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Di Make – Up e bellezza! Intervista ad Aurea Parovel, make – up artist!

    Quando si parla di trucco e di bellezza bisogna essere chirurgici che pare un argomento leggero ma in realtà è importante quanto seguire un’alimentazione sana, praticare un’attività fisica…

 

 

Quando si parla di trucco e di bellezza bisogna essere chirurgici

che pare un argomento leggero ma in realtà è importante

quanto seguire un’alimentazione sana,

praticare un’attività fisica regolare,

dormire bene.

E sono pronta a difendere le mie idee

con chi la pensa diversamente 😉

Perciò non avrei potuto scegliere persona diversa da lei.

Aurea Parovel.

Make – up artist illuminata.

La migliore secondo me.

Amiche dalla nascita, cresciute a pane e bellezza.

Sono di parte perciò preferisco che si racconti lei.

Io la riassumo così:

non una semplice truccatrice,

 anche un pò psicologa, amica, confidente.

Che poi, con ” confident ” riassumiamo tutto, no?

 

 

 

Aurea, amica mia, finalmente eccoci qui!
Ci abbiamo messo anni ma, alla fine, l’universo mette tutto al suo posto.
Il tuo Facebook recita così: “ Colori e pennelli “
Raccontaci un po’ di te.

 

Amo il profumo delle matite colorate, adoro il rumore del pennello sulla tela e molto spesso, nei negozi d’arte, trovo una sorta di quiete dalla tempesta della vita.

Il mio concetto di trucco va al di là del concept tradizionale, per esser da me definito più artistico, empatico ed empirico allo stesso tempo.

Non so se questa frase verrà molto apprezzata ma questo è quello che faccio.

Nasco da una famiglia decisamente artistica: mio padre un restauratore appassionato, mentre mia madre una colonna portante dell’estetica e truccatrice di successo a livello internazionale. Proprio grazie a mia madre ho ampliato la mia arte, dal disegno al make -up. I continui viaggi intrapresi insieme a lei nel mondo dell’Opera mi hanno marchiato il cuore e così la mia carriera artistica inizia nell’estate del 1995 con i primi corsi di disegno di nudo e subito dopo, carica di energia, mi sono iscritta all’Istituto d’Arte indirizzo Decorazione Pittorica.

 

 

Appassionata di arte fin da piccola.
Di te ricordo le guanciotte da mordere, la tua passione per i colori, la poesia, il teatro. Ed è lì che alla fine sei arrivata. Raccontaci del tuo percorso che parte dal Liceo Artistico e arriva all’Opera.

 

Proprio all’Istituto d’Arte ho avuto la possibilità di confrontarmi non solo con semplici insegnanti ma con grandi artisti i quali, oltre ad avermi insegnato tecnica e disciplina, mi hanno saputo tramandare la passione per l’arte e le sue molteplici forme.

Tirando linee con il pennello a mano libera, applicando foglie d’oro e gommalacca o piuttosto dipingere con tecnica ad affresco ho acquisito una grande manualità e sviluppato una percezione cromatica e visiva d’insieme, consolidando le mie capacità.

Subito dopo le superiori ho viaggiato e a Londra ho trovato una seconda casa che mi ha dato la possibilità espandere le mie doti di make – up artist.

Dovunque io andassi non ho mai interrotto la mia ricerca di bellezza ed armonia.

Nel 2012, assieme a mia madre, abbiamo unito le nostre passioni ed abbiamo iniziato l’avventura nel nostro amato Teatro Verdi di Trieste.

E’ proprio qui che ho scoperto la mia passione per l’Opera lirica, il backstage, quella magica frenesia della quale non si può più fare a meno.

Nel mondo teatrale ho trovato sfogo alla mia creatività.

In questo luogo riesco a dar piena luce alle mie passioni ed abilità di trasfigurazione, allo studio del colore, all’anatomia, alla velocità del segno e la precisione del tratto.

Ho investito molto: ho iniziato a far corsi ed esami con truccatori internazionali come Vittorio Sodano, Cristine Dupuys, Samantha Peluso, Daniel Auber, Stefano Guerra.

La mia carriera di make – up artist inizia all’età di 15 anni , all’improvviso.

Una sostituzione per un’Opera in atto unico!

Ricordo ancora quel giorno!

Mi sono buttata senza paura, mi veniva naturale.

Gianni Schicchi e la sua divertente Opera, io e una parrucchiera che non conoscevo.

Dopo questa prima avventura mi avvicinai al Teatro, non solo come truccatrice ma ho avuto anche la fortuna ed il piacere di collaborare alla realizzazione di bozzetti di abiti teatrali per Fabio Bergamo.

Dal lontanissimo 1995 in poi, la mia carriera artistica tocca molti settori del make – up, direi praticamente tutti!

Subito dopo il mio rientro a Trieste, ho lavorato allo IAL FVG come insegnante di trucco, disegno e storia dell’arte alle future estetiste e parrucchiere.

Parallelamente alla mia docenza ho aperto il negozio Kryolan City Trieste, diventando truccatrice accreditata Kryolan Fvg dopo un esame di tre giorni.

Lì ho potuto trasmettere tutta la mia esperienza  ad ogni cliente ed amico.

Aprire quel negozio in Corso Italia è stata una cosa speciale per noi, vero Francy?

Ho ancora gli orecchini che Massimiliano mi aveva comprato alla nascita di Alexander e tu eri lì ( lavoravamo vicine in quel periodo e sono stati anni meravigliosi, ndr )

 

Ho sempre pensato che truccare sia un atto estremamente intimo. Io mi sono fatta truccare in tante occasioni e quasi sempre da te. Credo sia necessaria una forte empatia perché si entra in stretto contatto, tu come la vivi?

 

La sensibilità al dettaglio.
Osservo in silenzio, la scruto con attenzione, guardo la scatola cranica, le proporzioni, guardo l’occhio nella forma e nel colore, sopracciglia forma e pelo, tipo di pelle, discromie cutanee.
Poi scrivo tutte le forme in una sorta di griglia strutturale e poi deformo l’immagine fino a trovare un rapporto armonico.
Questa riguarda la parte tecnica, poi c’è la parte sensibile, empatica.
Guardo come si muove, come parla, ho una sorta di sesto senso: capto il luccichìo della donna che c’è in lei.

Lo si capisce molto da come una persona si veste, che mani ha, come tiene i capelli.
Comunque credo d’esser portata ad intravedere lo spirito.
Leggevo le recensioni della mia pagina: sono così felice di trasmettere a chi mi circonda le mie peculiarità artistiche.

 

Tu lavori principalmente in teatro ma hai lavorato anche per il cinema, la moda, le spose.
Qual è la tua “ comfort zone” ?

 

Durante la mia carriera artistica ho potuto lavorare a sfilate di moda, tournèe internazionali, in televisione, al cinema, shooting, copertine a tiratura nazionale.

Il make – up sposa è uno dei miei cavalli di battaglia.

Penso che la sposa debba essere accompagnata dall’inizio della nostra conoscenza al giorno del matrimonio, creando così feeling ed energia.

Non mancano mai le mie mitiche tips sul make – up!

Quante lacrime con le mie spose…vi voglio beneeeeeeeee!!!

Sento di avere una buona, se non ottima padronanza in tutti i campi del make up.

Posso dire cosa non amo fare ma il fatto che abbia sempre lavorato molto e mi sia sempre dovuta confrontare con diversi settori e committenti mi ha resa molto sicura delle mie potenzialità.

 

Io ho avuto la fortuna di vederti al lavoro durante Il Barbiere di Siviglia e mi ha colpito la velocità con la quale riuscite a realizzare delle vere e proprie opere d’arte su visi tesi in attesa di entrare in scena.
Ci spieghi come si lavora con tempi stretti, stress alle stelle e, ultimo ma non ultimo, uno studio minuzioso dei copioni?

 

Nell’Opera teatrale ci si deve confrontare con molteplici sfide.

I cambi di committente mi danno la possibilità di variare da un make – up cinematografico ad un make – up teatrale, tradizionale e non.

Basta pensare che molto spesso nel teatro dell’Opera è richiesto un trucco cinematografico, natural, ampliando sempre più il nostro background.

I cantanti arrivano a scaglioni, due ore prima che inizi lo show, e dedico a ciascun artista dai 10 ai 20 minuti, qualsiasi sia il make – up.

Ovviamente in questi minuti si parla, ci si veste, si prova una scarpa e si ripassa la parte.

Nessuna recita è uguale alla successiva, una squadra che lavora insieme per portare in scena, tutti insieme, l’Opera.

The Show Must Go On so Run!

 

Da qualche anno tantissime ragazze danno consigli di trucco online.
I social sono alla portata di tutti perciò ci sentiamo tutte un po’ delle make up artist.
Tu sei sempre stata poco social, ma in questo momento così strano hai deciso di buttarti e abbiamo scoperto un nuovo lato di te: in video risulti chiara, spiritosa e autorevole. Pensi di continuare anche quando torneremo ai ritmi di sempre?

 

 

Mi sono definita molto poco social e tecnologica.

Credo che fare immagine sia importante, ma non bisogna tralasciare la realtà delle nostre caotiche vite.

Appena uscirò da queste mura ( siamo in quarantena causa Covid – 19 al momento dell’intervista, ndr ) vi prometto che vi darò delle tips di come truccarvi in metro o alla Lovat, ottimizzando sempre i tempi.

 

Parliamo di cose pratiche.
Quando ho detto alle mie amiche che ti avrei intervistata mi sono arrivati un sacco di messaggi: “ Chiedile qual è il fondotinta migliore, il mascara che fa venire le ciglia come Minnie, il rossetto che tiene tutto il giorno…”
Perciò iniziamo.
Tipo le pistole alla tempia della Bignardi!

Iniziamo dal fondotinta.

 

Il fondotinta migliore non esiste.

Esiste il più adatto.

Deve essere un amico, non un nemico.

La zona di prova per il fondotinta è il collo perchè in questa zona del corpo le due parti si devono fondere in maniera armonica.

La mano è diversamente pigmentata dai colori dell’incarnato perciò eliminate l’eccesso del fondo appoggiando sul viso una velina.

Ragazze usate sempre due fondi: uno del vostro colore ed uno leggermente più chiaro per illuminare la zona occhi, così da rendere più saturo e quindi più luminoso l’ombretto ed il blush.

 

Il mascara.

 

Il mascara è consigliabile metterlo prima del fondo così da rimuoverlo più facilmente nel caso doveste fare degli errori.

Buona regola per applicare il mascara mantenendo le ciglia separate è quello di tirare in tensione la palpebra in modo che lo spazio tra pelo e pelo aumenti.

Non date per scontato che il mascara debba essere nero.

Osate.

Siate uniche.

Provatene uno verde o blu a seconda dei vostri occhi.

Rimarrete strabiliate.

 

Il rossetto.

 

Il rossetto seguitelo con cura e adattatelo al momento della giornata.

Si parte dalle cappe centrali per raggiungere l’angolo della bocca.

Il rossetto va sempre applicato assieme ad una base matita dello stesso colore, così facendo non rischieremo mai di ritrovarci con il rossetto mangiato.

Ad oggi esistono 1001 rossetti, tinte etc.

Ognuno di loro ha un segreto nell’applicazione che vi mostrerò nei miei video.

 

 

E in ultimo, il fatidico eye liner.

 

Un buon segreto per applicare l’eyeliner è quello di trattenere il fiato mentre si tira la linea, perchè respirando tendiamo a muovere la spalla rischiando di fare una linea ondulata.

Osate con i meravigliosi eyeliner colorati!

Donne con gli occhi verdi provate un color terra di Siena: le vostre iridi diventeranno brillanti come non mai.

 

 

Chiudiamo con una domanda che sono anni che voglio porti.

Facci una lista degli indispensabili nella trousse di una donna. 

Copione:

Vacanza. Spiaggia. Serate d’estate.

 

Al mare si sa che l’abbronzatura non va d’ accordo con il trucco: troppo colore, indi meglio cambiare scenografia.

Portare sempre una BB Cream per le vostre serate o per i vostri incontri sociali ( con protezione solare, mi raccomando! ) del colore che voi sapete raggiungere con l’abbronzatura, ma di un tono più chiaro, in modo che sul volto si raggiunga un omogeneità di colore.

Ottimo, per tutte le età, usare una matita colorata con il mascara dello stesso colore, per esempio l’occhio verde potrà truccarsi con una matita viola e con mascara viola, una pennellata di terra magari con qualche pagliuzza dorata e, perché no, una spruzzatina anche sul corpo.

Proprio per il corpo sono in vendita degli olii nutrienti con uno spettacolare brillìo di oro liquido, una cascata di luce.

Il rossetto può essere di un rosa romantico o di un rosso che ricorda i colori delle rose, i fiori della passione.

Stesso discorso se si punta ad una matita bluette e, quindi, al mascara bluette.

Potete sempre ricorrere al tutto nero ma è troppo visto!

Nella trousse magica non deve mancare la soluzione micellare ,qualche cotton – fioc, assieme a delle salviettine struccanti, qualche pennello e un siero altamente idratante per il viso, possibilmente con vitamina C.

Sottinteso che la parte del leone in spiaggia la fa la crema protettiva 50, almeno i primi giorni ( non sempre la protezione della BB cream è sufficiente ).

E come tocco da super woman due gocce di profumo, magari che ricordi nell’aroma qualcosa di ancestrale, o anche un olio profumato.

In ultimo, ricordate che con il caldo le creme non vanno, sono appiccicose e fanno sudare; la crema solare già nutre quindi, per non essere lucide e trasudanti, meglio i sieri!

 

 

Chiudo sempre con il mio motto:

La parola trucco significa inganno, artificio, espediente.

E ricordate che il fine giustifica i mezzi!

 

 

 

 

Se volete vedere un pò dei suoi meravigliosi lavori

 

ma soprattutto non volete perdere i suoi consigli di bellezza seguitela qui:

 

Instagram

 

Facebook

 

 

Tutte le foto sono state fornite da Aurea Parovel – a parte i nostri selfie allo specchio e le nostre acconciature dell’ultimo minuto in garage  😉 

 

 

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Intervista a Filomena Torelli – quando fischiare è un’arte!

  Parliamo dell’arte di fischiare o whistler         Ho incontrato Filomena Torelli grazie ad un’amica comune, Maria Cioppi ( la sua intervista qui  ) a Pontedera.   Potrei…

 

Parliamo dell’arte di fischiare o whistler

 

 

 

 

Ho incontrato Filomena Torelli grazie ad un’amica comune,

Maria Cioppi ( la sua intervista qui  ) a Pontedera.

 

Potrei scrivere pagine e pagine su di lei perchè sono giorni che spulcio nel web

alla ricerca di informazioni

che una fischiatrice, nella mia vita, ancora non l’avevo incontrata.

 

Giovane e brillante, con un sorriso travolgente e un’esuberanza che me l’ha fatta amar fin dal primo momento.

Musicista e fischiatrice.

 

Un’artista a tutto tondo.

Se avete voglia di ascoltarla o scoprire qualcosa in più di lei:

La sua pagina Facebook

La sua pagina Instagram

Il suo canale YouTube

 

 

 

Filomena, siamo arrivate qui quasi per caso, grazie ad un incontro durante una spettacolo a Pontedera.

Toscana, mamma di due bimbi, ti definisci carismatica, originale, curiosa.

Amante dell’arte in ogni sua forma.

Raccontaci un po’ di te.

 

Curiosa è la parola chiave!

La mia curiosità mi ha portato a sperimentare e a canalizzare le mie energie in maniera positiva.

Il whistling ha preso passionalmente la mia vita quando sono diventata mamma, non avendo più tempo per studiare il mio strumento (suono il flauto traverso) ho concretizzato che avevo una capacità che altri non avevano: potevo leggere (fischiare) lo spartito in tutte le sue forme, senza omettere abbellimenti staccati, trilli e legature.

Ho cominciato ad intensificare lo studio fischiato e la resilienza di una madre fa miracoli.

Ho cominciato ad esibirmi come solista con l’orchestra poi con una pianista!

Avevo realizzato il mio sogno.

 

Appassionata di musica.

Flautista prima e fischiatrice poi.

Quando hai iniziato a suonare il flauto e da dove nasce questa passione?

 

Sono la classica bambina di paese che a 9 anni inizia a suonare in banda.

Mi emozionavo davanti al pubblico quando a soli 16 anni suonavo pezzi come “Il pastore svizzero “ di Morlacchi e piangevo dall’emozione forte (cosa che mi capita ancora! ).

Fischiare è sempre stata una realtà parallela alla musica strumentale.

Hai presente il solfeggio cantato?

Bene, io fischiavo!!!

 

Dal flauto al fischio il passo non è poi così breve.

Come ci sei arrivata?

Come dicevo prima sono due realta’ che si muovono parallelamente, che si completano ma l’una ha preso il sopravvento sull’altra nel momento in cui mi sono sentita in “cattività”.

Impossibilitata dall’arrivo dei bambini (Alessandra 6 e Daniele 3 anni) non potevo più studiare flauto e una mamma sa cosa intendo quando mi esprimo dicendo: ”mi sentivo in gabbia”!!

Diciamo che ho saputo trasformare quell’energia compressa in una forma artistica,capace di farmi risentire VIVA.

 

Suoni ancora o ti dedichi unicamente al whistle? 

Mi capita di rado ma quando suono e l’aria vibra attraverso il mio strumento ho ancora forti emozioni!

 

Quanto l’esercizio del respiro grazie al flauto ti ha aiutato a fischiare ma soprattutto ti senti ancora una musicista?

 

Fondamentali le mie conoscenze musicali: dalla respirazione all’emissione di suoni caldi e scuri piuttosto che di acuti, all’esercizio del fischiato-parlato che arricchisce le sonorità….sicuramente sarebbe stato diverso se non fossi stata una musicista!

 

Come e se è cambiato il rapporto con gli altri musicisti? Ti considerano parte dell’orchestra o “ l’ospite d’onore” ?

Sono io che, finalmente, continuo a sentirmi parte dell’orchestra…. mentre avverto con stupore, che mi accolgono come l’ospite d’onore!!

 

Hai partecipato a parecchi programmi televisivi come “ I soliti ignoti “ e “Italia’s Got Talent” e credo fossi la prima. Ho sentito parlare di whistlers stranieri ( LP, per esempio, oltre a cantare fischia benone! ndr ) ma in Italia è ancora cosa poco nota. Siete in tanti?

 

Non siamo in molti.

Ad oggi, che io sappia (che abbiano un progetto legato al fischio ) siamo solo in tre.

Ognuno con il suo genere ma uniti dalla stessa passione.

 

Ho visto che hai un repertorio molto ampio: passi da Mozart, a Puccini, al Canarino di Grupyn ( un’esibizione da pelle d’oca e la trovate su YouTube, ndr ) a Kill Bill. Le tue preferenze musicali sono le stesse sia quando si parla di musica da ascoltare che quando si parla di musica da fischiare?

 

Io ascolto di tutto.

La musica mi piace, mi fa sognare! Ma i pezzi che scelgo per il whistling sono selezionati accuratamente per poterne tirare fuori le caratteristiche fondamentali.

Rossini per l’abilita’ tecnica, Puccini per la potenza del sentimento che il fischio rievoca e spesso ho azzardato con pezzi dei Muse dove gli acuti vanno alle stelle!

Questo mi aiuta a misurarmi.

Il canarino di Grupyn è stata una vera sfida: ho avuto l’approvazione dei migliori ottainisti italiani e questo mi rende orgogliosa.

 

Hai un canale YouTube con moltissime visualizzazioni, una pagina Facebook ed una Instagram. Quanto il social aiuta a diffondere un’arte così particolare e ancora così poco nota?

 

Molto…senza sarei chiusa tra quattro mura e non avrei avuto la visibilità che ho!

Ho sacrificato la mia privacy per giusta causa.

 

Hai in previsione altre esibizioni televisive o concerti o eventi in cui potremo ascoltarti?

 

L’altro giorno sono stata ospite in diretta, a I Fatti Vostri accompagnata dall’orchestra del maestro Morselli (troppo ganzo)…

E domani (10 marzo ore 17 su radio2 ) intervistona alla radio !!

Nessun concerto in programma ma molti progetti futuri!!!!

 

 

 

 

  1. https://www.youtube.com/watch?v=Apm36shJjUs

    https://www.youtube.com/watch?v=jxL3mkNrg-0

 

 

3 commenti su Intervista a Filomena Torelli – quando fischiare è un’arte!

Intervista a Stefania Campanella – Formentera Non Esiste

  Formentera. La mia isla ed i suoi punti fermi. Passano gli anni ma loro sono sempre lì, ancorati, felicemente. Sempre pronti a ricordarmi che se sono vecchie abitudini evidentemente sono…

 

Formentera.

La mia isla ed i suoi punti fermi.

Passano gli anni ma loro sono sempre lì, ancorati, felicemente.

Sempre pronti a ricordarmi che se sono vecchie abitudini evidentemente sono buone abitudini.

Grazie a quel meraviglioso mondo che è Internet sono incappata in Stefania Campanella.

Me lo ricordo benissimo: a pranzo in una giornata di sole, ordinando del sushi.

E’ stato colpo di fulmine al primo ciao al telefono!

 

Stefania, dal nostro ultimo caffè insieme al Matinal di Formentera a quiPrima di iniziare a parlare del tuo libro e dei tuoi progetti raccontaci un pò di te.

Da sempre quando ho qualcosa di importante da comunicare lo faccio con la scrittura.

Infatti sono laureata in Lettere, ho fatto la copywriter per tanti anni e ho scritto qualche libro, la maggior parte per raccontare Formentera.

Non mi definisco una scrittrice, piuttosto una persona che esprime la propria creatività attraverso le parole.

 

Appassionata dell’isola. Amante della Formentera VERA.

Profonda conoscitrice dei suoi segreti e della sua gente.

Come e quando sei arrivata sull’isola la prima volta?

 

Sono arrivata una notte di agosto nel 1997, a es Pujols.

La prima impressione fu pessima e ricordo di aver detto: “Speriamo che almeno il mare sia bello!”.

Da quel giorno, non c’è più stato un anno in cui non ci sia tornata, prima per vacanza, poi per eventi di vario tipo.

 

“ Nonostante lavorassi in un ufficio, la mia mente era sempre rivolta a Formentera, al come salvarla da un turismo di massa dilagante e maleducato, al come tenere alta la reputazione dei miei connazionali in un paradiso dove la parola “italiano” era spesso sinonimo di maleducato e al come poter dare voce a tutte le persone che, come me, se ne erano innamorate. 

Spesso persone creative, artistiche, anime speciali con qualcosa da dire”.

Ti confesso che leggendo questo passo sul tuo blog ho capito che io e te avevamo molto da raccontarci.

 

E io ti confesso che quando nel 2007 inizia a intervistare alcuni isolani, a ricercare storie per Formentera non esiste, spesso mi trovavo davanti persone molto stupite “Cosa? Un’italiana che vuole conoscere le tradizioni e la cultura di Formentera?”.

La maggior parte degli italiani erano colonizzatori poco inclini ad approfondire l’anima autentica dell’isola.

Ovviamente, questa è una generalizzazione, che come sempre, include delle eccezioni.

Comunque sì, la storia tra l’Italia e Formentera è anomala, unica e surreale a volte.

Oggi credo che la situazione sia molto diversa.

 

“Formentera Non Esiste” è il tuo libro. Perché questo titolo?

 

Perché non ne esiste una, ma ognuno ha la propria.

Ci sono delle versioni di Formentera diversissime, che non si incontreranno mai, altre che convivono o si sovrappongono.

Ma non ne esistono due uguali, ecco perché è un’isola infinita.

 

Il libro ha avuto un successo clamoroso. Uscito nel 2010 e nuovamente in ristampa. Come spieghi questo successo?

 

Penso di aver avuto la giusta intuizione: raccontare Formentera a chi se ne era innamorato, condividere tante scoperte che grazie a un investimento di tempo e denaro avevo potuto raccogliere in loco, pensa che studiai lo spagnolo proprio per poter comunicare meglio con le persone.

Si trattava di fatto dell’unico libro italiano che parlasse dell’isola.

Poi, lo ho davvero scritto con il cuore, in un periodo molto difficile per me, e questo sicuramente arriva tra le righe.

 

Il nome dell’editore è Formentera Filo Blu e mi viene subito in mente il filo blu che tu racconti unisca tutte le persone che amano Formentera…

 

Il filo blu esiste davvero, ahahha. È quello che unisce tutti gli amanti della libertà interiore che Formentera regala.

Più semplicemente, è il nome che avevamo dato, il mio socio Davide Scalzotto e io, alla nostra associazione, con l’intento di promuovere un turismo creativo sostenibile sull’isola.

Forse eravamo troppo ambiziosi, ma ci siamo divertiti prima di chiudere questa avventura organizzando diversi eventi tra Roma, Formentera e Venezia, non ultimo il convegno con Ca’ Foscari da cui poi è nato il libro Formentera.

Ritratto di un’isola.

 

Si dice che l’isola sia magica, che sia un crocevia di energie positive, che una volta che ti entra dentro non ti abbandona più.

Dopo tanti anni hai capito cos’è che la rende così unica?

 

Sto tentando di scrivere un libro per spiegarlo, l’idea è di farlo uscire come continuazione di Formentera non esiste nel 2020…

Si può davvero spiegare Formentera da un punto di vista energetico, ma appunto, mi serve un po’ di tempo.

 

Le nostre strade si sono incrociate per caso, grazie al web. Perché tu hai anche un blog che, come il libro, si chiama Formentera Non Esiste.

E’ nato prima lui o è nato prima il libro?

 

È nato prima il libro il blog era un modo per richiamare dal web i formenteramanti, che come me, si sentivano attratti da quest’isola.

E la cosa ha decisamente funzionato: amici, artisti, persone interessanti, vip… mi hanno contattata in tanti, e con la stessa motivazione: per riconoscersi in una community, quella che ama la Formentera più autentica.

 

In questi anni di blog ho conosciuto persone meravigliose grazie ad internet e tu sei una di quelle.

Cosa ne pensi e come li usi per parlare della tua isola?

Intendi i social network?

A dirti la verità, li uso senza strategia.

Quando ho qualcosa da dire, o qualcosa che voglio condividere, pubblico.

Certo, in passato moderare quotidianamente un gruppo di quasi cinquemila persone non sempre è stato semplice.

C’è anche il rovescio della medaglia: oltre a tante persone fantastiche, sono arrivati anche dei rompiscatole o delle persone che hanno approfittato della mia flessibilità.

Ma a me va bene anche questo.

Si impara da tutti.

 

Formentera Soul, Formentera Gourmet, Formentera Hippy, Formentera Ladies sono tue creature.

Io ho avuto la fortuna, casualmente ( anche se chi conosce l’isola sa che lì nulla accade per caso ) di partecipare ad un incontro.

Raccontaci che cosa sono, come sono nate e come si svolgono.

Sono delle settimane esperienziali sull’isola, con tematiche diverse, di cui curo il programma, in collaborazione con un tour operator, quindi decido cosa è meglio proporre e chi è meglio coinvolgere.

Prendo in considerazione solo le cose che ho provato e che mi sono piaciute.

Formentera Ladies, per esempio, è alla sua quinta edizione (19-23 aprile 2018) ed è ogni volta un’esperienza diversa e meravigliosa, in questo caso dedicata solo alle donne.

 

Dal tuo blog: “ Era il 1967. Formentera era meta di tantissimi hippy (chiamati peluts, “capelloni”, dagli isolani) che arrivavano in questo paradiso naturale e ne rimanevano estasiati.

Dai Pink Floyd a Bob Dylan, un tuffo nella Formentera più nostalgica, per rivivere attraverso luoghi, musiche e la magia di un tempo ritrovato, una leggerezza irripetibile e un sogno che ancora affascina…”

Credi ci sia ancora traccia di questo spirito hippy?

 

Io ancora in certi angoli segreti, lo ritrovo… Non so dirti ancora per quanto.

Visto che mi parli della Formentera Hippy, ci tengo a dire che è stato un privilegio poter scrivere un capitolo sull’argomento, come contributo per il libro di cui parlavo prima, quello che l’Università di Ca’ Foscari ha realizzato su Formentera.

 

Quella sensazione di libertà che nessuno ci può togliere mentre a largo sguazziamo tra le onde.

Il respiro affannoso perché a tutta questa vita non siamo abituati.

Noi con noi stessi.

Troppo spesso estranei, pezzi di puzzle sparpagliati. 

Finalmente ricomposti.

Per me Formentera è questo.

Mi aiuta, ogni volta, a ricomporre il puzzle e mi riporta all’essenza.

 

Che bella descrizione!

Sai ho una teoria: a Formentera il tempo non è quello del fare, ma è quello che nutre… ecco perché siamo così felici quando ci accoglie nella trasparenza delle sue acque e nel calore della sua Terra.

 

Nuovi racconti, nuove uscite, nuovi libri?

 

Ti racconto del progetto realizzato per sostenere Formentera Baby, l’iniziativa che appoggia Nicolò Govoni in un’altra isola, Samos, dove sta costruendo una scuola per i bambini di questo terribile campo profughi.

Con questo intento, ho scritto FORMENTERA PARA SIEMPRE, una guida su cosa fare e cosa vedere sull’isola mese per mese.

Eventi, appuntamenti, concerti, feste e luoghi imperdibili, per vivere Formentera tutto l’anno, al meglio.

L’ebook uscirà a breve su tutti i canali di vendita online in formato epub e mobi, ma al momento si può già ordinare in formato pdf sul mio blog.

Link al libro Formentera para siempre: http://www.formenteranonesiste.com/2018/02/formentera-para-siempre.html

Link al cartaceo Formentera non esiste: http://www.formenteranonesiste.com/il-libro-nuova-edizione

 

 

 

 

 

 

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Intervista a Claudia Venuti – autrice di “Passi” e “Dove Ti Trovo”!

    Parliamo di libri. Ho conosciuto Claudia grazie al web, più precisamente su Instagram. Sono incappata sul suo profilo per caso ed in seguito, sempre casualmente, ho letto un…

 

 

Parliamo di libri.

Ho conosciuto Claudia grazie al web, più precisamente su Instagram.

Sono incappata sul suo profilo per caso ed in seguito, sempre casualmente,

ho letto un passo di “Dove ti Trovo”.

Doveva essere mio.

L’ho portato con me a Formentera e mi sono immersa nella lettura.

Mi sono lasciata travolgere, mi sono rimessa in pace con il mondo, ho inspirato energia ed espirato pesantezza.

Mi sono emozionata, ho riso ed ho pianto ma soprattutto mi sono immedesimata con Mia,

la protagonista.

Ho voluto fortemente intervistare Claudia perchè la sua sensibilità, la sua dolcezza e la sua semplicità

di questi tempi sono cosa rara.

Potete trovare i suoi libri su Amazon oppure potete ordinarli direttamente a lei,

scrivendole su Facebook

Buona lettura!

 

 

Claudia, dopo tanto tempo, finalmente eccoci qui!

Classe 1987.

Nata al Sud e cresciuta in Romagna nei gloriosi anni ’90.

Tua madre, sul suo diario, scriveva:

“E’ una bambina con un temperamento forte, indipendente e deciso”

Raccontaci un po’ di te.

 

Eccoci!

Eh si, rileggendo quel diario 30 anni dopo, devo dire che fa un certo effetto.

Mia madre non si sbagliava, anche se avevo poco più di un anno quando ha iniziato a scrivere di me.

Oggi sono una donna, non più una bambina, ma la descrizione rimane la stessa e sono certa che se dovessi chiederle di scrivere di me adesso, userebbe gli stessi aggettivi.

Per 14 anni della mia vita, ho vissuto a Zungoli un piccolo paese in provincia di Avellino, il luogo che chiamo “casa”, in realtà, chiamo casa anche la città che mi ha successivamente adottata e che negli anni ho imparato ad amare: Rimini.

E poi c’è la mia casa immaginaria, dove con la testa e col cuore ci vivo da una vita ed è il mio posto nel mondo: New York.

Mi definisco una “sognatrice cronica”, estremamente sensibile e lunatica.

Sono un mix infinito di aggettivi che vanno da un eccesso all’altro.

Sto imparando solo adesso ad avere a che fare con le vie di mezzo, ma ammetto che è un’impresa difficile, però ci provo.

Vivo con la teoria del “tutto è possibile” in un mondo tutto mio, dove di base ci sono valori e legami che sanno resistere al tempo e dove le piccole cose sono quelle essenziali.

Vivo anche un po’ “last-second”, nel senso che sono la regina dell’ultimo secondo.

Odio programmare le cose, anche perchè non accetto che all’improvviso qualcuno possa cambiare ciò che mi ero prefissata di fare, quindi evito.

Di qualunque cosa si tratti, non anticipo mai i tempi, pur sapendo che risparmierei la fatica di fare tutto di corsa.

Sono anche un po’ “atipica”, nel senso che ad una domenica di shopping preferisco una domenica allo stadio.

Per quanto riguarda l’essere forte, forse lo ero molto più da bambina, ma tutto sommato lo sono anche adesso, solo che è una forza diversa.

Ho e vivo una vita piena e anche se a volte vorrei provare il piacere di fermarmi, poi continuo sempre con lo stesso ritmo.

 

Appassionata di scrittura e di lettura.Due romanzi pubblicati: “Passi” e “Dove ti Trovo”.

Quando hai iniziato a scrivere e da dove nasce questa passione ( che, tra l’altro, ci accomuna! )

 

Io scrivo da quando ho imparato a farlo, cioè da sempre e la cosa straordinaria è che ho conservato tutto ciò che ho scritto, quaderni e diari di quando avevo 10 anni, anche meno e questo mi permette di collegare e capire tante cose.

La passione per la scrittura è cresciuta con me, in maniera del tutto inconsapevole, non ho mai pensato di saper scrivere, l’unica cosa che sapevo, era che, ogni volta che riempivo dei fogli, stavo bene.

Scrivere è stata la mia cura, il mio sfogo, la mia terapia.

Difficile da spiegare come sensazione, ma ha a che fare col benessere interiore. Essendo una persona molto introspettiva e molto sensibile, ho sempre usato il canale della scrittura per farmi capire, per spiegarmi, per liberarmi dai miei stessi pensieri.

Con la lettura ho un rapporto ancora più intimo.

Ogni singolo libro scelto e letto, non è mai arrivato per caso nella mia vita.

Ci sono libri che non sono mai riuscita ad iniziare, altri lasciati a metà e altri che invece vado a risfogliare per vedere cosa avevo sottolineato e quanto c’era me lì dentro.

Poi ci sono i miei due romanzi, completamente diversi l’uno dall’altro, con un unico filo conduttore: Mia, la protagonista.

Un personaggio inventato che si confonde facilmente con la mia persona.

La verità è che c’è sicuramente qualcosa di me in lei e “gioco” molto con questa cosa, mi diverte immaginarmi in un modo piuttosto che in un altro, ed è quello il bello di scrivere libri… il fatto di poter liberare completamente la fantasia, senza nessuna regola, ma potendo scegliere tutte le sfumature e i tratti distintivi dei personaggi.

Scrivo e scelgo come far andare le cose. Nella vita reale non è sempre così.

Mi stupisce che tutti i miei lettori, quando mi scrivono per dirmi cosa ne pensano dei miei libri, si rivolgono a me come se Mia fossi davvero io dalla prima all’ultima pagina, come se fossero romanzi totalmente autobiografici e non abbiano nulla appunto di inventato e di “romanzato”.

Un giorno mi piacerebbe sapere perchè.    

Forse dovrei chiederlo direttamente a loro.

 

Tu ti autoproduci ed è una cosa coraggiosa in questo periodo.

E’ una scelta che rende liberi di esprimersi e di comunicare senza filtri.

Quali sono i pro e quali sono i contro?

 

La scelta dell’autopubblicazione è stata l’unica che potessi fare.

Prima di intraprendere questa strada, ho cercato una casa editrice, senza ricevere nessun riscontro.

Così, ho dato vita al mio progetto da sola, pensando a tutto, dalla copertina all’impaginazione.

Per il primo libro “Passi” ho utilizzato una piattaforma online che mi ha aiutata tantissimo soprattutto con la distribuzione, in quanto ho avuto la possibilità di essere presente in qualunque store online, mentre con “Dove ti trovo?” ho scelto di autopubblicarmi completamente da sola, senza nessun supporto se non quello delle persone che mi hanno aiutata a realizzare il tutto e questo significa che online è disponibile solo la versione ebook, (realizzata sempre da me) e mi occupo direttamente io della spedizione delle copie cartacee.

Ho comprato i miei diritti d’autore e ho usato una semplice tipografia per stampare le copie che poi rivendo personalmente.

Ammetto che all’inizio riuscivo a gestire abbastanza bene il tutto, oggi non è così facile, perchè le persone con le quali mi rapporto sono aumentate notevolmente negli ultimi due anni.

Il “pro” dell’autopubblicazione è solo questo: la libertà di espressione che non ha nessun limite e che personalmente non riuscirei proprio ad accettare.

Non potrei mai scrivere “a comando”.

Io scrivo tutto quello che sento di scrivere, senza nessun tipo di restrizione o regola.

I “contro” sono quelli che riguardano la distribuzione e il supporto sotto tutti gli aspetti, dall’editing alla pubblicità e all’organizzazione delle presentazioni.

 

Fin da subito mi hanno colpito la tua sensibilità e la facilità con cui passi dal raccontare i sentimenti al descrivere una città.

New York è co-protagonista del tuo primo romanzo, “Passi”, in cui c’è un passaggio che ho amato profondamente:

“Bisogna imparare a mettere dei punti, a chiudere i capitoli, a chiudere i libri”.

 

La mia sensibilità mi ha sempre un po’ “spaventata”, a tratti non l’accettavo nemmeno.

Ero troppo, troppo di tutto.

Poi invece, crescendo, ho capito che essere sensibile non significa essere debole, anzi.

E così, la mia vera forza è diventata proprio quella che credevo la mia più grande debolezza.

Non ho mai chiuso nulla, non ho mai messo punti e per assurdo anche mentre scrivevo, facevo fatica a chiudere i capitoli.

E’ per questo che in passato ho fatto l’errore di trascinarmi dietro il mio stesso passato, ed è proprio quando ho imparato a chiudere tutto, che sono rinata.

E’un po’ come Mia, se vogliamo.

E’ difficile imparare, ma è possibile, perchè lasciare spiragli al nostro passato significa solo intralciarsi il presente.

Ciò che è stato, è stato e l’unica cosa che possiamo fare è apprendere la lezione che quel determinato momento di vita ci ha dato, senza ostinarsi a voler tornare indietro a tutti i costi per cambiare il corso delle cose.

Il corso delle cose non si cambia. Per fortuna, aggiungerei in certi casi.

Ad oggi, mi sembra tutto perfetto così com’è.

Ognuno ha i propri tempi, l’importante è riconoscerli. E riconoscersi, sempre.

 

Perché proprio New York?

Come Mia, la protagonista, anche tu saresti pronta a lasciare tutto e  trasferirti oltre Oceano?

Assolutamente si. Ho sempre pensato : “Prima o poi ci andrò a vivere.” e sono certa che succederà, anche se non so quando e per quanto, sicuramente è nella lista dei miei desideri. Ogni tanto vorrei essere davvero come Mia.

Con New York ci siamo scelte a vicenda, ricordo benissimo la sensazione che ho provato quando sono arrivata a Manhattan per la prima volta, mi sentivo a casa, nella mia dimensione perfetta, mi sentivo parte di quelle strade, mi sembrava di conoscere già tutto, per questo dico che è il mio posto nel mondo… perchè nessun luogo al mondo mi fa sentire come mi sento quando sono a NY.

“Dove ti trovo?” l’ho scritto praticamente tutto lì, in poco più di dieci giorni.

Uscivo la mattina presto e tornavo a casa verso sera e passavo l’intera giornata a camminare e fermarmi a scrivere dove volevo.

Lei mi ha dettato ogni singola parola. E’ il motore delle mie parole. E’ stato un po’ come quando s’incontra la persona giusta e si dice “E’ LEI” ecco per me è stato così, amore a prima vista ancor prima di vederla, già la sentivo mia come città.

 

Le nostre strade si sono incrociate per caso, grazie a quella che è croce e delizia del nuovo millennio: la rete ovvero l’internet ovvero i social.

Come li vedi e come li usi per divulgare la tua scrittura?

 

Per me i social sono stati e sono fondamentali e una cosa è certa, non sarei mai arrivata a così tante persone, se non ci fossero stati.

E’ l’unico canale che ho a disposizione per farmi conoscere, ed è così che sono riuscita a divulgare i #passidimia usandoli in maniera costante e lavorandoci quotidianamente.

E’ un mondo relativamente virtuale per quanto mi riguarda, perchè in questi due anni, grazie ai miei libri ho conosciuto tante persone, le stesse che mi leggevano poi sono diventate amiche a distanza.

Io sono sicuramente entrata nelle loro vite grazie ai miei libri ma anche loro sono entrate nella mia, grazie ai loro messaggi e al loro supporto e tu Francesca sei senza dubbio tra loro.

E’ un po’ come se fosse nata una piccola famiglia, ecco si, sento di avere un’altra famiglia, è solo che le persone che ne fanno parte abitano in posti diversi e lontani fra loro.

Ed è bellissimo così. Dico sempre che un giorno spero di incontrarle tutte.

 

E’ proprio grazie ad Instagram ( che io adoro! ) che sono incappata in “Dove ti trovo” e mi sono lasciata travolgere:

“Si continua a viaggiare.

Abbiamo solo bisogno di bagagli leggeri, qualche abbraccio sincero e una bella scorta di coraggio.

Quella sì che aiuta sempre.

Quello a volte ci salva”.

Per una viaggiatrice incallita come me le tue parole sono aria pura.

Il viaggio come metafora della ricerca di chi non sa accontentarsi?

 

Esatto, ne hai colto il senso.

Questa frase (che poi è in assoluto una delle mie preferite)  l’ho scritta pensando ad una mia amica che aveva mollato tutto ed era partita da sola, allontanandosi dal suo mondo quotidiano.

E’ ancora salvata nelle note del mio telefono, con la data di una sera di giugno del 2016.

Ogni viaggio ha bisogno di coraggio, sia i viaggi che facciamo dentro di noi che quelli che ci portano ad andare via, con la speranza poi di ritrovarci.

Chi non sa accontentarsi viaggia solo un po’ di più, soprattutto con la testa.

Io personalmente viaggio molto con la fantasia e probabilmente preparo bagagli immaginari tutti i giorni… e ogni tanto penso che dovrei smetterla, altre volte invece penso che non mi darò mai tregua.

Che poi il bello di certi viaggi è che decidi tu quando partire e quando tornare, ma soprattutto come tornare.

La mia amica, alla fine è tornata, ma nel frattempo sarà partita altre mille volte e io idem.

 

“Bisognerebbe avere sempre il coraggio di seguire il proprio istinto, le proprie passioni.

Bisognerebbe vivere così, spinti da ciò che ci piace.

Sono partita spesso per scappare ma ovunque andassi quello che avevo dentro veniva con me.

Era addosso”.

Ecco che ritorna il viaggio.

Confesso di essermi immedesimata moltissimo perché anch’io, molto spesso, sono partita per scappare ma quando si tratta di sentimenti, loro ti trovano ovunque e forse non è poi così male.

 

In realtà, bisogna avere anche il coraggio di fermarsi e rendersi conto che certe corse continue non porteranno mai a nulla.

E’ che abbiamo sempre un po’ paura di affrontare i sentimenti, siano essi negativi o positivi, perchè ognuno con le proprie esperienze si crea una sorta di manuale di auto-difesa, ma non è scappando che ci difendiamo meglio, l’unico modo per difendersi davvero è restare e affrontare ciò che c’è da affrontare.

E’ solo dopo aver affrontato tutto che scopri il piacere di andare via solo per il bene che può fare staccare la spina, ed è in quel momento che provi il piacere di goderti ogni altra meta, quando ti liberi completamente e ti rendi conto che non stai più scappando da niente e da nessuno.

Ed è quella la sensazione migliore in assoluto.

 

In “ Passi” hai toccato un argomento che mi sta particolarmente a cuore: l’amicizia.

“Quando parlo di lui dico: il mio migliore amico, perché c’è qualcosa ai miei occhi che lo rende il migliore che potessi avere…

Se potessi donare un pezzo di felicità a qualcuno, deciderei di donarla a lui…

L’amicizia è un sentimento che fa da colonna portante nella mia vita…”

 

In questo sono come Mia.

Penso che l’amicizia sia uno dei temi centrali dei miei libri, perchè in realtà è un argomento importantissimo anche nella mia vita reale.

Sempre in “Passi” scrivo che : “L’amicizia vera è pur sempre una forma d’amore.” e penso che questa frase racchiuda perfettamente il mio pensiero.

Ho tanti legami, che io definisco – fondamentali – sono legami forti e tutte quelle persone messe insieme sono la mia forza.

Mi reputo molto fortunata, perchè avere dei buoni amici significa non essere mai soli.

 

Alla fine tutto riporta all’essenza, ai sentimenti, alle emozioni.

“Bisogna solo imparare a sentire. Le persone hanno paura di ascoltarsi.  Le emozioni forti non sono per tutti”.

Leggendoti si percepisce che per te, scrivere, è emozione.

Hai nuove emozioni pronte da imprimere su carta?

Possiamo aspettare con ansia una nuova uscita?

 

Ho iniziato da poco a scrivere il terzo libro, l’ultimo capitolo dei #passidimia , non so quando uscirà, ma arriverà.

Scrivo continuamente e anche se attualmente è tutto in disordine, tra note del telefono, fogli sparsi, quaderni, computer… so bene che alla fine tutto avrà un senso. Io sento e ascolto molto e non mi spaventano le emozioni forti, anzi, sono quelle che mi fanno sentire viva.

Sto scrivendo, ma con calma. Questo nuovo libro avrà un valore particolarmente speciale per me, forse perchè sono cresciuta rispetto al primo, non lo so.

So solo che quel po’ che continuo a leggere e rileggere quel po’ che ho scritto fino ad ora e ho la sensazione che per me, questo, sarà il più bello.

 

 

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Del soprano Maria Cioppi e del suo amore per la lirica!

  Persone che ti entrano dentro fin dal primo sguardo. Persone che diventano amiche al primo spritz. Persone che ci si saluta sotto casa per continuare a raccontarsi via WhatsApp….

 

  1. Persone che ti entrano dentro fin dal primo sguardo.
  2. Persone che diventano amiche al primo spritz.
  3. Persone che ci si saluta sotto casa per continuare a raccontarsi via WhatsApp.
  4. Persone che mancano e se ne sono andate solo ieri.
  5. Abitudini fatte di chiacchere e ore piccole.

  6. Di me che ormai parlo toscano e le arance caramellate sono un must.

  7. Di un biglietto del treno che ci ricongiungerà e, finalmente, chiuderemo il cerchio.

  8. Di Maria Cioppi e del suo appassionante lavoro di cantante lirica.
  9. Con Maria ci siamo conosciute a Trieste.
  10. E’ stato amore a prima vista,
  11. così l’idea di un dietro le quinte con intervista ci è parsa subito una cosa da fare 😉
  12. Il suo camerino al terzo piano del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
  13. è accanto alla sala trucco e parrucco e profuma di zenzero.
  14. Il guardiano del fortino è la chiui Lola
  15. che dispensa leccatine affettuose esclusivamente a chi conosce bene;
  16. con gli estranei diventa un pitbull!

  17. Con loro ho diviso camerino, trucco e parrucco.
  18. Qui il racconto del dietro le quinte del Barbiere di Siviglia, tra vocalizzi, chiacchere ed emozioni travolgenti

 

 

 

 

 

 

  1. Cioppi, eccoci qui.
  2. Alla “n” rappresentazione della tua carriera.
  3. Non ricordi il numero ma ricordi sicuramente la tua prima volta, il tuo debutto nel mondo della lirica.
  4. Dove, quando ma soprattutto con quale Opera?

 

  1. Ho iniziato nel coro del Festival Pucciniano.
  2. Dopo il 1°anno ho fatto un’ audizione per fare una piccola parte in Suor Angelica di Giacomo Puccini e quella è stata in assoluto la prima volta che cantavo da solista in un’opera.
  3. Era il 1989.
  4. Nel 1991, invece, ho fatto il mio primo ruolo da protagonista nel “Telefono “di Menotti al Festival di Radicondoli interpretando Lucy.

 

  1. Mi hai raccontato che il tuo sogno era diplomarti all’Isef.
  2. Come sei passata dallo sport alla musica? 

 

  1. È  vero l’Isef!!!!
  2. Da giovanissima facevo ginnastica ritmico/artistica ed ho anche vinto qualche medaglia ai campionati provinciali e regionali.
  3. Avrei voluto continuare iscrivendomi appunto all’ ISEF ma il destino mi ha fatto cambiare strada.
  4. Intorno ai 14 anni cantavo nel coro del Duomo della mia città e la mia voce si sentiva al di sopra delle altre.
  5. Alcune mie compagne di coro frequentavano una scuola di musica in un paese vicino e mi convinsero a fare un’audizione per entrare nella classe di canto.
  6. Così iniziai lo studio della musica e del canto.
  7. Arrivata alle superiori, l’insegnante di musica volle ascoltarmi e ritenne che in quella scuola avrei solo perso tempo e mi indirizzò ad un’ insegnante che mi preparasse all’esame di ammissione al conservatorio.

 

  1. Dopo averti vista interpretare Berta nel Barbiere di Siviglia, posso dire con certezza che hai uno spiccato lato comico per cui l’opera buffa è sicuramente nelle tue corde.
  2. Quali sono il tuo personaggio e la tua opera preferita?

 

  1. Berta è forse il ruolo che ho interpretato maggiormente nei più importanti teatri italiani e non solo.
  2. In molti dicono che ho una spiccata comicità…forse la mia autoironia emerge anche grazie al personaggio che interpreto 😉
  3. Il mio personaggio preferito, invece, è sicuramente Tosca di Giacomo Puccini.

 

 

  1. Mi sembra che la musica sia un pò sottovalutata nell’ambito scolastico eppure sono in molti ad amarla e a praticarla.
  2. Cosa ne pensi dei talent come fucina di artisti?
  3. Pensi che potremmo mai vederti nella veste di giudice o vocal coach in un talent di musica lirica ( tanto prima o poi arriva !!! )?

  

  1. I Talent…
  2. La lirica nei talent è distorta.
  3. Pensano così di avvicinare i giovani ma il teatro d’opera è un’altra cosa.
  4. Noi cantanti lirici studiamo molto, abbiamo studiato e continuiamo a studiare fino all’ultimo giorno in cui canteremo.
  5. Nei talent cantano tutti con il microfono, spesso non sanno nemmeno cos’è la respirazione diaframmatica e l’appoggio, la colonna del fiato, le messe di voce, il filato, il fraseggio.
  6. Hanno voci gradevoli e vengono osannati e spesso illusi.
  7. Non c’è più cultura e al pubblico ignorante va bene così, ma questa non è la lirica.

 

 

  1. Al teatro unisci l’insegnamento.
  2. Qual’è il percorso da seguire per diventare cantante lirica e cosa consigli a chi inizia ad avvicinarsi a questo mondo?

 

  1. Insegno in un’Accademia ad un nutrito gruppo di ragazzine.
  2. Le aiuto nella respirazione e correggo i punti critici delle loro esibizioni nelle canzoni pop.
  3. Hanno vinto importanti concorsi ed ora le sto preparando per Castrocaro!
  4. L’unica cosa che posso consigliare, quando si tratta di musica lirica, è di studiare studiare e ancora studiare. Studiare tanto.

 

 

  1. Il tuo deve essere un animo gipsy dal momento che giri i teatri di tutto il mondo.
  2. Cosa porti con te per sentirti a casa ( zenzero a parte! )?

 

  1. Se sto via per un po di tempo e sono in Italia e sono in auto la pentola a pressione 🙂
  2. Abbiamo orari molto strani, pranzare e cenare fuori sempre è  negativo per il portafoglio e per il fegato ed avendo poco tempo velocizzo la cottura 😉
  3. In generale il tablet per restare connessa con la mia famiglia e gli amici.
  4. La solitudine si fa sentire.
  5. La distanza, a volte anche di migliaia di chilometri…..
  6. E poi lo zenzero, è vero!!!!!!
  7. Mai senza!
  8. In ultimo le cartoline della mia città: Pontedera!

 

 

  1. So che con Trieste ed il suo teatro hai un rapporto particolare.
  2. Con la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi avete inaugurato il Teatro di Dubai, dove la lirica non era mai arrivata prima.
  3. Come ci si sente ad essere un precursore e cosa significa emotivamente per un’artista tutto questo?

 

  1. Dubai.
  2. Inaugurare un teatro in un paese dove la lirica non fa parte della cultura è elettrizzante.
  3. E’ stata una tournée dove, insieme a tutti i colleghi, tecnici, macchinisti, sarte, trucco, parrucco e a tutta la macchina del Teatro Verdi di Trieste abbiamo presentato l’Italia e la sua cultura agli occhi del mondo.
  4. E’ stata una cosa davvero bella.
  5. Una grande emozione per tutti noi.
  6. Con il Teatro Verdi è stata la mia seconda tournée; la prima a Muscat in Oman con Machbet.
  7. E poi quest’anno il mio debutto a Trieste, finalmente!
  8. Ci sono stata benissimo e spero tanto di tornare presto.

 

  1. Ultima domanda: la Toscana è la culla della lirica oppure è un caso che tutti i cantanti lirici toscani li abbia incontrati io?

 

  1. Eh già, terra di grandi compositori: Mascagni e Puccini, Catalani, Boccherini, Cherubini.
  2. La Toscana è una terra di artisti e musicisti e poi te attiri le persone come miele ( e non solo i toscani! ) 😉

 

 

 

  1. Se volete saperne di più di Maria,
  2. visitate la sua pagina Facebook Maria Cioppi 
  3. oppure il suo Instagram ( che è diventato il suo social preferito!!! ) 
  4. Maria Cioppi Soprano
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Mia Madrid – Una fotografa scelta dalla Fotografia!

      E’ stato un incontro assolutamente casuale, quello tra me e Mia.   Un last minute shooting!   Lunghi capelli castani, occhi brillanti e un amore travolgente per…

 

 

 

  1. E’ stato un incontro assolutamente casuale, quello tra me e Mia.

 

  1. Un last minute shooting!

 

  1. Lunghi capelli castani, occhi brillanti e un amore travolgente per la fotografia.
  2. Ci siamo incontrate a Trieste, alla Locanda alle Beccherie, in un venerdì mattina che prevedeva spadellamenti e bollicine.
  3. Lei in città per presentare la sua mostra ” Lo que abita en mi”  
  4. all’interno de  Le Vie delle Foto
  5. io sempre con i miei moschettieri alla ricerca del gusto giusto.

 

  1. E’ stato un incontro d’arte e di sapori.
  2. Un incontro magico che spero sia solo l’inizio.

 

  1. Lei è ripartita per Madrid il giorno dopo: giusto il tempo di un’intervista e di un see u soon dear!

 

 

  1. Per la prima volta ho pensato di mandare online un post ( anche )
  2. in inglese ed in spagnolo perchè credetemi, la ragazza è davvero un portento!

 

 

 

 

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  1. Mia, eccoci quì! Sono veramente felice di parlare con te del tuo lavoro e della tua vita.
  2. Sei un ingegnere ma anche un’artista.
  3. Hai scelto la fotografia oppure è stata la fotografia a scegliere te?

 

  1. Credo proprio sia stata la fotografia a scegliermi. E’ arrivata al momento giusto. Tutto ciò che ho imparato a riguardo l’ho appreso in Spagna.
  2. Sono convinta che se fossi rimasta in Perù non mi sarei dedicata alla fotografia in maniera professionale.
  3. L’anno prima di trasferirmi ho comprato una macchina fotografica, non immaginando di innamorarmi così profondamente della fotografia.
  4. Mi sono iscritta ad un corso professionale mentre tutto il resto è stato self-learning ( studio, ricerca, prove ed errori ).
  5. Ho iniziato a dedicare tutto il mio tempo alla fotografia, ho conosciuto artisti che mi hanno contagiata con il loro entusiasmo e con il loro amore per la fotografia
  6. e mi sono resa conto delle infinite possibilità di esprimere me stessa ma soprattutto mi sono trovata completamente coinvolta in un mondo dal quale non volevo assolutamente più uscire.
  7. Ho ancora molto da imparare e da scoprire ma fortunatamente ci sono alcune cose in cui posso anche apportare il mio contributo e questo, credo, sia ciò che mi entusiasma.

 

 

  1. Sei nata in Perù ma vivi a Madrid.
  2. Perchè hai scelto di trasferirti in Spagna?

 

  1. E’ una mistura di molte ragioni nello stesso momento.
  2. Mi sono trasferita perchè, fin da studentessa, sognavo di studiare all’estero ( ma non sono stata fortunata perciò il desiderio di trasferirmi è rimasto solo un sogno ).
  3. Mi sono trasferita anche per motivi famigliari e personali e perchè avevo bisogno di cambiamenti.
  4. Vivevo in una piccola città ed a un certo punto della mia vita è arrivato un momento in cui avevo bisogno di nuove sfide e nuove cose da fare.
  5. Se non mi fossi trasferita in Spagna mi sarei sicuramente trasferita nella capitale in Perù.
  6. Credo, comunque, che trasferirmi in Spagna sia stata una questione di fortuna.
  7. Se mi avessero negato il visto non sarei qui.
  8. La Spagna ha fatto di me una fotografa!
  9. La Spagna ha fatto di me un’artista!

 

 

  1. Ci siamo incontrate a Trieste grazie a Linda Simeone ed a Le Vie delle Foto.
  2. Linda mi ha raccontato cose magnifiche di te e delle tue foto perciò raccontaci un pò della scelta di esporre a Trieste.

 

  1. Linda è una persona meravigliosa, che ti contagia con la sua energia e la sua positività.
  2. La prima impressione è stata fantastica.
  3. Fin dal primo contatto con Linda e Lucy via Skype ho percepito energia positiva e fiducia, cose necessarie essendo la lingua una barriera e non potendo chiedere o dire tutto ciò che avrei voluto.
  4. Chiusa la conversazione, mi sono subito informata riguardo Le Vie delle Foto e non posso fare altro che ammirare Linda per il lavoro che fa.
  5. Mi sento davvero fortunata per essere stata contattata e per aver potuto prender parte ad un’esposizione internazionale alla quale si lavora pianificando mesi in anticipo,
  6. trascinati da tanto entusiasmo e tanta ambizione.
  7. I fotografi ed i locali sono magnifici.
  8. Così come le attività che vengono realizzate durante tutto il mese della manifestazione per far sì che le persone continuino ad essere coinvolte.
  9. Il marketing è un’altra cosa che ho adorato.
  10. Non ultima Trieste, con uno charme ed una bellezza magiche.
  11. Dopo tutto questo, come non sentirsi fortunati per aver partecipato a Le vie delle Foto?

 

 

  1. “Lo que habita en mi” è il nome della tua esposizione.
  2. Qual’è lo spirito e cosa volevi esprimere?

 

  1. Qualcuno mi ha chiesto se sono un’ autoritrattista.
  2. Ho risposto: ” non sempre ” perchè non sempre appaio nelle mie foto e quando accade non sono sempre la stessa: ogni volta interpreto un personaggio.
  3. Con il tempo, mi sono resa conto che gran parte delle le foto sono autoritratti perchè dicono molto di me.
  4. Sono una rappresentazione di ciò che sento, ciò che penso, ciò che sogno. Sono un’estensione della mia visione del mondo.
  5. Quindi “Lo que habita en mi” mi è sembrato il titolo migliore per la mostra essendo ogni foto parte del mio essere.
  6. In ogni foto si riflettono paure, desideri, frustrazioni, gioie, tristezze, cose che non sono capace di dire con le parole ma che cerco di esprimere con le foto, “Lo que habita en mi”.

 

 

  1. Mi sono innamorata di questa foto perchè amo i pizzi, le foglie, l’autunno.
  2. Le tue foto ritraggono le persone come fossero un sogno; la tua visione è così leggera, soft, ovattata.

 

 

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  1. Oh, grazie mille ( big smile on my face! )!
  2. Credo che le mie foto siano così perchè è il mio modo di vedere le cose.
  3. E’ inconscio, non me ne accorgo fino a quando qualcuno non me lo fa notare.
  4. Molte delle mie foto, in realtà, hanno un retro gusto triste e oscuro ma non tutti lo vedono.
  5. Molte persone si identificano con i sentimenti che le foto trasmettono loro, altri le scelgono perchè apprezzano i colori e l’estetica.
  6. Penso siano giuste entrambe le cose, perchè è vero che sono molto attenta ai colori ed all’estetica ma penso sia anche importante che le persone provino qualcosa nell’ammirare una foto
  7. e non sempre c’è bisogno di spiegazioni.

 

 

  1. Abbiamo lavorato insieme ad un servizio fotografico relativo al food. Ti è piaciuto o preferisci immortalare le persone?

 

  1. Preferisco fotografare le persone ma preferisco ancora di più la fotografia concettuale/fine art.
  2. Le mie fotografie nascono e vengono costruite partendo da un concetto o da un’idea.
  3. Quando qualcosa mi ispira, butto giù un’idea ( scritta ma anche solo mentale ) e poi mi metto alla ricerca degli elementi che mi aiuteranno a trasformare lo schizzo in fotografia.
  4. Il passo successivo, molto importante, è la post produzione che non è altro che il tipo di foto che voglio fare.
  5. Altre volte, invece, scatto per esplorare, per uscire dalla mia comfort zone.

 

 

  1. Adesso ti dirò 5 parole.
  2. Dimmi cosa rappresentano per te e per la tua arte.

 

  • Rosso
  1. E’ il mio colore preferito.
  2. Credo sia un colore molto audace, con molta forza e molta personalità. Nella mie foto lo uso per parlare d’amore o per richiamare l’attenzione.
  • Foglie
  1. Il bosco è una delle risorse a cui attingo di più quindi nelle mie foto compaiono spesso le foglie.
  2. Le scelgo per la loro forma o per il colore.
  • Acqua
  1. E’ probabilmente l’elemento che prediligo in fotografia.
  2. Amo i corpi quando entrano in contatto con l’acqua  ( credo che tutti siamo stati dei pesci! ).
  3. Inoltre, le forme ed i colori che si riflettono sull’acqua sono meravigliosi.
  • Pizzo
  1. Amo il pizzo e credo sia molto bello in fotografia.
  2. Mi piace usarlo sui corpi nudi in fotografia perchè fa viaggiare l’immaginazione.
  • Oscurità
  1. Noi tutti abbiamo un lato oscuro ed è un tema ricorrente in tutte le forme d’arte.

 

  1. Ultimo ma non ultimo, ti senti più ingegnere o fotografa?
  2. E’ singolare questa connubio tra precisione ed arte nella medesima persona.
  3. Forse, insieme, sono un punto di vista magico sul mondo.
  4. In fondo, senza la magia, non esisterebbe l’arte.

 

  1. Al momento mi sento più fotografa oltre a sentirmi anche un’artista.
  2. La fotografia ha fatto emergere la mia parte sensibile, il mio lato umano.
  3. Però tutto ciò che ho imparato durante il mio lavoro di ingegnere è perfettamente applicabile anche alla fotografia ed all’arte.
  4. Molte persone pensano non ci sia una connessione invece io credo ce ne siano moltissime.

 

 

 

 

  1. Potete andare a vedere le foto di Mia qui:
  2. Mia Madrid 
  3. Facebook ->https://www.facebook.com/www.miamadrid.es

 

 

 

Mia_Red
Eyes
Mia_Pelirroja
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Mia_flowers
Mia_lavender
12
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  1. Interview – english version
  1. Hi Mia, I’m very happy to talk with you about your work and your life.
  2. You’re an engineer and also an artist.
  3. Do you choose photography or photography has chosen you?

 

  1. I think photography has chosen me. And it came at the time it had to arrive.
  2. Everything I know about photography I’ve learned since I arrived in Spain.
  3. I am convinced that if I had stayed in Peru, nowadays I wouldn’t dedicate my work to photography.
  4. A year after arriving in Madrid, I bought a camera because I liked photography but I didn’t think I would be deeply in love with it.
  5. Then, I enrolled in a course of professional photography and everything else has been self-learning (read a lot, research, trial and error).
  6. Soon, I was spending all my time on photography, I got to know photographers and artists who contagious their enthusiasm and love for photography.
  7. Reading about photography/art made me understand the infinite possibilities I had to express myself so I was completely involved in a world I don’t want to get out.
  8. I still have too much to learn and discover; and hopefully at some point I also can contribute, I think that’s what excites me.

 

 

  1. You were born in Perù but you’re living in Spain.
  2. Why do you choose to move to Spain?

 

  1. I think there were many reasons that converged at a particular time.
  2. I moved because since I was a student I dreamed to get a scholarship to study abroad (and although I was never so lucky, the desire to leave my country always remained in somewhere in my heart).
  3. I also moved for family and personal reasons, because I needed changes in my life.
  4. I lived in a small town and in a moment of my life I felt that already choked me, I needed to have new challenges and try new things. I
  5. f I had not moved to Spain, anyway I would have moved to the capital of Peru.
  6. I think that to arrive to Spain has also been a matter of fortune.
  7. If my VISA had been refused, I would not be here.
  8. But now I am very happy and grateful.
  9. Spain made me a photographer.
  10. Spain made me an artist!

 

 

  1. We met in Trieste thanks to Linda Simeone and Le Vie delle Foto.
  2. Linda told me beautiful things about you and your pics so tell us about your choice to expose in Trieste.

 

  1. Linda is a wonderful person.
  2. Her energy and her positivism are contagious.
  3. The first impression was wonderful!
  4. In my first contact with Linda and Lucy by Skype, I felt a lot of positive energy and I got a lot of confidence.
  5. It was an important point because as you can imagine, the language was a barrier and in the first contact I couldn’t ask or say everything I would have liked.
  6. After that conversation I got the information about Le Vie delle Foto and I couldn’t help admiring the work that Linda does.
  7. I felt lucky that they have contacted me to participate in an international exhibition that they work in a planned way, months in advance, with enthusiasm and with a lot of ambition so that everything goes well.
  8. The photographs of the participants are wonderful.
  9. Locals chosen for exhibition are also great.
  10. The activities performed during the month-long exhibition are the perfect complement and keep people interested during that time.
  11. Marketing work is another thing that I loved.
  12. And of course, Trieste has magic, beauty and charm.
  13. Having all that together, how not to feel fortunate to participate in Le Vie delle Foto?

 

 

  1. “Lo que habita en mi” is the name of your exposition.
  2. Which is the spirit and what do you need to express?

 

  1. Someone asked me ever if I used to do self-portraits.
  2. My answer was: “not always”, because I don’t appear always in the pictures and when I appear in the pictures I’m not me exactly myself since I have to become so many things, so many characters.
  3. But over time, I realized that actually almost all my pictures are self-portraits because they always say a lot about me.
  4. They are a representation of what I feel, what I think, what I dream.
  5. They are an extension of my way of seeing the world.
  6. Therefore, “Lo que habita en mí” seemed to me the most appropriate title for the exhibition because each photo takes a part of my essence.
  7. In each photo are reflected my fears, my desires, my frustrations, what makes me happy, what I repudiate, my sorrows, things I can’t say with words and try to express with photographs, all “that dwells in me”.

 

 

  1. I fall in love with this pic because I love lace, autumn and leaves.
  2. Your photos take people into a dream, your vision is light, soft, muffled.

 

  1. Oh! Thank you very much (you’ve put a smile on my face).
  2. I guess my photos are so because it is my way to say things.
  3. It is unconscious because I had not noticed it until some people told me.
    Some of my pictures have sad or dark concepts behind them but not everyone can see it.
  4. Some people identify themselves with the feelings that the photo inspires them (sometimes even people tell me their experiences, and that excites me a lot.), but others choose my photos because they really like the color and aesthetics.
  5. I think both things are fine, first because it’s true that I’m very careful about the color and aesthetics of my photos and second because I think it’s more important that people feel something looking at a photograph as it’s not necessary to explain them the concept if they don’t need it


  1. We worked together on food&beverage photo shoot, do you like it or do you prefer to imortalize people?
  1. I prefer to photograph people.
  2. But even more, I prefer to do conceptual/Fine Art photography.
  3. My photographs are built and born of a concept or a previous idea.
  4. When something inspires me, I sketch the idea (either mentally or on paper) and then I have to look for all the elements needed to convert this sketch in a photograph.
  5. The next step is the post production process and it’s also an important part of my work.
  6. That’s the kind of photography I like to do.
  7. In other circumstances I shoot to explore, to get out from time to time of my comfort zone.

 

  1. Now I tell you 5 word.
  2. Tell me what they represent for you and your art.

 

  • RED

 

  1. It is my favorite color.
  2. I think it’s a very bold color, with great strength and personality.
  3. In my photography I use it to talk about love or focus the attention on something.

 

  • LEAVES

 

  1. The forest is my most used resource, so there will be leaves almost always in my photos.
  2. I choose them by shapes or color.

 

  • WATER
  1. It’s probably my favorite element in photography.
  2. I love when human body comes in contact with it (I think we all have been fishes ever).
  3. In addition, the shapes and colors that may be reflected on water are also spectacular.

 

  • LACE
  1. I like lace and I think it looks great in photography.
  2. I like to use it on naked bodies because it could make your imagination fly.

 

  • DARK
  1. We all carry something dark inside and it’s a recurring theme in art.

 

 

  1. Last but not least, do you feel more engineer or photoghapher?
  2. It’s strange because there is a mixture between art and precision in you.
  3. Maybe, both together, create a magic world’s point of view.
  4. Without magic, art can’t be exist.

 

  1. Now I feel more photographer than engineer, I feel also an artist.
  2. Photography has left my sensitive side emerge, my human side.
  3. However, everything I’ve learned during my journey as an engineer is perfectly applicable to photography and art.
  4. Some people believe that they don’t have a connection, I think they do, and a lot.

 

 

 

  1. You can find Mia’s pic:
  2. Mia Madrid 
  3. Facebook ->https://www.facebook.com/www.miamadrid.es

 

 

 

 

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Entrevista – Version espanola

  1. Hola Mia, estoy muy feliz de hablar contigo sobre tu trabajo y tu vida.
  2. Tu eres ingeniero y también artista. Por qué eligiò la fotografia? O la fotografia te eligiò?

 

  1. Creo que la fotografía me eligió.
  2. Y llegó en el momento en que tenía que llegar.
  3. Todo lo que sé de fotografía lo he aprendido desde que llegué a España.
  4. Estoy convencida de que si me hubiera quedado en Perú no me dedicaría a la fotografía hoy en día.
  5. Al año de llegar a Madrid me compré una cámara porque me gustaba la fotografía pero no creí que quedaría profundamente enamorada de ella.
  6. Después me matriculé en un curso de fotografía profesional y luego todo lo demás ha sido autoaprendizaje (Leer mucho, investigar, prueba y error). En breve la fotografía empezó a ocupar todo mi tiempo, me fui rodeando de fotógrafos y artistas que me contagiaban su entusiasmo y su amor por la fotografía.
  7. Leer sobre fotografía/arte y entender las infinitas posibilidades que tenía para expresarme me dejó completamente envuelta en un mundo del que no quiero salir.
  8. Aún tengo mucho por aprender y descubrir; y ojalá en algún momento también pueda aportar, creo que es eso lo que más me entusiasma.

 

  1. Naciò en Perù , pero viven en Madrid.
  2. Porque qué se mudò a Madrid?

 

  1. Creo que fueron muchas razones que convergieron en un determinado momento.
  2. Me mudé porque desde estudiante soñaba con ganarme una beca para estudiar en el extranjero (y aunque nunca fui tan afortunada, el deseo de salir de mi país siempre se mantuvo en algún lugar de mi corazón).
  3. Me mudé también por motivos familiares y personales, porque necesitaba cambios en mi vida.
  4. Vivía en una ciudad pequeña y en un momento de mi vida sentí que eso ya me asfixiaba, necesitaba tener nuevos retos y probar nuevas cosas.
  5. Si no me mudaba a España, de todas formas me hubiera mudado a la capital de Perú.
  6. Creo que llegar a España también ha sido una cuestión de fortuna.
  7. Si me negaban el visado no estaría aquí.
  8. Pero ahora estoy muy contenta y agradecida.
  9. España me hizo fotógrafa.
  10. ¡España me hizo artista!

 

  1. Nos encontramos en Trieste gracias a Linda Simeone y Le Vie delle Foto. 
  2. Linda me dijo cosas maravillosas.
  3. Cuéntanos por qué decidió exhibir en Trieste.

 

  1. Linda es una persona maravillosa, te contagia su positivismo y energía.
  2. Creo que primero fue eso, que al conocer a Linda y Lucy por Skype me transmitieron mucha energía positiva y me dieron mucha confianza, porque como comprenderás el idioma era una barrera y en un primer contacto no pude preguntar o decir todo lo que me hubiera gustado.
  3. Después de esa conversación me informé acerca de Le Vie delle Foto y no pude más que admirar el trabajo que realiza Linda.
  4. Me sentí afortunada de que hayan contactado conmigo y de poder participar en una exhibición internacional que se trabaja de manera planificada, con meses de anticipación, con entusiasmo y con mucha ambición para que todo salga bien.
    El trabajo de los fotógrafos participantes es una maravilla.
  5. Los locales que se escogen para las exposiciones son también estupendos.
  6. Las actividades que se realizan durante el mes que dura la exhibición son el complemento perfecto y además hacen que las personas mantengan el interés durante todo ese tiempo. El trabajo de marketing es otra cosa que me ha encantado.
  7. Y por supuesto, Trieste tiene magia, belleza y encanto.
  8. Teniendo todo eso junto ¿cómo no sentirse afortunado de participar en Le Vie delle Foto?

 

  1. “Lo que habita en mi” es el titulo de la exposición fotográfica. 
  2. Qué espíritu y lo que quiere expresar?

 

  1. Alguna vez me preguntaron si yo hacía autorretratos.
  2. Mi respuesta fue “no siempre”, porque no siempre salgo en las fotos y porque cuando salgo en las fotos no soy yo exactamente ya que interpreto personajes.
  3. Pero con el tiempo me di cuenta que en realidad casi todas mis fotos son autorretratos porque siempre dicen mucho de mí.
  4. Son una representación de lo que siento, pienso, sueño.
  5. Son una extensión de mi forma de ver el mundo.
  6. Por lo tanto, “Lo que habita en mí” me parecía el título adecuado para la exposición porque cada foto se queda con una parte de mi esencia.
  7. En cada foto están plasmados mis miedos, mis deseos, mis frustraciones, lo que me hace feliz, lo que repudio, mis tristezas, las cosas que no puedo decir con palabras y que intento expresar con fotografías, todo “lo que habita en mí”.

 

  1. Me enamoré de esta foto. Amo encaje, hojas y otono. Tus fotografias
  2. nos lleva en un sueño,
  3. tu visión es ligero y suave.

 

  1. ¡Oh! muchas gracias (has logrado dibujar una sonrisa en mi rostro).
  2. Supongo que mis fotos son así porque es la forma en que sé decir las cosas.
  3. Es inconsciente porque no había reparado en ello hasta que me lo dijeron.
  4. Algunas de mis fotos tienen conceptos tristes u oscuros pero no todas las personas pueden verlo de esa manera.
  5. Algunos se identifican con los sentimientos que la foto les inspira (a veces incluso me escriben contándome su experiencia y eso me emociona mucho), en cambio otros eligen mis fotos porque les gusta mucho el color y la estética.
  6. Yo creo que ambas cosas están bien, primero porque es verdad que me gusta mucho preocuparme por el color y la estética de mis fotos y segundo porque creo que lo importante es que la gente sienta algo viendo una fotografía, que no es necesario explicarles el concepto si a ellos no les hace falta.

 

  1. Trabajamos junto con un proyecto de alimentos. 
  2. Te gustó o prefiere fotografiar a las personas ?

 

  1. Prefiero fotografiar personas.
  2. Pero más aún, prefiero hacer fotografía conceptual/fine art.
  3. Mis fotografías son construidas y nacen de un concepto o una idea previa.
  4. Cuando algo me inspira bosquejo la idea (ya sea mentalmente o en papel) y luego busco todos los elementos necesarios para hacer de ese bosquejo una fotografía.
  5. Después viene el proceso de post producción que también es una parte importante en mi trabajo.
  6. Ese es el tipo de fotografía que me gusta hacer.
  7. Lo demás lo hago por explorar, por salir de cuando en cuando de mi zona de confort.

 

  1. Ahora 5 palabras.
  2. Dime lo que estas palabras son para ti.

 

  • ROJO
  1. Es mi color favorito.
  2. Creo que es un color muy atrevido, con mucha fuerza y personalidad.
  3. En mi fotografía lo uso para hablar de amor o para llamar la atención.

 

  • HOJAS
  1. El bosque es mi recurso más utilizado, por lo tanto casi siempre habrá hojas en mis fotos.
  2. Las elijo por su forma o color.

 

  • AGUA
  1. Es probablemente mi elemento favorito en fotografía.
  2. Me encanta cuando el cuerpo humano entra en contacto con él (creo que todos hemos sido peces alguna vez).
  3. Además, las formas y colores que pueden reflejarse en él son también espectaculares.

 

  • ENCAJE
  1. Me gusta el encaje y creo que en fotografía queda estupendo.
  2. Me gusta más usarlo sobre cuerpos desnudos por lo sugerente que puede resultar.

 

  • OSCURO
  1. Todos llevamos algo oscuro dentro y en el arte es un tema recurrente.

 

 

  1. Por último pero no menos.
  2. Tu eres más ingeniero o fotógrafo?  
  3. Esta extraña mezcla de precisión y arte es magico.
  4.  Tal vez , los dos juntos crean una visión mágica del mundo.

 

  1. Ahora me siento más fotógrafa, en ocasiones artista.
  2. La fotografía ha dejado aflorar mi lado sensible, mi lado más humano.
  3. Sin embargo, todo lo que he aprendido durante mi recorrido como ingeniera es perfectamente aplicable a la fotografía y al arte.
  4. Hay gente que cree que no tiene relación alguna, yo creo que sí, y mucha.

 

 

 

 

 

  1. Fotos de Mia: 

 

  1. Mia Madrid 
  2. Facebook ->https://www.facebook.com/www.miamadrid.es

 

 

 

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