Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo. Federico Fellini Che io sia una lettrice accanita è cosa nota. Che fare domande sia una delle mie passioni…
Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo.
Federico Fellini
Che io sia una lettrice accanita è cosa nota.
Che fare domande sia una delle mie passioni è altrettanto noto.
Che chiaccherare con l’autore mi piaccia tanto quanto
( forse anche di più )
leggere lo sapete tutti ormai.
Ed eccoci qui a parlare di ” Una Storia Straordinaria “ con Diego Galdino.
Una storia d’amore e di dolore, di cadute e di risalite, di forza e di rinascita.
E si sa che, quando si parla di rinascita, vengo colpita e affondata che,
nonostante sia l’ultima dei non romantici,
alle rinascite ho dovuto piegarmi.
Quando succede,
del tutto inaspettatamente,
tocca accettare di non essere immuni
ma soprattutto certe cose non sono spiegabili.
Possiamo interpellare la chimica, la magia, il destino, il fato.
Certo è che sono le emozioni a muovere il mondo.
Emozioni che si provano, anche, leggendo un libro.
Diego Galdino vive a Roma, autore, non solo di romanzi, ma anche dei più fantasiosi caffè della capitale.
Definito da Il Messaggero il Cindarella Man della letteratura, è tradotto in molti paesi europei e del suo romanzo d’esordio ” Il Primo Caffè del Mattino ” sono stati venduti i diritti cinematografici in Germania.
Sono abituata ad iniziare con le domande inerenti al libro e a finire parlando della storia dell’autore ma con te vorrei fare il contrario perchè ho riscontrato delle similitudini nel nostro percorso – cosa che raramente mi accade ma di cui spesso mi viene chiesto – perciò colgo la palla al balzo per dare libero sfogo alle domande.
Dall’attività commerciale di famiglia alla scrittura il passo non è breve.
Cosa ti ha portato a scrivere?
Sicuramente l’amore, la voglia di raccontare la mia storia d’amore, una storia d’amore finita male, anzi forse mai iniziata, se non nel mio cuore e nella mia testa. Ho usato la scrittura come un confidente, come se dicessi senza filtri, senza paura quello che sentivo prorompere dal mio io più profondo, seguendo alla lettera nel vero senso della parola il principio del movimento romantico per eccellenza…Sturm und drang, tempesta e impeto…
Ho letto del tuo viaggio di un giorno partendo da Roma passando attraverso la Cornovaglia per arrivare a Penzance, una delle ultime cittadine d’Inghilterra, fino alle scogliere di Land’s End e mi sono commossa.
Un po’ perché sono una viaggiatrice seriale ma soprattutto per il motivo che ti ho portato fino a lì.
Mi piacerebbe che tu ce lo raccontassi, perché sono convinta che tutti abbiamo bisogno di ricordarci che sono le emozioni ed i sentimenti a muovere il mondo ( o a farci muovere nel mondo! ).
Ho iniziato a scrivere molto tardi, ma poi non ho più smesso. Per me la prima storia che ho scritto resta indimenticabile perché è nata in un modo particolare e per merito di una ragazza a cui sono stato molto legato…Un bel giorno mi mise in mano un libro e mi disse: «Tieni, questo è il mio romanzo preferito, lo so, forse è un genere che piace più alle donne, ma sono certa che lo apprezzerai, conoscendo il tuo animo sensibile». Il titolo del romanzo era Ritorno a casa di Rosamunde Pilcher, e la ragazza aveva pienamente ragione: quel libro mi conquistò a tal punto che nelle settimane a seguire lessi l’opera omnia dell’autrice. Il mio preferito era I cercatori di conchiglie. Scoprii che il sogno più grande di questa ragazza di cui ero perdutamente innamorato era quello di vedere di persona i posti meravigliosi in cui la Pilcher ambientava le sue storie, ma questo non era possibile perché un grave problema fisico le impediva gli spostamenti lunghi. Così, senza pensarci due volte, le proposi: «Andrò io per te, e i miei occhi saranno i tuoi. Farò un sacco di foto e poi te le farò vedere». Qualche giorno più tardi partii alla volta di Londra, con la benedizione della famiglia e la promessa di una camicia di forza al mio ritorno. Fu il viaggio più folle della mia vita e ancora oggi, quando ci ripenso, stento a credere di averlo fatto davvero. Due ore di aereo, sei ore di treno attraverso la Cornovaglia, un’ora di corriera per raggiungere Penzance, una delle ultime cittadine d’Inghilterra, e le mitiche scogliere di Land’s End. Decine di foto al mare, al cielo, alle verdi scogliere, al muschio sulle rocce, al vento, al tramonto, per poi all’alba del giorno dopo riprendere il treno e fare il viaggio a ritroso insieme ai pendolari di tutti i santi d’Inghilterra che andavano a lavorare a Londra. Un giorno soltanto, ma uno di quei giorni che ti cambiano la vita. Tornato a Roma, lasciai come promesso i miei occhi, i miei ricordi, le mie emozioni a quella ragazza e forse le avrei lasciato anche il mio cuore, se lei non si fosse trasferita con la famiglia in un’altra città a causa dei suoi problemi di salute. Non c’incontrammo mai più, ma era lei che mi aveva ispirato quel viaggio e in fin dei conti tutto ciò che letterariamente mi è successo in seguito si può ricondurre alla scintilla che lei aveva acceso in me, la voglia di scrivere una storia d’amore che a differenza della nostra finisse bene e poi non ho più smesso fino ad arrivare a Il primo caffè del mattino…
Il tuo primo romanzo ” Il primo caffè del mattino ” è del 2013 ( non l’ho ancora letto ma da oggi è nella mia lista ) ed è stato definito un caso letterario.
Da lì non ti sei più fermato.
Oggi ti pubblicano in Germania, Austria, Svizzera, Polonia, Bulgaria, Serbia, Spagna e Sudamerica.
Come nasce un tuo romanzo?
Hai uno scrittore di riferimento?
I miei romanzi nascono tutti alla stessa maniera. Il filo conduttore della storia è un gomitolo con cui giocano la mia fantasia ed il mio cuore quasi fossero le zampe di un gatto che lo spingono in avanti correndogli poi dietro… Questo gomitolo parte e l’intreccio narrativo si dipana nella mia testa, senza fermarsi mai se non tra le pagine scritte del mio libro. Il mio punto di riferimento letterario è sempre stata Jane Austen e il suo romanzo Persuasione che è il mio libro del cuore. Come lei scrivo cercando di rendere leggendario l’ordinario.
Finalmente parliamo di ” Una storia straordinaria “.
All’interno del libro affronti una moltitudine di temi con la leggerezza di una carezza.
Penso alla perdita della vista di Luca, il protagonista.
Credi che la nostra società sia pronta ad accettare la diversità come ha saputo fare Silvia e che davvero il destino di ognuno di noi sia già scritto?
Non lo so se la nostra società sia pronta ad accettare la disabilità. Io credo che ogni persona viva i propri sentimenti arbitrariamente e si rapporti di conseguenza al mondo che la circonda. Noi siamo la società e se essa ancora non accetta la disabilita vuol dire che sono di più le persone che non si fidano dei sentimenti che quelle che si fidano. Io credo nel destino, ma credo anche che se il protagonista del film Serendipity non fosse entrato in ogni libreria di libri usati per sfogliare la copia de L’amore ai tempi del colera sperando di trovare il numero scritto da Sara, il destino non l’avrebbe ricompensato. È sempre una questione di fede… Nel destino, nell’amore.
Affronti il tema del “superare il trauma” da prospettive diverse.
Silvia, una donna aggredita – ahimé tema molto attuale! – che continua a vivere con la paura che non l’abbandona mai e Luca che si ritrova disabile e che lavora per modificare la sua vita fino a rinascere nuovamente, anche grazie a lei.
Credi ci siano delle differenze tra disabilità fisiche, ovvero presenti oggettive tangibili e traumi subiti, che sopravvivono ancora nella nostra testa ma che all’esterno non sono visibili?
Alla fine, in entrambi i casi, si rischia di vivere una vita limitata, a metà.
Forse le ferite dell’anima sono più dolorose e trancianti di quelle fisiche. Perché nel caso di Luca e della sua improvvisa cecità entra in gioco l’istinto di sopravvivenza che materialmente ti porta a reagire con i fatti per superare le oggettive difficoltà. Lui lo sa che non potrà più guardare le persone che ama, la sua città, i film, la cecità non lo coglie alle spalle, l’affronta sul campo di battaglia della vita faccia a faccia. Il nemico di Silvia è meschino, infido, si nasconde tra le pieghe della paura è un terrorista che ti colpisce quando meno te l’aspetti e ti lascia nell’impotenza di ignorare quando e dove tornerà a colpirti. Per assurdo tra i due è più Silvia che ha bisogno di Luca e non il contrario.
L’amore che abbatte i muri, che distrugge le corazze che con fatica e precisione certosina ci costruiamo per difendere la parte più intima di noi ma soprattutto la rinascita grazie ad una persona che ci completa.
Puro romanticismo da romanzo o pensi esista davvero qualcosa di così forte, capace di stravolgere la vita?
L’amore quello vero ti rende coraggioso, capace di qualsiasi cosa, sprezzante del pericolo, si dice sono innamorato pazzo… L’amore ti rende imprevedibile ed è tutto lì…Chi è innamorato non è mai scontato, non è ordinario o ripetitivo… Un giorno è Romeo, un giorno vive sulle cime tempestose, un giorno ha le sue cinquanta sfumature di grigio, di nero, di rosso, ma soprattutto di rosa. Con un innamorato non ti annoi mai… perché lui cambia in meglio tutto, le tue giornate, la tua vita, restando sempre se stesso…innamorato di te.
È un libro che parla di sensi e di “sentire”.
Un libro che colpisce e destabilizza perchè non c’è solo amore ma ci sono anche dolore, rabbia, paura.
Credi siamo veramente capaci di vivere e di sentirci profondamente senza passare attraverso il dolore?
Io credo che non si debba per forza soffrire per sentire l’amore. In realtà l’amore dovrebbe servire a farci stare sempre allegri e con il sorriso sulle labbra. L’amore è una bilancia che su un piatto pesa la felicità e sull’altro la tristezza e il piatto con sopra la felicità deve lasciare l’altro sospeso a tre metri sopra il cielo.
La passione che unisce Luca e Silvia è il cinema.
All’interno del romanzo ci sono parecchie citazioni, sia cinematografiche che musicali.
Quanto di te e della tua storia straordinaria c’è nel libro?
A parte la cecità e Silvia… Tutto.
Io quando scrivo non posso fare a meno della mia playlist, che varia a seconda del momento ma soprattutto del mio “sentire”.
Una Storia Straordinaria ne ha una?
Beh… Certamente tutte le musiche di Yiruma fanno parte della colonna sonora del libro che inizia con Silvia lo sai di Luca Carboni e finisce con C’era una volta in America di Morricone.
A Roma…
Eterna come l’amore?
O semplicemente una dichiarazione d’amore alla tua città?
Rispondo come fece la Principessa Anna nel film Vacanze Romane…”Roma è Roma.”
Avrei ancora un milione di domande da farti perché il tuo libro raccoglie emozioni, sentimenti, passioni, vita vissuta.
Io l’ho usato come terapia, per andare ad illuminare alcuni angoli di me stessa che ho volutamente lasciato al buio per anni.
Non ti dirò cosa ne è uscito così, al prossimo romanzo ed alla prossima intervista, sapremo da dove partire 😉
Grazie per averci raccontato una storia leggera come dovrebbe essere la vita ed intensa come dovrebbe essere l’amore.