voglia di raccontare,
che un passaggio qui lo dovrebbero fare tutti almeno una volta nella vita
- La vedete questa carovana?
- Siamo noi, il nostro gruppo giordano.
- Per la prima volta ho scelto un viaggio organizzato ed è andata benissimo.
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